“Abbiamo sempre detto che guardiamo a un tessuto imprenditoriale che è particolarmente forte nel Nord Italia. Quindi è ovvio che la fusione con Banca Ubi è un’operazione che ha sicuramente senso, ma al momento non esiste alcuna iniziativa da intraprendere”, così l’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, a margine del convegno di presentazione del Festival del Futuro 2019, a chi gli chiedeva di commentare una ipotesi di fusione con Ubi Banca.
L’amministratore delegato di Banco Bpm ha poi aggiunto che “è un’ambizione da quando abbiamo fatto la fusione trovare una platea di azionisti stabili, alcuni li abbiamo trovati, alcuni sono nuovi, abbiamo rafforzato un po’ i vecchi. Però dobbiamo continuare a dare dei risultati anche stand alone prima di pensare a coinvolgerci in altre operazioni. Mi piacerebbe avere degli azionisti che possano fare un patto“.
È stata Morgan Stanley, venerdì 24 settembre, a pubblicare un report in cui evidenziava che una eventuale fusione fra le due banche lombarde è strategicamente sensata, e soprattutto che è in grado di determinare migliori performance sul fronte del risparmio dei costi, per cui la sovrapposizione delle attività delle due banche darebbe spazio per un taglio fino al 30% delle spese, come riposta Milano Finanza. Per rendere più robusta la fusione, sarebbe però necessario incrementare nuova liquidità attraverso una procedura di aumento di capitale di 1,5-2 miliardi di euro.
Giuseppe Castagna ha aggiunto che Banco Bpm non ha bisogno di una riduzione del numero di crediti deteriorati: “Non abbiamo bisogno di manovre straordinarie” per ridurre il peso degli npl, già ridotto di 21 miliardi in due anni. “Dobbiamo ridurla di altri 3-4 miliardi in tre anni”, ha commentato l’ad.
Intanto, il Gruppo Bpm sta lavorando alla presentazione del prossimo Piano industriale, prevista entro la fine dell’anno, mentre nella primavera del 2020 l’assemblea sarà chiamata a nominare il nuovo consiglio di amministrazione.