La crisi da debiti sovrani – ormai è chiaro – ha alle sue radici la politica più che l’economia. Negli Stati Uniti preoccupa l’ormai vicino ‘fiscal cliff’, cioè gli aumenti automatici di imposte (venir meno dei tagli alle aliquote) e riduzioni automatiche di spese che scatteranno a fine anno, con un impatto recessivo potenzialmente devastante. In Europa, vi è la conclamata incapacità dei governanti nel prendere misure risolutive per assicurare la permanenza dell’euro.
E in Giappone, come è diventato evidente ieri, lo stallo politico impedisce di approvare le misure che autorizzano l’emissione di nuovo debito, costringendo il governo a rimandare i trasferimenti agli enti locali, e costringendo quindi la Banca del Giappone a intervenire massicciamente con iniezioni mirate di liquidità per permettere a provincie e municipalità di continuare a funzionare. Gli analisti si attendono che in ottobre l’opposizione (che controlla il senato) permetta l’approvazione della legge di finanziamento (per i due quinti del bilancio), in cambio della fissazione di una data per le elezioni. Nel frattempo, la paralisi politica minaccia una congiuntura che è già debole, dato il crollo dell’export verso l’Europa.
Leggi sul Wsj