Il labirinto delle tariffe telefoniche divide tutti noi in beneficiati e vittime. C’è chi paga fino a tre volte più di altri, che magari sono clienti dello stesso operatore e hanno una formula tariffaria analoga. C’è consuma poco o pochissimo e butta alle ortiche minuti e traffico pagati profumatamente, e chi rimane a secco di Internet davvero troppo presto. Colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) del perverso gioco tra gestori, che a fronte di tariffe “di listino” offrono sconti micidiali e offerte teoricamente imperdibili a chi è disposto a trasferire il numero da un operatore concorrente. Ma la colpa è anche nostra. Orientarci nel magma tariffario è difficile, ma conviene applicarsi. Per cogliere le vere opportunità e evitare le trappole, che non mancano. I criteri per scegliere bene, magari per cambiare in meglio? Eccoli.
Rimanere fermi? Occhio alle nuove offerte
Rimanere per anni ho la stessa formula tariffaria e con lo stesso operatore può in alcuni casi essere una buona idea, ma spesso si rivela un errore. Il primo criterio da adottare è quello di sorvegliare periodicamente la nostra tariffa, confrontandola con le offerte di mercato. Gli operatori – non solo i big Vodafone, Tim e WindTre e la rampante Iliad che posseggono e gestiscono direttamente le reti cellulari ma anche la vasta platea degli operatori virtuali che si appoggiano sulle reti altrui – si osservano tra loro, assestano le strategie, si sfidano a colpi di “offerte speciali” per i nuovi clienti e, contemporaneamente, incaute “rimodulazioni” al rialzo per i vecchi clienti che per disattenzione e incuria non sorvegliano il loro contratto.
Un gioco perverso, quello degli operatori, che ogni tanto sono peraltro costretti a dribblare i fari dell’Antitrust sui sospetti di cartello: è il caso delle tariffe portate qualche anno fa con sincronia sospetta dalla cadenza mensile ai 28 giorni, salvo poi fare marcia indietro per imposizione del regolatore. Ma la verità è che la tenzone sta facendo del male a tutti gli operatori: il livello medio delle tariffe cala, tanto che in Italia è il più basso in Europa. Margini operativi e profitti si riducono progressivamente, gli investimenti ne risentono e alla fine i clienti pagano in termini di qualità del servizio, come testimoniano i ritardi delle reti 5G.
Scegliere il giusto profilo
Sconti e promozioni, ma non per tutti. Specie se siamo vecchi clienti. Cerchiamo comunque di risparmiare, scrutando con attenzione il mutare delle offerte per incrociarle con la nostra tipologia di consumi. Le chiamate vocali sono ormai “senza limiti” in quasi tutti i contratti (anche se con qualche tranello che riguarda soprattutto la navigazione Internet, di cui parleremo qui di seguito) con molti casi di corposi minuti compresi nell’offerta anche per le internazionali, non solo mentre siamo oltrefrontiera grazie all’obbligo del roaming parzialmente gratuito imposto dalla UE ma anche per le telefonate fatte dall’Italia verso l’estero.
Le offerte si susseguono. Cambiare operatore conservando il proprio numero telefonico continua, anche oggi, a dare dei vantaggi rispetto all’attivazione di un nuovo numero, anche se la tendenza a sottrarre clienti al concorrente a colpi di offerse stracciate si sta progressivamente attenuando: il massacro sui margini operativi è evidentemente arrivato a livelli intollerabili.
Attenti alle (finte) offerte “illimitate”
Tutto chiaro, in ogni caso, nelle offerte degli operatori? Niente affatto. Il tranello più insidioso, anche perché sconosciuto ai più, riguarda proprio le formule contrattuali che prevedono le telefonate, ma soprattutto i dati, con traffico “illimitato”. Si tratta di una formula applicata con offerte specifiche piuttosto care oppure accoppiate, con costi per la nostra Sim più limitati, ad un abbonamento per la linea fissa dello stesso gestore.
Ma se nelle linee fisse il “senza limiti” è davvero tale, nella telefonia mobile non è mai così. Lo si scopre, con qualche difficoltà, guardando bene tra le clausole contrattuali. Tant’è che ci si domanda come mai le autorità di regolazione non siano intervenute per correggere questa pratica, o quanto meno per impedire la pubblicizzazione di offerte di telefonia cellulare “flat” che così non sono.
La trappola riguarda tutti i gestori, senza eccezione, anche se i limiti occulti all’”illimitato” sono applicati con criteri diversi. Ma il metodo è comune. In tutti i contratti tra le tante clausole accessorie seminascoste ce n’è una che impegna il cliente, in particolare per il traffico dati “illimitato”, ad un uso “lecito e corretto”. Con la possibilità per l’operatore di richiamare il cliente, rallentarne la velocità di navigazione Internet o addirittura di limitare drasticamente il servizio.
I limiti (veri) imposti dagli operatori
Ma in pratica fino a dove possiamo spingerci? Per capirlo occorre fare lo slalom tra le pagine Web degli operatori. Tim è comunque di manica larga. L’uso “lecito” dei contratti “senza limiti” prevede un tetto di 18.000 minuti mensili equivalenti a ben 10 ore al giorno e un traffico Internet che non superi i 600 GB mensili, 20 al giorno. Una quantità comunque abbondante, anche se l’”illimitato” comunque non c’è.
Vodafone Italia, che peraltro sta transitando sotto la proprietà di Swisscom che la unirà nel nostro paese a Fastweb, nell’art. 2.5 delle Condizioni Generali di Contratto pone la soglia di guardia a “volumi di traffico dati mensili inferiore a cinque volte il consumo medio di clienti con offerte omogenee o analoghe”. Per sapere cosa ci tocca bisogna consultare l’adeguamento periodico “che tiene conto delle rilevazioni trimestrali” aggiornato con analoga cadenza nelle pagine Web dell’operatore. Attualmente il consumo medio di questa tipologia di clienti è “di 25 Giga al mese”. L’uso “lecito” nel trimestre in corso deve mantenersi dunque, per il traffico dati, al di sotto dei 125 giga mensili. Una soglia facilmente raggiungibile. Mentre per la voce “illimitata” è previsto un tetto di 160 minuti giornalieri (due ore) e 1.250 mensili.
WindTre è assestata su condizioni simili a quelle di Vodafone, con una “tolleranza” sui superamenti per la trasmissione dati “illimitati” che non superi i tre mesi. Mentre Iliad limita i richiami al “corretto uso” al traffico voce, non offrendo formule per i dati illimitati.
Meglio, quasi sempre, le offerte “super-giga”
Conseguenze pratiche di tutto ciò? Se abbiamo davvero bisogno per la nostra sim di tanti giga di traffico dati, tale da superare le soglie del cosiddetto “corretto uso”, conviene invece scegliere una delle tante offerte che prevedono ad un costo comunque inferiore alle offerte con dati “illimitati” un pacchetto di giga mensili molto elevato (in molti casi superiore alla soglia dell’”uso lecito”) ad un costo inferiore, anche di molto. Scandagliando le offerte degli operatori si trova ad esempio una formula (prendiamo solo per fare un esempio una proposta di ho.Mobile, secondo operatore di Vodafone Italia) che prevede il traffico voce illimitato, seppure con le limitazioni del caso, e 250 giga di navigazione Internet in 5G a meno di 12 euro al mese. Oppure sempre 250 giga mensili ma senza il 5G (ma solo il 4g) a meno di otto euro mensili portando il numero da un altro gestore. Ma gli altri operatori, specie quelli virtuali, propongono offerte simili, che mutano rapidamente in un gioco di inseguimento continuo.
Al posto del telefono fisso, anche per Internet
Tutto ciò ha una conseguenza di cui conviene tener conto anche per chi pensa di sostituire la linea fissa con una Sim inserita non in uno smartphone (che può comunque essere usato come un router wifi) ma in un vero router “cellulare” che fa le stesse funzioni di quello “fisso” collegato al doppino o alla fibra: ci consente di parlare collegandolo a un telefono normale e di navigare con il Wi-Fi e con le prese di rete. Il tutto con prestazioni spesso superiori, se non siamo raggiunti direttamente dalla fibra, a quelle di un collegamento dati su cavo di rame e con costi molto più bassi. Il finto “illimitato” in questo caso può avere conseguenze pesanti. Una sim con tanti giga mensili potrebbe essere la soluzione, se non ne facciamo un uso pesantissimo. Dobbiamo solo essere capaci di valutare correttamente il nostro profilo di consumi.
Ma qui c’è un’ulteriore insidia, che ha più a che fare con l’evoluzione tecnologica che con i sospetti di scorrettezza degli operatori. I router cellulari 4g (e in qualche caso anche 5g) che prevedono anche la classica presa per il telefono fisso si dividono in tre tipologie: quelli che per la voce fanno ricorso alla ormai vetusta rete GSM, quelli che per la voce si appoggiano alla sola rete 3G-Umts e quelli che per la voce usano direttamente le reti di ultima generazione 4g-Lte e in qualche caso 5g.
Nel primo caso possiamo essere sicuri che con qualunque gestore per ancora qualche anno tutto funzionerà senza problemi: voce e dati. Nel secondo caso la voce non funzionerà né con Tim né con Vodafone, che hanno recentemente dismesso completamente le reti 3G mantenendo il vecchio 2G, difficile da dismettere a causa della diffusione massiccia di apparati tecnici in questa tecnologia, come telecontrolli e allarmi. Con WindTre il 3g funziona ancora, ma la sua dismissione per liberare frequenze utili ai sistemi più avanzati è anche qui imminente.
E il router che usano il 4G-Lte anche per la voce? Anche questi potrebbero avere dei problemi con la voce: per usare il protocollo Volte (voice over Lte) ogni tipo di router (marca e modello) deve essere abilitato nelle reti dell’operatore, così come i singoli modelli di telefoni cellulari.
Questione ingarbugliata insomma. Come cavarsela? L’unica soluzione sicura è quella di studiare prima le possibili offerte e poi verificare con l’operatore quali sono i router abilitati sia per i dati che eventualmente per la voce. Solo così eviteremo tutte, ma proprio tutte, le trappole.