La partita delle nomine fa salire la tensione nella maggioranza come a Piazza Affari. Lega e Movimento 5 Stelle non sono ancora riusciti a trovare un accordo sui nuovi vertici di Cassa Depositi e Prestiti, ma, dopo tre rinvii, stavolta il vicepremier Matteo Salvini assicura: “La partita si chiuderà al Consiglio dei ministri del prossimo 24 luglio”.
Intanto, però, la situazione nel governo non è affatto serena. Prima il vertice convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e poi sconvocato fra l’imbarazzo generale. Poi Salvini che fa sapere di non essere stato informato dell’appuntamento. Infine, Luigi Di Maio che si scaglia contro il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, accusato come al solito di muoversi con eccessiva autonomia. Ma il capo politico del M5S smentisce le indiscrezioni che parlavano di una rottura: “Non ho mai chiesto le sue dimissioni”, assicura.
Il braccio di ferro dunque prosegue e impegnerà anche il fine settimana alla ricerca di un possibile accordo. Il numero uno del Tesoro ha proposto come amministratore delegato della Cassa Dario Scannapieco, ex dirigente del Tesoro e attuale numero due della Banca europea per gli investimenti. Di Maio e Salvini hanno rifiutato, così si è arrivati a un tentativo di mediazione: per far accettare ai partiti Scannapieco sulla poltrona di Ad, il direttore generale potrebbe essere Fabrizio Palermo, oggi direttore finanziario e artefice della quotazione in Borsa di Fincantieri.
La trattativa si è arenata attorno a quante deleghe attribuire all’uno o all’altro. Intanto, però, Di Maio ha lanciato il nome di Marzio Perrelli, capo di Hsbc Italia ed ex Goldman Sachs.
Sono invece tramontate le possibilità di altri tre candidati: il capo di Deutsche Bank Italia Flavio Valeri, l’ex numero due di Intesa Sanpaolo Marcello Sala e l’ex presidente delle Poste Massimo Sarmi.
L’unica certezza è che il prossimo presidente della Cassa sarà l’ex Mps Massimo Tononi, che, come prevede lo statuto, è stato indicato dalle Fondazioni.
Ilcaos sulle nomine si fa sentire anche sui mercati, con la Borsa che perde mezzo punto e lo spread Btp-Bund che risale oltre i 220 punti base. Il tasso decennale è tornato sopra quota 2,50%.
Non solo: la querelle sulla Cdp è legata a doppio filo a quella sui nuovi vertici Rai. Dal Consiglio dei ministri che andrà in scena martedì prossimo dovrebbero emergere anche i due consiglieri d’amministrazione di nomina Mef. Nomi che saranno decisivi per capire chi sarà chiamato a ricoprire le cariche di presidente e amministratore delegato, in base a quanto prevede la riforma della governance Rai approvata dal governo Renzi nel 2015 e messa in pratica quest’anno per la prima volta.
Intanto, mercoledì il Parlamento ha eletto i quattro membri del Cda Rai di sua competenza. Il Senato ha eletto Beatrice Coletti – manager televisivo scelta dal M5S dopo il voto online degli iscritti – e Rita Borioni, componente uscente e riconfermata, in quota Pd. La Camera, invece, ha eletto Igor De Biasio (in quota Lega) e Gianpaolo Rossi (candidato dal Movimento 5 Stelle). Giovedì infine l’assemblea dei dipendenti Rai ha eletto Riccardo Laganà, 43 anni, tecnico di produzione, come proprio rappresentante nel Cda.