Mobilitare nel 2013-2015 da 74 a 80 miliardi euro, di cui sei di capitale di rischio, per una crescita di circa il 10% rispetto ai 70 miliardi del triennio precedente. E’ questo l’obiettivo fondamentale contenuto nel nuovo Piano industriale della Cassa depositi e prestiti, presentato stamane a Palazzo Chigi. Oltre al presidente e all’amministratore delegato di Cdp, Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini, erano presenti anche il premier, Enrico Letta, e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni.
“Il Governo ha intenzione di presentare al Paese e ai mercati in autunno un piano di privatizzazioni e è evidente che la Cassa depositi e prestiti sarà parte di questo lavoro – ha annunciato in conferenza stampa il Presidente del Consiglio –. Il perimetro d’azione della Cassa è ormai cresciuto”.
Quanto all’ipotesi di un ingresso della Cdp nel capitale di Telecom Italia, Letta ha preferito non sbilanciarsi: “Intorno a questo tema ci sono evoluzioni e discussioni – ha detto –, ma questo esula dal tema di oggi. Per adesso non si parla di ipotesi di questo genere”. Bassanini ha poi confermato che “la parola Telecom non compare nel piano”.
Da parte sua, Saccomanni ha fatto notare come sul mercato ci sia “un’abbondanza di liquidità che tende a concentrarsi su investimenti di breve periodo. Ora è necessario avviare un processo per portare questa liquidità verso investimenti di lungo periodo mirati al perseguimento di obiettivi strategici come la rete infrastrutturale, l’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese”.
In questo senso, “credo che la pianificazione di interventi fatta dalla Cdp si sposi molto bene con quello che è stato deciso a livello europeo – ha aggiunto il ministro –. Siamo al loro fianco per il perseguimento del piano industriale”.
Bassanini non ha però rinunciato a uno spunto polemico, sottolineando che la Cdp non è “Babbo Natale” e deve respingere chi cerca di coinvolgerla in qualsiasi tipo di operazione. “Non facciamo finanziamenti a fondo perduto e non possiamo farli – ha detto il presidente della Cassa –. Quando qualcuno ci tira per la giacca, pensando che possiamo fare qualunque, ma noi dobbiamo dire no per rispetto delle regole europee e dei risparmiatori che ci affidano i loro risparmi”.
Ecco perché “se Governo e Parlamento vorranno ulteriori interventi – ha aggiunto Bassanini – bisognerà ragionare sulla rimozione di alcuni limiti che i nostri cugini europei non hanno e noi sì. Non dipende da noi, ovviamente, e neanche lo chiediamo. Ma è per rispondere a chi ci domanda perché non facciamo le cose come i tedeschi o i francesi”.