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Centro studi Confindustria: domanda interna vivace, ma restano incertezze su deflazione e terrorismo

A fronte di una domanda interna sempre più vivace, il Centro Studi di Confindustria sottolinea, però, incertezze persistenti del panorama mondiale. La crisi dei Paesi emergenti, l’escalation di tensione in Europa e Medio oriente, la persistente deflazione zavorrano la ripresa – Per l’Italia si stima una produzione industriale positiva e l’export in crescita

Centro studi Confindustria: domanda interna vivace, ma restano incertezze su deflazione e terrorismo

A fronte di una domanda interna più vivace rispetto ai dati estivi, l’economia italiana ancora stenta a prendere quota appesantita in modo particolare dai dati deludenti del terzo trimestre. E’ questo il panorama descritto dal rapporto sulla congiuntura flash del centro studi di Confindustria che, però, attende una spinta espansiva proveniente dalla legge di stabilità per il 2016.

Il rapporto sulla congiuntura evidenzia che nello scenario economico globale si stanno addensando numerose nudi. La frenata dei Paesi emergenti colpisce le stime per il commercio mondiale, la paura scaturita dagli attacchi terroristici modifica i piani di spesa dei Governi, e le tensioni in Siria non favoriscono certamemte l’economia europea.

Tuttavia – sottolinea Confindustria –  rimangono prevalenti gli impulsi fortemente espansivi da tempo inquadrati, che anzi si sono irrobustiti attraverso un ulteriore calo del prezzo del petrolio e il nuovo arretramento del tasso di cambio dell’euro. L’insidia maggiore per l’economia mondiale resta la deflazione: 24 paesi registrano variazioni annue negative dei prezzi al consumo, contro 2 nel 2014. La deflazione depotenzia l’azione della politica monetaria, aggrava il peso dei debiti e induce il rinvio degli acquisti.

L’ampia capacità produttiva inutilizzata e la generale discesa delle quotazioni delle materie prime continuano a spingere al ribasso la dinamica inflattiva. Ciò terrà a lungo bassi i tassi di interesse, anche negli USA dove la FED si accinge al rialzo dei tassi e giustifica ulteriori allentamenti da parte della BCE.

Andando più nello specifico il rapporto prevede un nuova accelerazione del PIL dell’eurozona dopo il leggere rallentamento del terzo trimestre. In novembre l’indice PMI composito segnala, infatti, un’ulteriore espansione dell’attività in Europa ed è compatibile con una crescita del Pil pari a +0,4%/+0,5% sul finale del 2015. Restano, però, le spinte deflazionistiche: le imprese tagliano per il secondo mese consecutivo i prezzi.

La bassa inflazione e il lento ma graduale calo dei disoccupati (-1,2 milioni in un anno a settembre) continueranno a sostenere i consumi e rafforzare la fiducia delle famiglie europee. Pesa, però, l’incognita delle conseguenze economiche della guerra terroristica.

In Italia, il Pil è salito in estate per il terzo trimestre consecutivo, anche se a ritmo attenuato: +0,2% congiunturale, dopo il +0,3% del secondo e il +0,4% del periodo gennaio-aprile. La variazione acquisita per il 2015 è di +0,6%.

L’attività industriale – ricorda Confindustriaè salita dello 0,4% in ottobre, dopo il +0,2% in settembre, portando la variazione acquisita nel quarto trimestre a +0,4%. La componente ordini del PMI manifatturiero segnala una robusta espansione: +1,4 punti su settembre a 55,3, grazie sia alla domanda estera sia a quella interna, quest’ultima trainata soprattutto dai consumi. Le attese di produzione sono più favorevoli e anticipano un più vivace andamento dell’attività per fine anno.

Nel mese di settembre le esportazioni italiane sono aumentate dell’1,7% a prezzi costanti su agosto, grazie al parziale rimbalzo delle vendite extra-UE (+5,3% dopo -7,9%) mentre quelle nei paesi UE si sono ridotte dell’1%. Il terzo trimestre ha registrato una riduzione dell’1,5% rispetto al secondo, con una stagnazione dell’export verso l’UE e un crollo di quello verso i paesi extra-UE. Segnali positivi arrivando anche dagli ordini: è salita a 55,8 da 55,3 in ottobre la relativa componente PMI.

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