Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva europea “Case green”, volta a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici residenziali. Il piano prevede la ristrutturazione degli edifici meno efficienti, il divieto degli incentivi per le caldaie a metano, l’impulso ai sistemi ibridi e all’elettrificazione, e regole più rigide per i nuovi edifici e l’installazione di impianti solari. La direttiva, approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti, mira a rendere il parco immobiliare dell’Unione europea a emissioni zero entro il 2050.
L’accordo politico, meno rigido rispetto alle proposte iniziali della Commissione Ue, dovrà ora essere confermato dagli Stati membri a livello ministeriale e successivamente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale UE per entrare in vigore.
Italia spaccata: il centrodestra vota contro, sì dell’opposizione
I partiti italiani della maggioranza di governo hanno votato contro la direttiva, nonostante una versione più mitigata fosse stata raggiunta dopo un accordo tra le istituzioni comunitarie. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega hanno votato compatti “no”, mentre il Partito Popolare Europeo si è diviso, con la maggioranza che ha seguito le indicazioni positive della commissione Industria del PE. Anche il gruppo Renew si è diviso, con una minoranza contraria al testo. Tra le delegazioni italiane a favore della direttiva hanno votato Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione, e Italia Viva.
Agitazione in aula al momento dell’approvazione con l’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca che ha protestato utilizzando un fischietto da arbitro. La presidente di turno dell’Aula ha chiesto poi a Ciocca di allontanarsi, definendo il gesto “deplorevole e senza precedenti”.
Vediamo ora punti i principali della direttiva.
Direttiva case green: zero emissioni entro il 2050
La direttiva stabilisce che ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale di ristrutturazione per ridurre il consumo energetico degli edifici residenziali. Questo piano sarà una tabella di marcia che indicherà come intendono raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Gli obiettivi saranno quelli di ridurre del 16% il consumo energetico entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, puntando a zero emissioni entro il 2050. Dal 2030, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a zero emissioni, mentre per gli edifici pubblici l’obbligo inizierà nel 2028. Gli Stati potranno adottare misure di esenzione per edifici storici, agricoli, militari e temporanei, e potranno conteggiare le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 ai fini dell’obiettivo.
Una volta entrata in vigore, gli Stati membri dell’Unione Europea avranno due anni per conformarsi alla direttiva.
Direttiva case green: quali sono le case da ristrutturare?
I paesi avranno flessibilità nella scelta degli edifici da ristrutturare. L’unico vincolo imposto è che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni, ovvero quelli più energivori.
In Italia si stima che su 12,5 milioni di edifici residenziali, circa 5 milioni saranno soggetti a ristrutturazioni prioritarie.
Stop a caldaie e combustibili fossili dal 2040
Gli Stati dovranno eliminare le caldaie a combustibili fossili entro il 2040 e porre fine ai sussidi per le caldaie autonome entro il 2025. A partire dal 2025, le agevolazioni fiscali saranno disponibili solo per gli impianti ibridi, che combinano caldaie a condensazione a gas e pompe di calore. Gli apparecchi in grado di funzionare con gas verde potrebbero quindi avere accesso agli incentivi, secondo le linee guida della Commissione. Gli apparecchi ibridi, che combinano caldaie e pompe di calore, saranno cruciali per il nuovo sistema di agevolazioni. L’elettrificazione dei riscaldamenti e l’uso delle pompe di calore saranno anch’esse fondamentali, soprattutto per gli edifici a zero emissioni. L’installazione obbligatoria di pannelli solari si applicherà solo ai nuovi edifici pubblici, con un periodo progressivo dal 2026 al 2030.
Direttiva casa green: torna lo sconto in fattura
La direttiva accentua l’importanza delle ristrutturazioni profonde nel finanziamento delle opere, con i paesi membri che devono prioritariamente destinare risorse a interventi che garantiscano un risparmio energetico minimo. Oltre alle forme tradizionali di sostegno, come le detrazioni fiscali e i crediti d’imposta, la direttiva include anche forme di supporto che consentono risparmi diretti sulle fatture dei cittadini, come lo sconto in fattura.