Il taglio del cunero fiscale a vantaggio soprattutto dei lavoratori e le nuove regole sul lavoro saranno il cuore della maxi-manovra del Governo di oggi. Ma il Consiglio dei ministri approverà anche interventi sulla casa, sul la scuola e sui debiti della Pa verso le imprese. Ecco il dettaglio di queste ultime misure.
Casa. Le misure per la casa sono contenute nel provvedimento su cui stanno lavorando da tempo i tecnici del ministero delle Infrastrutture, guidato da Maurizio Lupi già nel precedente Governo Letta. Quelle di tipo fiscale riguarderanno gli immobili locati con contratti “concordati”, cioè di durata tre anni più due e canoni massimi fissati secondo il metodo che prevede il coinvolgimento delle associazioni di proprietari e inquilini. Dovrebbero prevedere la riduzione al 4 per mille dell’aliquota Tasi per i proprietari (anche se ancora vanno definite le modalità di copertura finanziaria della riduzione) nonché l’abbattimento dal 15% al 10% della cedolare “secca”. Un’agevolazione di tipo fiscale potrebbe essere prevista anche per i costruttori di immobili che riservano una quota degli appartamenti realizzati a social housing, cioè a essere affittati a famiglie economicamente disagiate con canoni definiti con gli enti locali. Oltre alle agevolazioni fiscali, per questi costruttori sarebbero previsti particolari premi urbanistici e semplificazioni procedurali.
Per il resto, il piano casa di Lupi prevede il recupero degli alloggi popolari degli Iacp e dei Comuni, secondo un programma che il ministero dovrà mettere a punto entro sei mesi utilizzando i fondi (circa 500-600 milioni di euro) recuperati da precedenti destinazioni a opere rimaste bloccate.
Dovrebbero essere previste anche agevolazioni per favorire l’acquistare degli alloggi popolari da parte degli inquilini che già li occupano, con destinazione dei ricavi da parte degli enti proprietari a interventi di manutenzione e riqualificazione del loro patrimonio edilizio. Tra queste misure potrebbe trovare spazio anche il potenziamento del cosiddetto “rent to buy”, cioè della possibilità per il locatario di utilizzare parte dei canoni di affitto pagati in quota prezzo per l’acquisto.
Edilizia scolastica. Il capo del Governo, Matteo Renzi, lo ha detto subito nel discorso di insediamento alla Camera: la manutenzione degli edifici scolastici e la realizzazione di nuove scuole dev’essere considerata una priorità del Paese. Così il Governo punta a reperire 2-3 miliardi di euro, tra i vincoli del patto di stabilità, da destinare all’edilizia scolastica, affidando al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, un ruolo di coordinamento “forte” delle iniziative, per superare le lentezze burocratiche e le eventuali inerzie dei soggetti istituzionali coinvolti nell’operazione.
Sebbene priorità del Governo per il rilancio del sistema Italia, tuttavia gli interventi per le scuole non saranno efficaci come volano dello sviluppo, poiché dati i limiti inviolabili del patto di stabilità, le risorse destinate all’edilizia scolastica saranno sottratte ad altri impieghi di investimento.
Debiti delle pubbliche amministrazioni. Per dare un’accelerazione decisiva al programma di pagamento dei vecchi debiti delle pubbliche amministrazioni, avviato dai Governi Monti e Letta, è stato messo a punto un progetto, che prevede che i pagamenti siano eseguiti da banche e istituti di credito a fronte di una garanzia concessa loro dallo Stato, fondata sulle risorse della Cassa depositi e prestiti. In questo modo dovrebbero essere liquidati circa 50 miliardi di crediti ancora vantati dalle imprese, parte dei quali anteriori addirittura al 2012.
Il provvedimento del Governo dovrebbe intervenire anche su alcuni aspetti procedurali del piano dei pagamenti, per rimuovere alcuni ostacoli che ne hanno resa lenta e complessa la prima attuazione. Molti enti locali, in particolare, non hanno avviato gli adempimenti necessari per entrare nel programma dei pagamenti e per procedere alle liquidazioni dei loro debiti.
Semplificazioni. Non un provvedimento ad hoc, ma una serie diffusa di interventi di semplificazione procedurale inseriti nei vari provvedimenti che il Governo varerà oggi, a cominciare da quello sul mercato del lavoro. Le sburocratizzazioni sono un altro dei punti chiave del Governo Renzi, ma non sembra che già oggi saranno affidate a un’autonoma iniziativa legislativa. Per il sistema delle imprese, destinato a rimanere deluso dai “tagli” del cuneo fiscale, concentrati invece verso i lavoratori, Renzi promette una serie di semplificazioni e snellimenti procedurali, che possano alleggerire i costi aziendali e rimuovere vincoli operativi, contribuendo per questa via al miglioramento della competitività delle imprese italiane.
Forse più avanti il Governo potrà attingere al lavoro che sta compiendo in questa legislatura la speciale commissione parlamentare bicamerale, presieduta da Bruno Tabacci, sul versante delle semplificazioni normative e procedurali necessarie per migliorare la competitività del sistema Italia.
Tipologia dei provvedimenti e tempi di attuazione. E’ un aspetto, quello degli strumenti normativi cui sono affidate le imminenti iniziative del Governo, regolarmente sottaciuto negli annunci e nelle dichiarazioni che i premier e i ministri di tutti gli Esecutivi sono soliti diffondere prima dell’adozione dei provvedimenti. Eppure costituiscono un elemento decisivo per valutare l’efficacia delle iniziative, specie in un momento come l’attuale, in cui c’è bisogno di una spinta immediata al quadro economico per sostenere gli embrioni della ripresa che si stanno appalesando e per rilanciare efficacemente e velocemente investimenti e occupazione.
Ci si attendono decreti legge, che rendano immediatamente operative le iniziative adottate. Tuttavia è probabile che un solo provvedimento di questo rango sarà adottato oggi e che saranno semplici disegni di legge a contenere gran parte delle misure. Ciò anche (forse soprattutto) per dare tempo al Governo di reperire le risorse necessarie per la copertura finanziaria di quanto deciso, oltre che per avere il tempo di mettere meglio a punto le norme di legge.
Quanto al decreto legge, il timore è che possa rinviare troppa parte dei suoi contenuti a successivi regolamenti e decreti ministeriali di attuazione, dei quali già è sommerso di arretrati il Governo in quanto ereditati dagli Esecutivi che lo hanno preceduto. Anche in questo caso, il rinvio a successivi provvedimenti di attuazione spesso non serve ad altro che a rinviare le decisioni, senza ammettere l’impossibilità di vararle immediatamente per carenza di disponibilità finanziarie o per mancata messa a punto di tutto il corredo normativo necessario per l’operatività.