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Caso Huawei: gelo Usa-Cina, paura sui mercati

FIRSTonline

I destini della finanza si intrecciano con quelli della cronaca rosa e di quella nera. Annabelle Yao, figlia di Ren Zhengfei, fondatore di Huawei, è stata la stella del ballo delle debuttanti di Parigi. Ma proprio mentre la 21enne figlia dell’ex ufficiale dell’Esercito popolare volteggiava tra le braccia di Gaspard de Limburg Stirum, la sorella Wanzhou Meng, vicepresidente e cfo del colosso delle tlc, è finita in prigione in Canada, a Vancouver: la manager deve affrontare una richiesta di estradizione in arrivo dal Dipartimento per la Giustizia degli Stati Uniti, il soggetto che accusa la società di aver venduto prodotti e servizi di alta tecnologia all’Iran, paese sottoposto a embargo.

LISTINI E YUAN GIÙ DOPO IL FERMO DELLA FIGLIA DI HUAWEI

Pechino ha affidato la prima reazione alla “provocazione” ad un tweet di Hu Xjin, un editorialista molto vicino al vertice del partito: “Sono sconvolto: gli americani non ce la fanno a battere Huawei sul mercato, perciò ricorrono all’imbroglio”. Huawei, del resto, non è un’azienda qualsiasi, ma il simbolo dell’aggressività di Pechino nell’alta tecnologia.

Di qui la reazione dei mercati, coscienti che il blitz di Washington, deciso all’indomani dei colloqui a Buenos Aires tra Donald Trump e Xi JingPing, minaccia di mandare in frantumi qualsiasi ipotesi di accordo sui dazi tra le due superpotenze.

Scendono stamane tutte le Borse asiatiche, assieme ai future sull’indice S&P, ieri in timida ripresa.

L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen arretra dell’ 1,7%. Fanno peggio Hong Kong (-2,7%) e Taipei (-2,4%). In forte ribasso anche il Nikkei di Tokyo (-2,2%) ed il Kospi di Seoul (-1,8%).

Lo yen, valuta rifugio per l’Asia, si apprezza su dollaro a 112,6. Lo yuan della Cina si indebolisce: cross su dollaro a 6,87 da 6,83.

IL BEIGE BOOK CONFERMA LA FRENATA, CORSA AI BOND

Intanto dagli Usa, ferme le Borse per le cerimonie in onore di George Bush, arrivano altri segnali di frenata dell’economia: la conferma arriva dal Beige Book, il bollettino della Fed, che segnala i danni (specie nelle regioni agricole) del braccio di ferro con la Cina.

Il timore di una recessione continua ad alimentare l’acquisto delle obbligazioni. Ad indicare la direzione della giornata odierna è il bond decennale dell’Australia, il cui rendimento, in calo di 3 punti base, scende sui minimi dell’ultimo anno e mezzo a 2,04%.

OGGI L’OPEC DECIDE SUI TAGLI. IL MONITO DI TRUMP

In questa cornice tempestosa si inquadra il meeting di oggi dell’Opec a Vienna, che dovrà pronunciarsi sul taglio alle estrazioni di petrolio. Il Brent tratta stamane sulle piazze asiatiche a 61 dollari il barile, in calo dello 0,8%, ieri ha perso lo 0,9%. Russia e Arabia Saudita avrebbero raggiunto solo un’intesa di massima sui tagli alla produzione, la tempistica e l’entità dell’intervento, dovrebbero essere decisi nelle prossime ore. Intanto Donald Trump si appella via Twitter al cartello, chiedendo di non chiudere i rubinetti. Prezzi in ribasso ieri dei petroliferi in Piazza Affari: Tenaris -1,9%, Saipem -1%, Eni -0,7%.

DEBOLI LE PIAZZE EUROPEE, MILANO TIENE

L’indice di Milano ha chiuso la seduta di ieri con un quasi pareggio: -0,13% a 19328 punti. Fitch ha tagliato le stime di crescita sul Bel Paese per l’anno in corso (a +1 da 1,2%) e per il prossimo (da 1,2 a 1,1%): un giudizio assai più generoso di quello di Goldman Sasch (solo +0,4% per il 2019).

Ѐ andata peggio alle altre piazze europee nel giorno della chiusura straordinaria di Wall Street per le esequie di George Bush, scortato nell’ultimo viaggio da Sully, il suo fedele Labrador: Francoforte -1,19%; Parigi -1,36%; Madrid -0,57%. Giornata negativa anche per i mercati finanziari fuori dall’area euro: Londra -1,48% mentre il governo May passa di sconfitta in sconfitta al Parlamento sulla Breit; Zurigo -1,62%.

LO SPREAD SCENDE A 280, AI MINIMI DA OTTOBRE

Grande protagonista della giornata è stato il mercato del debito: Il rendimento del BTP a dieci anni è sceso di 7 punti base a 3,07%, lo spread scende a 280 punti base, minimo dai primi di ottobre.

Il mercato delle obbligazioni reagisce al cambio di tono del governo italiano sulla manovra economica: nelle ultime ore, i principali esponenti della maggioranza hanno affermato in modo esplicito che la procedura di infrazione da parte della Commissione è da evitare in tutti i modi. In particolare, al Senato verranno presentati emendamenti per ridurre di 1,5-2 miliardi i fondi destinati a reddito di cittadinanza e quota 100. La nuova proposta italiana sulla manovra dovrebbe essere presentata martedì prossimo, quando Conte incontrerà il presidente della Commissione Juncker a Strasburgo, al Parlamento, prima del Consiglio europeo del 13-14 dicembre. Oggi è previsto un altro vertice a quattro fra il premier Conte, il ministro dell’Economia Tria e i due vicepremier Salvini e Di Maio.

JUVE TRA I GRANDI ASSIEME A AMPLIFON. GIÙ MEDIASET

La Juventus sale nel ranking dei Big di Piazza Affari, Berlusconi retrocede in B. La nuova composizione dell’indice principale di Piazza Affari regala una sorpresa clamorosa. Il titolo del club bianconero controllato da Exor, ieri + 9,3% a 1,2 euro (+57% da inizio anno), entra assieme ad Amplifon (-0,5%) nell’indice Ftse Mib che comprende le 40 blue chips della Borsa italiana. La novità, operativa dal 27 dicembre, assume quasi il sapore di una rivoluzione soprattutto se si guarda ai titoli retrocessi nella reserve list.

Tra i rincalzi, infatti, figurano Mediaset (-0,3%) e Banca Mediolanum. Insomma, il principale fornitore di contenuti sportivi, cioè la Juve rafforzata dalle potenzialità di crescita del merchandising nell’era Ronaldo, vale di più delle reti del Biscione e del network del risparmio controllato dalla famiglia Doris e da Fininvest. Banca Imi ha raddoppiato il target price dei campioni d’Italia. Si completa così la revisione degli indici in vista del 2019: nel paniere principale figura da ieri una terza matricola, Diasorin (+3,6%), miglior titolo di giornata che ha preso il posto di Luxottica. Tra le riserve entrano anche Hera e Cerved.

VIA LIBERA AL PATTO MEDIOBANCA, GENERALI FA SHOPPING

Le banche chiudono in terreno positivo, con l’indice nazionale che sale dello 0,9% rispetto al -0,7% dello Stoxx europeo di settore. A sostenere il settore le voci sul possibile imminente varo di un nuovo piano Tltro da parte della Bce. Le migliori sono state Bper (+1,9%) e Ubi (+1,8%).

I grandi soci di Mediobanca (+0,21%) hanno dato il via libera al patto di consultazione che prende il posto del patto di sindacato.

Debole Generali (-1%). La compagnia ha acquistato la totalità di Cm Investment da Bofa Merrill. Il colosso assicurativo svizzero, Zurich Financial , in apertura dell’investor day, ha comunicato che raggiungerà gli obiettivi del 2019.

DB PROMUOVE CAMPARI, BENE LE UTILITIES

Ben comprati i titoli difensivi. Campari +0,9%: Deutsche Bank ha alzato il giudizio a buy da hold e il target (da 7,4 a 9 euro).

Tra le utility, Italgas +1,5%, Enel +1% e Snam +1% dopo aver riacquistato bond per circa 538 milioni di euro. A2A +0,5%: la controllata Acsm/Agam prevede di raddoppiare l’Ebitda tra 2019 e 2023, nel corso dei prossimi cinque anni, da 34 milioni a 124 milioni.

Rimbalza Moncler che alla vigilia aveva lasciato sul terreno il 3,7%.

IN FRENATA FCA, S’IMPENNA TREVI

Giù Stm, in calo del 3,2%, con gli stoxx europei di settore che perdono l’1,8%. Debole Fiat Chrysler (-1,6%), peggio dello Stoxx europeo (-1%), dopo l’annuncio del possibile accordo tra Ford e Volkswagen.

Male Buzzi (-4,2%), su cui pesa il downgrade di JP Morgan a ‘Neutral’ da ‘Overweight’ con target price che passa a 20 euro da 25.

Fuori dal paniere principale s’impenna Trevi Finanziaria (+16,8%) con un massimo superiore al 20% dopo che il consiglio d’amministrazione ha deliberato di accettare l’offerta da 140 milioni di euro arrivata da Megha Engineering/Infrastracture per il ramo d’azienda attivo in ambito petrolifero.

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