In Europa, nel 2014, il 70% delle famiglie viveva in un’abitazione di proprietà, una percentuale elevata ma in contrazione di 3 punti percentuali rispetto al picco massimo raggiunto nel 2008. Nell’area euro la riduzione è stata ancora più marcata (-5 p.p.): la quota di famiglie proprietarie dell’immobile di residenza è scesa al 67% rispetto al 72% del 2009 (livello massimo).
Riduzioni particolarmente accentuate si sono registrate in Lettonia (-6,3 p.p.), Islanda (-6), Estonia (-5,6), Regno Unito e Irlanda (-5).
La difficile fase congiunturale ha inciso anche sulla percentuale di famiglie che ha realizzato l’acquisto di un immobile grazie a un mutuo: dal 2010 nella Ue e nell’area euro la quota si è fermata intorno al 28% e il differenziale tra il picco degli anni di massima espansione dei prestiti ipotecari e il 2014 ha registrato cali arrivati anche a circa 10 p.p., come nel caso di Norvegia, Islanda e Regno Unito.
Per contro, in numerose economie dell’Est, la percentuale di famiglie indebitate per l’acquisto della casa è notevolmente aumentata, con incrementi significativi in Ungheria, Slovenia, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, paesi in cui, tuttavia, la quota rimane ancora piuttosto contenuta. L’attuale ripresa delle quotazioni immobiliari in diversi paesi europei si prospetta di intensità più moderata rispetto a quanto sperimentato in episodi passati di riavvio del ciclo. Anche per il credito ipotecario le indicazioni della Commissione europea e della Bce concordano nell’indicare una crescita contenuta che dovrebbe far tesoro delle lezioni del passato.
In Italia gli indicatori del mercato immobiliare denotano un quadro incerto: a fronte del miglioramento dei criteri di concessione del credito e di un rafforzamento delle aspettative di domanda di prestiti ipotecari si riscontrano un andamento dei prezzi delle case ancora negativo nel IV trimestre (-0,9% a/a) e una limitata crescita dello stock dei mutui (+0,4% a febbraio). Anche nel nostro paese è diminuita sia la quota di proprietari dell’abitazione di residenza sia dei mutuatari: i capifamiglia nella fascia di età 35-44 anni e i lavoratori indipendenti sono state le categorie più penalizzate.