In un momento cui gli acquisti online stanno vivendo un boom, i centri commerciali partono all’attacco per recuperare un po’ del terreno perduto. All’incontro annuale del Mipim, la fiera del settore che ha avuto luogo a Cannes, gli operatori hanno discusso la possibilità di offrire prestazioni impossibili da ottenere nella Rete, quali servizi sanitari e uffici governativi. Secondo gli esperti, infatti, i mall dovrebbero diventare centri per la comunità a tutto tondo, se vogliono sopravvivere alla concorrenza dell’online.
“I giorni dei centri commerciali formati da soli negozi sono finiti” ha commentato David Roberts, chief executive delllo studio di architettura Aedas, uno dei principali al mondo. La società è stata coinvolta nello sviluppo di progetti su larga scala in Europa, Asia e il Medio Oriente.”Tra vent’anni – ha continuato Roberts – i negozi che vendono libri o dvd verranno rimpiazzati da luoghi che porteranno le persone a frequentare di nuovo i mall: gallerie d’arte, centri educativi e centri di bellezza”.
La tendenza è già iniziata. Florencio Beccar, fund manager del fondo CBRE Global Investors European shopping centre, ha citato il recente acquisto di un centro commerciale in Germania, sostenendo che il fatto che il complesso includesse un centro medico fosse un “plus”. “In Brasile – ha poi detto – ho visto una clinica in un centro commerciale. I clienti venivano dotati di un dispositivo che li informava quando fosse giunto il loro turno. Nel frattempo erano liberi di fare shopping. Con l’invecchiamento della popolazione europea questa potrebbe essere una soluzione vincente anche nel Vecchio Continente”.
Proprietari di centri commerciali, come Land Securities, Intu, Westfield e Klepierre hanno aumentato il numero di ristoranti e cinema per persuadere gli acquirenti a fermarsi più a lungo. Nel frattempo recenti dati di Axa indicano che il 90% della crescita del retail in Francia, Gran Bretagna e Germania tra il 2012 e il 2016 arriverà dalle vendite via Internet.