Incentivare le comunità energetiche, in tempi turbolenti di caro energia, è sempre più una priorità. Una scelta sociale ed economica molto strategica con un potenziale da Nord a Sud di 2.500 Gigawatt all’anno di energia pulita. I piani del governo ripresi nel PNRR ne favoriscono la diffusione, ma le comunità attive sono solo una ventina. Possibile che nonostante gli incentivi non si riesca ad organizzare i territori per risparmiare fino a 1,5 milioni di tonnellate di emissioni CO2? Secondo gli ultimi dati dell’Orange Book della fondazione Utilitatis e del Centro Ricerche sul Sistema Elettrico (RSE) i 2 miliardi di euro di finanziamenti non possono più aspettare.
Ben prima del caro energia e delle recenti indicazioni del governo in tema di energia dopo la crisi russo-ucraina, l’Italia si era mossa bene per favorire queste speciali comunità. Invece si è riusciti ad installare pochi impianti e per giunta di taglia tra i 20 e i 50 kilowatt. Nulla, rispetto a Germania, Danimarca, Regno Unito, Svezia che ne hanno centinaia ed hanno dimostrato di essere molto veloci. Anche lì ci sono stati stati incentivi per creare mini circuiti virtuosi tra cittadini che hanno poi avuto effetti sui prezzi dell’energia.
Comunità energetiche, chi deve muoversi
Le difficoltà organizzative in Italia non mancano, ma a maggior ragione con il rischio di un caro bollette fino al prossimo autunno bisogna spingere di più. Su più versanti, è chiaro: Comuni, aziende, Associazioni, condomini. Siamo davanti a organizzazioni di supporto alla transizione ecologica perché basate su autoproduzione ed autoconsumo collettivi. Il Ministro Roberto Cingolani ne ha sempre parlato come di un buon esempio di socialità ambientale.
In realtà i solidi del PNRR mirano ad installare circa 2.000 nuovi Megawatt in pochi anni. Nel caso delle comunità energetiche se ipotizziamo una produzione annua dai pannelli fotovoltaici per circa 2.500 GWh riduciamo di 1,5 milioni di tonnellate di CO2. Molto di più di quanto riesce a fare una piccola industria. Ma “sulle comunità energetiche – ha detto Stefano Pareglio, Presidente della Fondazione Utilitatis – siamo ai primi passi, e la nostra ricerca testimonia il potenziale in termini sia di sviluppo delle energie rinnovabili, sia di stabilità dei prezzi”. Una maggiore diffusione delle comunità energetiche avrebbe come effetto immediato l’accelerazione nei Comuni dei target da fonti rinnovabili.
Comunità energetiche, i progetti pilota
Riorganizzare i territori verso risparmi energetici e sostegno alla rete elettrica nazionale aumenta anche l’efficienza dei sistemi esistenti. I clienti finali diventano attori senza spendere molto, questione su cui dovrebbero essere di sprono anche le Regioni. Lo studio ha preso in esame alcuni buoni progetti pilota di Acea, A2A, Hera , Iren mettendo in evidenza i benefici ottenibili, dall’impiantistica alla valorizzazione degli edifici, alla riduzione della spesa energetica condominiale.
Ultimo aspetto su cui punta il governo, il contenimento delle povertà energetiche. Coloro che costruiscono un impianto fotovoltaico per autoconsumo che non preveda la vendita dell’energia prodotta in esubero, fino al 2024 hanno una detrazione del 50% sul costo totale fino ad un massimo di 96mila euro. La spesa si recupera in 10 anni.