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Caro-energia e inflazione: frenata dell’attività economica e fiducia di famiglie e imprese. Il rapporto completo di Bankitalia

Il caro-energia, l’inflazione e gli effetti della guerra in Ucraina pesano e frenano l’attività economica in ogni ripartizione: i settori più penalizzati sono quelli ad alta intensità di energia. Rimane ampio il gap tra Nord e Sud. Il rapporto di Bankitalia

Caro-energia e inflazione: frenata dell’attività economica e fiducia di famiglie e imprese. Il rapporto completo di Bankitalia

Banca d’Italia ha pubblicato il rapporto completo sulle dinamiche recenti e gli aspetti strutturali a livello regionale. Il report di quest’anno arriva però in un momento in cui l’economia si trova a metà strada tra la ripresa post Covid avviata nel 2021 e proseguita in grande parte nel 2022 e il rallentamento indotto dalla crisi energetica e dalle connesse fortissime pressioni inflazionistiche. Sebbene le indicazioni congiunturali più recenti siano state più favorevoli rispetto le attese, non sono tali da spingere a modificare il quadro complessivo.

La ripresa dell’ultimo biennio è stata diffusa a tutte le macro aree del Paese, ma non c’è dubbio che la ripresa è stata leggermente più marcata al Centro Nord. Dunque, rimane ampio il ritardo del Mezzogiorno rispetto al resto del paese.

Dall’estate ci sono stati segnali di rallentamento in ogni ripartizione dovuti soprattutto ai rincari energetici e l’incertezza sull’evoluzione del conflitto in Ucraina che si stanno traducendo in un deterioramento delle aspettative delle imprese ma anche delle famiglie. E sebbene le condizioni per investire siano peggiorate, secondo il rapporto, il PNRR potrebbe fornire un impulso agli investimenti.

Le imprese

Nel 2021 il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è fortemente cresciuto in tutte le macroaree e in misura maggiore nel Nord Est, l’unica ripartizione in cui sono stati superati i livelli di attività pre-Covid. Il recupero nel Nord Ovest è stato quasi completo, mentre il Centro e il Mezzogiorno non hanno raggiunti i livelli pre-pandemici. La ripresa è proseguita nell’anno in corso, ma ha progressivamente rallentato.

La crescita dei prezzi di gas ed elettricità ha determinato un incremento dei costi di produzione, a cui buona parte delle aziende industriali ha fatto fronte aumentando i prezzi di vendita, soprattutto al Nord. Nei servizi, le strategie più̀ diffuse sono state la rinegoziazione dei contratti di fornitura, la riduzione dei livelli di attività̀ e la compressione dei margini. In prospettiva, una quota sempre più̀ ampia di aziende prevede di investire in digitalizzazione e sostenibilità, beneficiando anche degli incentivi previsti dal PNRR. 

L’attività edilizia, tipicamente meno esposta ai rincari delle materie prime, è cresciuta anche grazie agli incentivi fiscali. Tuttavia ha risentito delle difficoltà nell’approvvigionamento di alcuni materiali, che hanno interessato il 60% delle imprese, e nel reperimento della forza lavoro necessaria. La quota di aziende che nei prossimi dodici mesi si aspettano di riscontrare problemi nel reclutamento della manodopera tali da ostacolare lo svolgimento dell’attività è particolarmente alta nel Nord Est e nel Mezzogiorno (44,2% e 42,5%, rispettivamente). 

A pagare il conto peggiore la manifattura, più esposta al fabbisogno energetico. Secondo il rapporto, tra le produzioni manifatturiere diverse dalla raffinazione del petrolio, l’incremento dei costi è stato più̀ accentuato per le imprese del Nord Ovest; tale risultato è riconducibile alle produzioni chimiche e metallurgiche, interessate da una crescita dei costi degli input particolarmente alta. Gli effetti più̀ contenuti che si rilevano invece per le imprese del Centro e del Mezzogiorno grazie a una maggiore presenza di comparti meno esposti ai rincari come il tessile, gli alimentari e i mezzi di trasporto.

L’export ha sostenuto la crescita, ma si indeboliscono le prospettive di vendita

L’espansione ha interessato tutti i settori ed è stata più forte per i mercati europei e statunitense. Le vendite verso Ucraina e Russia si sono ridotte, ma questi paesi incidevano poco sul totale. Erano importanti per alcune produzioni locali (come arredamento al Centro, abbigliamento nel Nord Est e nel Mezzogiorno).

Peggiorano però le prospettive di vendita. Le imprese che si attendono un aumento del fatturato nei prossimi sei mesi sono poco più dei due quinti del totale in tutte le aree, in calo rispetto al 60% che dichiarava un aumento delle vendite nei primi nove mesi del 2022. Nell’industria tale calo è più intenso nel Nord Est, nei servizi al Centro.

La demografia d’impresa mostra segni di rallentamento

Il recupero della produzione e le misure di sostegno adottate dal Governo negli ultimi due anni hanno avuto un profondo impatto sulla demografia di impresa. Tuttavia, il tasso di natalità delle imprese cala ovunque, in maniera più marcata al Mezzogiorno, mentre la mortalità torna a salire, pur rimanendo ovunque nettamente al di sotto dei livelli pre-Covid.

Per quanto riguarda le disponibilità̀ liquide delle imprese rimangono elevate, pur in calo rispetto ai picchi dello scorso anno, soprattutto al Centro e nel Mezzogiorno. 

Famiglie: peggiorano le aspettative su consumi e reddito

Il clima di fiducia delle famiglie è nettamente peggiorato nei primi 9 mesi del 2022, in tutte le macroaree. In base ai dati della Consumer Expectation Survey (CES) della BCE riferiti ad agosto, le aspettative a dodici mesi su redditi e consumi si sono ovunque deteriorate, in misura più marcata nel Mezzogiorno. L’espansione dei finanziamenti alle famiglie si è rafforzata nell’anno. I prestiti per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti in ogni macroarea a ritmi superiori a quelli antecedenti la pandemia, nonostante il rialzo dei tassi di interesse. 

Nei mesi estivi si osservano però chiari segnali di rallentamento di compravendita in seguito all’elevata incertezza connessa con il conflitto in Ucraina e con l’aumento dell’inflazione. Nelle regioni settentrionali e, in misura meno pronunciata in quelle centrali, l’interesse per i piccoli centri e le aree rurali è rimasto più alto che per le città anche nel primo semestre del 2022, soprattutto a fronte dell’aumento dei prezzi delle case e alla possibilità di utilizzare forme di lavoro agili (smart working).

Il mercato del lavoro

Le posizioni lavorative hanno continuato ad aumentare ovunque anche nella prima metà del 2022. L’occupazione ha quasi toccato i livelli precedenti la pandemia nel Centro Nord e li ha superati nel Sud e nelle Isole, anche grazie alla forte espansione nel settore delle costruzioni. E il ricorso a strumenti di integrazione salariale ha continuato a ridursi in misura marcata. Ma i dati più recenti segnalano una frenata dell’occupazione dipendente nei mesi estivi, più evidente nel Mezzogiorno per effetto del deciso rallentamento del comparto edile.

La partecipazione femminile è ancora bassa

Il gap rimane particolarmente elevato nel Mezzogiorno. E si accentua tra i genitori di bambini in età prescolare. Nelle province dove la disponibilità di servizi di assistenza alla prima infanzia è maggiore si osserva anche un più alto tasso di attività delle madri di bambini piccoli.

Il credito: nei primi 8 mesi del 2022 la crescita dei prestiti bancari si è rafforzata

Nella prima parte dell’anno in corso è continuata l’espansione dei prestiti bancari al settore privato non finanziario, con un’accelerazione più marcata nel Centro Nord, trainati dalle erogazioni alle imprese medio-grandi. I criteri applicati ai prestiti alla clientela hanno iniziato a essere improntati a una maggiore prudenza, principalmente a seguito di un’accresciuta percezione del rischio su particolari settori, imprese, aree o sulle prospettive economiche generali. Tale cautela ha contraddistinto il Nord Est e il Centro, ma in nessuna ripartizione emergono chiari segnali di un peggioramento della qualità del credito, sia famiglie sia per imprese.

A livello regionale, l’espansione dei prestiti alla manifattura si è marcatamente rafforzata nel Nord Est. Nel settore delle costruzioni il credito è aumentato nel Nord Ovest e nel Sud e nelle Isole. Infine, nel settore dei servizi la crescita dei finanziamenti è salita nei mesi estivi nel Nord Ovest e nel Centro.

Le politiche pubbliche 

Gli investimenti delle Amministrazioni locali, che nel 2021 avevano accelerato in tutto il Paese e soprattutto nel Mezzogiorno, sono rimasti pressoché stabili nei primi nove mesi dell’anno in corso. È proseguita l’esecuzione degli interventi finanziati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) e dei programmi comunitari del ciclo 2014-2020; per questi ultimi il ritmo di spesa dovrà accelerare al fine di completare i pagamenti entro il termine del 2023. Il ciclo di programmazione 2021-27 prevede nuove risorse per quasi 148 miliardi, oltre il 70% delle quali sarà destinato al Sud e alle Isole. E si affiancheranno agli stanziamenti del PNRR, in parte destinate alla riqualificazione e al potenziamento delle infrastrutture scolastiche e all’assistenza agli anziani non autosufficienti, che potrebbero risultare decisivi nel ridurre i divari.

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