Forse aveva proprio ragione quella vecchia volpe di Giulio Andreotti. Anche per la Lega vale il suo motto: “Il potere logora chi non ce l’ha”. Come altrimenti commentare lo sbandamento e lo spaesamento del partito di Bossi dopo l’uscita dal Governo? Senza il profumo e le comodità delle poltrone di governo e di sottogoverno della “Roma ladrona”, la Lega sembra aver perso completamente la testa. In soli pochi giorni.
Tre esempi per tutti.
Il primo: che dire degli schiamazzi leghisti di oggi al Senato contro il premier Mario Monti e contro il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani? “Questa è una rapina e non una manovra”, ha blaterato il capogruppo leghista Bricolo senza vergognarsi e senza nemmeno chiedere scusa agli italiani per aver contribuito – con le favole e le illusioni degli ultimi tre anni – a portare il Paese nella condizione in cui è oggi.
Il secondo: nelle sue blaterazioni senza lucidità, ieri Bossi ha cercato di fare il verso a Berlusconi accusandolo addirittura di essersi alleato al comunismo. Come è noto il professor Monti è un pericoloso bolscevico, ma il capo della Lega non è riuscito a farci ridere.
Il terzo: come l’ipertensione viene classificata dai medici come un killer silenzioso, perché nuoce senza che nessuno se ne accorga, analogamente il compassato governatore del Piemonte Roberto Cota potrebbe essere considerato il killer silenzioso delle riforme anti-casta o, più, semplicemente, della comune saggezza. Per contrastare il tentativo di Monti di avviare l’abolizione delle Province, Cota ha preso carta e penna per impugnare la decisione del Governo davanti alla Corte costituzionale. Altro che Roma ladrona, la Lega – e non da oggi – può legittimamente aspirare alla maglia rosa e al primo premio dei difensori della Casta. Ricordate che cosa diceva la Lega ai tempi di Tangentopoli? La sua sì che è una completa metamorfosi. Alla faccia dei più ingenui degli elettori.