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Catalogna, Puigdemont resta a Bruxelles

Il presidente destituito della Catalogn non prenderà parte all’udienza di giovedì: “Non sono a Bruxelles per chiedere asilo politico ma per lavorare in libertà e sicurezza. Se mi fosse garantito un processo giusto, allora tornerei subito in Catalogna per continuare a lavorare”.

Il presidente destituito della Catalogna, Carles Puigdemont, ha fatto sapere che non tornerà in Spagna nelle prossime settimane e che quindi non prenderà parte all’udienza di giovedì. L’annuncio è arrivato dall’avvocato fiammingo Paul Bekaert. Al momento “non vedo le condizioni affinché torni nelle prossime settimane”, ha detto Bekaert. Alla tv fiamminga Vrt Bekaert ha inoltre spiegato che lui e il suo assistito lotteranno contro qualsiasi richiesta di estradizione arrivi dalla Spagna. Intanto, Puigdemont su Twitter: “Un mese dal referendum catalano del primo ottobre. Malgrado la violenza e le minacce passate e presenti, continuiamo a lavorare. Orgoglio di popolo”.

Il leader catalano, da Bruxelles, accusa Madrid di aver chiuso al dialogo con la Catalogna:  “Venerdì pomeriggio – ha detto – ero alla Generalitat dopo la dichiarazione di indipendenza del parlamento e con una serie di dati che indicavano che il governo spagnolo stava preparando un’offensiva senza precedenti e anche una denuncia del procuratore che prevedeva pene che potevano arrivare a molti anni di detenzione. Abbiamo sempre voluto la strada del dialogo, ma in queste condizioni questa via non era percorribile. Il governo spagnolo rispetterà i risultati, qualunque siano, delle elezioni del 21 dicembre? Dobbiamo saperlo, non deve esserci diseguaglianze, elettori di seria A e elettori di serie B. Io non sono qui per chiedere asilo politico ma per lavorare in libertà e sicurezza. Se mi fosse garantito un processo giusto, allora tornerei subito in Catalogna per continuare a lavorare”.

“Abbiamo voluto garantire che non ci saranno scontri nè violenza – ha detto ancora Puigdemont – Se lo stato spagnolo vuole portare avanti il suo progetto con la violenza sarà una decisione sua. La denuncia del procuratore spagnolo persegue idee e persone e non un reato. Questa denuncia dimostra le intenzioni bellicose del governo di Madrid. Noi non abbiamo mai abbandonato il governo, noi continueremo a lavorare. Non sfuggiremo alla giustizia ma ci confronteremo con la giustizia in modo politico. Alla comunità internazionale, all’Europa chiedo che reagisca: l’Europa deve reagire: il caso e la causa catalana mettono in questione i valori su cui si basa l’Europa”.

Per le ore 18, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha convocato una riunione straordinaria del consiglio dei ministri sulla crisi catalana. La riunione dovrebbe preparare in particolare le elezioni convocate per il 21 dicembre. La Guardia Civil spagnola ha avviato questa mattina perquisizioni nelle sedi dei Mossos d’Esquadra in diverse città della Catalogna con l’obiettivo di sequestrare le registrazioni delle comunicazioni interne durante il referendum del 1 ottobre. Gli agenti spagnoli sono entrati nel centro di telecom di Sabadell e nei commissariati centrali di Barcellona, Girona, Manresa, Tortosa e Sant Felu de Llobregat.

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