“Di quanti metri quadri è questa casa?”. Rispondere a una delle domande più comuni quando si tratta di vendere un immobile, comprarlo, o più semplicemente di pagare la tassa sui rifiuti (Tari) diventa molto più semplice. Da oggi l’Agenzia delle Entrate rende disponibile online il dato sulla superficie delle unità immobiliari urbane a destinazione ordinaria, iscritte nelle categorie catastali dei gruppi A (abitazioni e uffici), B (uffici pubblici, ospedali, scuole e altro) e C (box auto, cantine, laboratori, magazzini e negozi) e corredate di planimetria.
Il numero dei metri quadri comparirà nelle visure (consultabili su dai professionisti con il portale Sister e dai proprietari tramite Fisconline) insieme ai dati identificativi dell’immobile (sezione urbana, foglio, particella, subalterno, Comune) e ai dati di classamento (zona censuaria ed eventuale microzona, categoria catastale, classe, consistenza, rendita). Si tratta di una semplificazione che riguarda circa 57 milioni di unità immobiliari urbane.
Non solo: per gli stessi immobili sarà riportata in visura anche la superficie ai fini Tari (il dato serve a calcolare la base imponibile del tributo sui rifiuti), che è leggermente diversa, poiché – per le sole destinazioni abitative – non tiene conto di balconi, terrazzi e altre aree scoperte di pertinenza e accessorie.
Il Fisco precisa inoltre che, “in caso di incoerenza tra la planimetria e la superficie calcolata, i contribuenti potranno inviare le proprie osservazioni, attraverso il sito dell’Agenzia, e contribuire quindi a migliorare la qualità delle banche dati condivise tra Fisco ed enti locali”.
Quanto agli immobili non dotati di planimetria, che risalgono per lo più alla prima fase di censimento del catasto edilizio urbano e sono di conseguenza privi anche del dato relativo alla superficie, i proprietari possono presentare una dichiarazione di aggiornamento catastale con procedura Docfa (il software che permette la compilazione del modello di “Accertamento della Proprietà Immobiliare Urbana”) per l’inserimento in atti della piantina catastale, una regolarizzazione peraltro obbligatoria se si è intenzionati a vendere.
Il dato relativo alla superficie è decisivo in vista della tanto sospirata riforma del catasto, che modificherà il metodo di calcolo delle rendite tenendo conto dei metri quadri anziché del numero di vani in cui è suddiviso l’immobile, criterio oggi in vigore e fonte di gravi squilibri e ingiustizie. Al momento, infatti, a parità di dimensioni, una casa è considerata di valore superiore a un’altra solo perché divisa in più stanze, senza che sia attribuita alcuna importanza a criteri ben più significativi come la posizione o lo stato di conservazione dell’immobile.
La settimana scorsa il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, ha fatto sapere che la riforma del catasto, contenuta anche nelle raccomandazioni europee all’Italia, “non è accantonata, ma è all’ordine del giorno”, anche se “non si è riusciti ad approvarla nell’ambito del processo normale della delega fiscale”.
Ma la strada da percorrere non sarà breve e finché la riforma non vedrà la luce il numero di vani continuerà a determinare la rendita catastale utilizzata per calcolare, fra l’altro, la base imponibile di Imu e Tasi. La rivoluzione dei metri quadri resta lontana, ma quello di oggi è un primo passo.