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Censis fa una ricerca sull’importanza della bellezza dei momumenti italiani come forma di business

Solo negli ultimi mesi, si è iniziato a pensare ai nostri monumenti come a un potenziale business sul quale investire e sul quale poterne ricavare qualche centesimo in più per fare cassa. Ma il Censis, in collaborazione con la Fondazione Marilena Ferrari, vi ha pensato già da gennaio, facendo proprio un calcolo di quanto potrebbe pesare quantitativamente il nostro patrimonio artistico, culturale e paesaggistico. 

Per “bello” però, secondo il Censis, è necessario distinguere dalla bellezza dell’orificeria, da quella del patrimonio artistico e dal nostro patrimonio “tessile” (Armani, Prada, Valentino ecc.). Il Censis ha “pesato” la produzione di ricchezza del bello (settori produttivi) al 5,4% del Pil, cioè 74,2 miliardi di euro. Mentre quello paesaggistico è valutato al 5% (2,3 miliardi) del Prodotto interno lordo. Il mondo della moda contribuisce sul Pil di soli 3 miliardi di euro (più i 2 miliardi delle calzature); il settore dell’arredamento contribuisce all’1% e quello dell’industria meccanica (automobili & co) hanno un valore di 11 miliardi di euro. Mentre, il bello che interessa di più, quello del patrimonio culturale ed artistico, ha un valore di 17 miliardi di euro.

Ultimamente, però, lo Stato ha trascurato la bellezza artistica e culturale del nostro Paese, perdendo ben 8 miliardi; invece con un nuovo piano di rinnovamento dei nostri beni artistici, questi potrebbero far recuperare velocemente quegli 8 milardi perduti.

Dal punto di vista culturale e artistico (in molti e svariati settori) siamo infatti tra i primi: abbiamo, con Israele, un 30% dei turisti che hanno come meta di turismo principali le città d’arte, e siamo i primi esportatori al mondo di design tra i Paesi del G8, anche se sfortunatamente non stiamo investendo abbastanza a causa degli investimenti dello Stato nei settori del “bello”, perdendo quindi terreno.

Secondo i dati riportati dalla ricerca del Censis infatti, noi siamo “tradizionalmente forti” nei settori tessili e l’industria del mobile, ma stiamo arretrando a causa dell’alta competitività di Cina ed India dei prezzi sul lavoro. India e Cina infatti, assieme a Francia, Germania e Stati Uniti, stanno crescendo nell’export del design della moda e della mobilia.

Il dato più triste è la riduzione del 36% del bilancio del ministero dei Beni Culturali: proprio per questo il Censis “invita” imprenditori, Stato e italiani a credere maggiormente nel nostro patrimonio artistico, industriale, paesaggistico e della moda, poiché “la Belezza è nel nostro Dna”.


Allegati: Il_valore_economico_della_bellezza_in_Italia_sintesi ricerca Censis_0712.pdf

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