Il rebus del Senato sta mandando in fibrillazione le coalizioni impegnate nella campagna elettorale. Soprattutto quella che fa capo al Pd di Bersani, che potrebbe non essere autosufficiente se perdesse in alcune regioni chiave (Lombardia, Veneto, Campania, Sicilia, Lazio). Che scenari si prospettano nella complicatissima partita che si gioca a Palazzo Madama?
“A tutt’oggi i sondaggisti – risponde il costituzionalista e senatore democratico Stefano Ceccanti – dopo il parziale recupero di Berlusconi e il lancio della campagna di Ingroia, tendono a dare più probabile un Senato senza maggioranza autosufficiente della coalizione di centrosinistra, il quale nel 2006 riuscì invece a raggiungerla solo per tre voti. Questa è la ragione per cui Bersani insiste legittimamente per il voto utile. Tuttavia a differenza del 2006 quando pressoché tutti facevano parte di due sole coalizioni stavolta la lista Monti, che non ne fa parte, superando l’8% in tutte le Regioni può raggiungere una quota di senatori tra 30 e 40 e quindi garantire comunque la governabilità senza dover ripetere la coalizione troppo larga ed eterogenea, comprensiva del Pdl, che ha creato problemi al Governo Monti”.
FIRSTonline – Al di là dei numeri?
Ceccanti – Al di là dei numeri mi sembra comunque difficile pensare ad un Governo in grado di reggere sul lungo periodo l’impatto di una legislatura complessa che non nasca con una base parlamentare di apoggio che comprenda le uniche due forze serie, non populiste: Pd e Monti. Anche in caso di maggioranza autosufficiente eviterei di ripetere l’errore del 2006, tanto più che stavolta esiste un’alternativa più praticabile.
FIRSTonline -Tornando a votare con il Porcellum, si sono poste le premesse per una legislatura breve, nonostante il vantaggio del Pd in termini di seggi?
Ceccanti – Non mi auguro una legislatura breve. Non c’è un effetto deterministico tra un brutto sistema elettorale, il Porcellum, e l’esito concreto. Credo che un accordo serio tra Pd e Monti possa garantire una legislatura lunga ed efficace sul piano delle riforme.
FIRSTonline -Ma è stato fatto davvero tutto il possibile per cambiare la legge elettorale per tempo?
Ceccanti – Penso che occorresse stringere le fila prima dell’ultimo anno perché a fine legislatura ognuno fa i calcoli di cosa perde e cosa guadagna senza velo d’ignoranza. Tuttavia la partita era largamente persa dopo la sentenza della Corte sui referendum che ha fatto venire meno il vincolo esterno alla riforma, capace di spiazzare i poteri di veto.
FIRSTonline -Anche il centro sinistra non è apparso particolarmente motivato. Perché non si è approfittato del momento in cui Berlusconi si era sfilato dalla politica?
Ceccanti – Berlusconi non si è mai davvero sfilato dalla politica, ma solo dal Governo. Al Senato insieme alla Lega aveva sempre una maggioranza autosufficiente.
FIRSTonline – Enzo Bianco aveva proposto un emendamento per tornare almeno al Mattarellum. Lo avrebbe appoggiato?
Ceccanti – Al Senato la prima proposta per ripristinare il Mattarellum, comunque migliore del Porcellum, l’avevo presentata io, ma il centrodestra è contrario a priori al collegio uninominale..
FIRSTonline – Crede che nella prossima legislatura sarà possibile mettere finalmente in cantiere una nuova legge e cambiare il Porcellum?
Ceccanti – Lo spero ma soprattutto ritengo che questo tentativo vada fatto subito appunto per operare sotto velo d’ignoranza, che è al condizione necessaria per una riforma.
FIRSTonline – Cosa intende per velo di ignoranza?
Ceccanti – Velo d’ignoranza significa che quando prendo una decisione non posso prevedere quali saranno gli effetti. Non so, ad esempio, se approvo un sistema maggioritario chi vincerà le elezioni e sarà premiato in seggi. Altrimenti cosa succede? Che tutto si paralizza perchè chi pensa di perdere diventa proporzionalista per ridurre i danni e chi pensa di vincere diventa maggioritarista perché amplifica i guadagni. I due così si paralizzano a vicenda. Ci vuole uno spazio temporale fra la decisione e l’applicazione che non consenta di calcolare le utilità.
FIRSTonline – Il Pd non ha ritenuto di ricandidarla e lei ha rifiutato anche la candidatura con Monti. Che progetti ha per il futuro?
Ceccanti – Più che progetti per fortuna ho una certezza: noi professori universitari siamo posti per legge in aspettativa obbligatoria dalla prima rinunione delle Camere fino alla prima delle Camere successive di cui non facciamo più parte. Quindi dal 15 marzo sarò al mio posto all’Università La Sapienza.
FIRSTonline – Quindi un addio alla politica?
Ceccanti – No e non solo perché la prima politica è fare bene il proprio lavoro e, peraltro, insegnare diritto costituzionale comparato significa entrare dentro il funzionamento delle istituzioni. Ma anche perché, nelle forme possibili, vorrei continuare a battermi per il progetto originario del Partito Democratico che voleva proporre sintesi nuove associando in forme inedite le culture politiche del centrosinistra, sia quelle della sinistra di matrice socialista che quelle di matrice cattolica, inserendovi elementi di liberalismo, di uguaglianza delle opportunità, come accaduto soprattutto, ma non solo, nell’area anglosassone.