Almeno un quinto del catalogo streaming di Netflix e di Amazon in Europa dovrà essere riservato a film, serie e show di produzione comunitaria. È una delle proposte per il mercato unico digitale presentate oggi dalla Commissione europea.
L’Esecutivo Ue vuole che le emittenti televisive continuino a riservare almeno metà del tempo di trasmissione a opere europee e punta a obbligare i fornitori di servizi streaming a garantire almeno il 20% di produzioni europee nei loro cataloghi. La proposta prevede inoltre che gli Stati membri possano chiedere ai servizi streaming disponibili sul territorio nazionale di contribuire finanziariamente alla realizzazione di opere europee.
“Con queste nuove regole si difendono il pluralismo dei media e l’indipendenza dei regolatori audiovisivi – ha scritto in una nota Günther Oettinger, commissario Ue per l’economia digitale –. Faremo anche in modo che l’incitamento all’odio non abbia spazio su piattaforme di video condivisione”.
Stando alle nuove regole, infatti, i siti come Youtube dovranno tutelare i minori da contenuti violenti o pornografici ed evitare di trasmettere qualsiasi tipo di incitamento all’odio. A questo scopo dovrebbero essere introdotti strumenti che consentano agli utenti di segnalare contenuti illeciti, meccanismi di verifica dell’età e sistemi di controllo genitoriale.
La Commissione inviterà tutte le piattaforme per la condivisione di video a collaborare nell’ambito della cosiddetta “Alliance to better protect minors online” (Alleanza per una migliore tutela dei minori online) per elaborare un codice di condotta per il settore.
I regolatori nazionali del settore audiovisivo non si occuperanno semplicemente di autoregolamentazione, ma avranno il potere di far rispettare le norme, che, a seconda di quanto previsto dalle legislazioni nazionali, potranno anche comportare delle sanzioni.
Quanto al commercio elettronico, “in Europa non funziona nel modo migliore”, ha detto Elzbieta Bienkowska, commissaria Ue all’industria. Per questo Bruxelles propone di eliminare dall’anno prossimo il “geoblocking”, ovvero il meccanismo che attualmente limita la ricerca di prodotti e servizi acquistabili online alle pagine web del Paese di provenienza degli utenti, impedendo loro di cercare prezzi più convenienti su siti stranieri. È ciò che accade, ad esempio, con l’e-commerce di aziende che vendono viaggi o noleggiano auto.
“La discriminazione tra consumatori dell’Ue basata sull’obiettivo di segmentare i mercati lungo i confini nazionali non ha posto nel mercato unico – ha detto Bienkowska –. Con regole più chiare, una migliore applicazione e una consegna più conveniente per i pacchi transfrontalieri sarà più facile per i consumatori e le imprese avere il massimo del mercato unico dell’Ue e dal commercio transfrontaliero”.
In una proposta collegata, infatti, la Commissione ha invitato a rendere più conveniente la consegna transfrontaliera dei pacchi con l’introduzione di una maggiore trasparenza dei prezzi e promuovendo la concorrenza. Le proposte della Commissione dovranno ora essere approvate dai singoli Stati membri e dal Parlamento europeo.