X

Cdp cambia: più dinamismo nell’equity ma stabilità nelle tlc

Imagoeconomica

Chi si aspettava che, nel bel mezzo dell’Opa KKR in fieri e alla vigilia di un bollente Cda di Tim, dalla Cassa depositi e prestiti, che della principale compagnia telefonica italiana è il secondo azionista, potesse venire un pronunciamento tranchant sul futuro prossimo dell’incumbent delle tlc in occasione del nuovo piano strategico 2022-24 di Cdp si sarà dovuto ricredere. Il nuovo Ad di Cdp, Dario Scannapieco, ha avuto buon gioco a dire che, a mercati aperti, non poteva parlare di una società quotata come Tim, ma non ha affatto deluso le aspettative perchè, nel presentare il nuovo piano di Cdp, ha lanciato messaggi tutt’altro che scontati e in qualche caso decisamente innovativi. Uno riguarda anche le telecomunicazioni – e segnatamente le partecipazioni in Tim e in Open Fiber -, gli altri evidenziano una gestione dinamica dell’equity, la selettività degli interventi della Cassa e una chiara definizione di quello che deve essere il ruolo della stessa Cdp come volano dell’economia italiana nell’era del PNRR.

La novità che riguarda anche le tlc deriva dal modo in cui la Cdp intende gestire l’equity e la netta distinzione, espressa da Scannapieco, tra le partecipazioni considerate strategiche, “dove Cdp manterrà un ruolo di azionista stabile a presidio di infrastrutture o asset rilevanti per il Paese” e i cosiddetti “interventi di scopo“, “dove l’impegno è finalizzato alla crescita o alla stabilizzazione di imprese in settori chiave, ma con logiche di uscita e di rotazione di capitale”. Alzi la mano chi pensa che le partecipazioni nelle tlc di Cdp non siano strategiche. Lo sono eccome e pertanto – questo ha voluto far intendere Scannapieco – resteranno stabili anche se, a mente fredda e quando si sarà conclusa in un modo o nell’altro l’emergenza Opa, bisognerà pensare a come armonizzare due partecipazioni (in Tim e in Open Fiber) potenzialmente in conflitto tra loro e decidere se è meglio rilanciare la rete unica con una Tim non più integrata verticalmente ma rivisitata da una divisione tra rete e servizi o puntare su un modello a due infrastrutture di rete tra loro competitive ma anche collaborative. Problemi di grande rilievo strategico che restano sul tappeto ma la cui soluzione non è per oggi.

La gestione dinamica dell’equity è un punto essenziale della nuova Cassa ma non è l’unico e Scannapieco è stato molto efficace quando ha delineato il suo nuovo ruolo, che è fatto sì di muscoli ma anche di cervello. Il che tradotto, vuol dire mettere in campo un enorme potenziale finanziario e le giuste competenze tecniche in grado di impegnare direttamente 65 miliardi in un triennio e di mobilitare con il concorso di terzi fino a 128 miliardi diventando sempre di più il volano dell’economia italiana e la sponda del Pnrr negli investimenti che, insieme alle riforme, possono dare continuità alla ripresa. Muscoli e cervello ovvero risorse finanziarie e competenze tecniche al servizio della crescita del Paese che non può sprecare l’occasione irrepetibile di una vera e propria svolta grazie all’autorevolezza del premier Draghi ma anche al nuovo corso dell’Europa.

In questo quadro qual è allora il ruolo della nuova Cassa? E’ un ruolo addizionale e complementare rispetto al mercato, selettivo nei suoi interventi, e diverso da quello delle banche perchè non guarda solo alla generazione di profitti ma Cdp è attenta soprattutto all’impatto che la sua azione genera sul piano economico, sociale, occupazionale e ambientale. La Cdp non può dire sì a tutti perchè ha l’impegnativo compito di gestire al meglio il risparmio postale degli italiani e perciò di selezionare nel modo più efficiente possibile i suoi interventi ma c’è un sì che vuole dire e che dirà con forza: ed è quello di finanziare lo sviluppo.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati