Il potere d’acquisto delle buste paga fra il 2000 e il 2014 è cresciuto più dell’incremento dei prezzi al consumo, con una variazione media annua dello 0,5%. Lo rileva il Centro Studi di Confindustria in una nota in cui ha analizzato l’aumento delle retribuzioni degli italiani e la redditività delle imprese che, secondo lo studio del CSC, sarebbe ai minimi.
Lo studio evidenzia come, ad esempio, tra il 2000 e il 2014, nel settore manifatturiero le retribuzioni lorde per unità di lavoro siano salite del 17,6% reale, +1,2% annuo, con un incremento ben superiore rispetto a quanto ha registrato la produttività. In particolare negli ultimi 3 anni, sempre nel settore manifatturiero, si è registrata una crescita delle retribuzioni del 4,6%, essendosi basata su previsioni di inflazione che si sono rivelate molto più alte di quella effettiva.
“A regime – si legge nella nota del CSC – l’extra-costo annuo per le imprese è di 4,1 miliardi e comporta una netta riduzione della competitività, che indebolisce i bilanci aziendali e abbassa il PIL e l’occupazione”. Nella nota il Centro Studi di viale dell’Astronomia evidenzia che “in futuro le dinamiche retributive andranno maggiormente legate alla produttività. Dagli inizi degli anni Duemila il sostenuto andamento delle retribuzioni ha spinto in alto la quota del valore aggiunto che va al lavoro, tanto che essa è tornata ai picchi storici di metà anni Settanta”.
In basso puoi scaricare l’allegato con la nota completa del Centro Studi Confindustria.
Allegati: Nota CSC 13_2015 – Lavoro.pdf