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Casa: i Sindaci contro il Governo. Pioggia di critiche dopo il caso ReGIS per i progetti PNRR

Imagoeconomica

L’applicazione della direttiva europea sull’efficienza energetica delle case, in Italia troverà una situazione, a dir poco, confusa. Mentre il mercato delle vendite è salito di circa il 3% rispetto al 2022, i Comuni chiedono al governo una legge quadro sull’edilizia abitativa. È la seconda richiesta nel giro di pochi giorni che vede i Sindaci e il governo su fronti opposti. L’altra riguarda la lettera del Presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sulla piattaforma ReGIS per i progetti del PNRR. Ci sono falle informatiche e indicazioni in-out su come monitorare i progetti per i finanziamenti. I Comuni sono i soggetti attuatori ma lo stato di avanzamento è come inceppato. Si tratta di cantieri da avviare per opere da chiudere entro i prossimi tre anni. Per quanto riguarda la situazione abitativa, è più impellente, difficile da tenere sotto controllo, soprattutto per l’edilizia pubblica. Secondo il quadro che ne fanno gli assessori alla casa, l’efficientamento energetico viene, purtroppo, dopo altre urgenze. FederCasa ha calcolato che le case popolari sono 750mila ed abitate da due milioni di persone: il 3% del patrimonio edilizio italiano. Un pezzo importante dove è necessario agire prima che sia troppo tardi.

Il manifesto per una svolta dopo 20 anni

A Bologna nel workshop “Un’alleanza municipalista per una politica nazionale sulla casa” i rappresentanti dei Comuni insieme all’ Anci hanno lanciato un manifesto in 5 punti per dare ordine al settore. Prima di tutto la richiesta di una legge ad hoc.Dovrebbe articolarsi sulla restituzione gratuita ai Comuni degli immobili statali non utilizzati per uso abitativo; il rifinanziamento dei fondi locazione e utenti morosi incolpevoli; la regolamentazione degli affitti brevi turistici; il riconoscimento dello stato di emergenza abitativa; nuovi interventi e risorse. Le città prime firmatarie del manifesto sono Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Verona, Padova, Parma, Lodi, Bergamo. La confusione si è accumulata negli ultimi venti anni. C’è stato un processo di regionalizzazione delle politiche sulla casa che ha avuto come effetto una frammentazione pubblica. “Il processo ha portato a un sostanziale disimpegno dello Stato verso politiche urbane integrate, dicono i Comuni, con la conseguenza che il diritto alla casa è diventato diverso o minore a seconda della Regione di residenza”. Sulle occupazioni abusive delle case e la necessità di intervenire Fratelli d’Italia ha presentato un disegno di legge che prevede fino a 9 anni di carcere. Le case vuote in tutta Italia sarebbero circa 10 milioni, mentre gli sfratti esecutivi sono arrivati a 40 mila. È chiaro che parlare di efficienza energetica e di interventi con fondi PNRR, diventano slogan privi di senso. Anche per il partito della premier.

Perché non si utilizzano gli edifici di proprietà dello Stato?

Nei Comuni, dunque, i conti non tornano rispetto a tutto ciò che si pianifica a Bruxelles per ristrutturare le abitazioni, renderle più sostenibili, rimodulare gli spazi cittadini anche in funzione delle attività economiche. Ci sono fenomeni che accomunano molte città di medie e grandi dimensioni, spiega l’Anci. I più evidenti per le abitazioni sono gli affitti brevi per uso turistico, che si riflettono sull’intero sistema abitativo, i costi praticati dai privati per affittare case a studenti fuori sede, mediazioni e costi aggiuntivi di vario genere. L’attenzione di Sindaci e costruttori è rivolta, poi, alla grande quantità di immobili dismessi di proprietà di enti statali o parastatali. Va ancora peggio quando queste situazioni paradossali si connettono all’ esigenze dei cittadini migranti o persone che godono di protezione internazionale. Solo nella città di Roma – dice Confedilizia – ci sono 7mila alloggi occupati e 92 edifici. Problemi che alla fine ricadono sui Sindaci. Le proposte arrivate dall’ incontro di Bologna sono “per ricomporre questi problemi e ricucire queste divergenze, attraverso azioni concrete alla scala nazionale al fine di garantire identici diritti e al contempo a riconoscere le diversità territoriali”. Per le situazioni di reale necessità sociale- ha detto il Presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa– si possono destinare, ma in maniera legale, immobili pubblici, spesso lasciati andare”. Servono iniziative legislative e politiche finanziarie, rilanciano i Sindaci, perché i Comuni hanno già pagato con un costo insostenibile per il disimpegno dello Stato. Gli strumenti informatici dovrebbero favorire l’interazione tra centro e periferia, in particolare quando si hanno soldi a disposizione. Le critiche dei Sindaci sicuramente non fanno piacere al governo che le può tradurre, invece, a proprio vantaggio per affrontare situazioni complicate e non aggiungere colpa su colpa.

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Categories: Politica