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Carmignac: puntare tutto sull’equity

Nonostante tutto, è tempo di azioni. In parziale controtendenza rispetto alla volatilità di mercati dell’ultimo periodo, per Carmignac l’inizio del 2012 porta con sé più di un buon motivo per aumentare l’esposizione all’equity: il ciclo restrittivo della politica monetaria cinese dovrebbe essere ormai alle spalle con l’inflazione sotto controllo, i politici americani sembrano voler evitare cortocircuiti e bracci di ferro almeno fino alle elezioni di novembre e infine la mossa della Bce ha notevolmente aumentato la liquidità in Europa. Ecco che le Borse, nonostante le turbolenze degli ultimi giorni, potrebbero nel corso del 2012 riprendere quota a livelli più equilibrati rispetto agli attuali. Sono due le aree sui cui i gestori hanno già aumentato l’allocazione negli ultimi mesi: i Paesi emergenti, dal momento che l’avversione al rischio che li ha penalizzati nel 2011 ha creato opportunità interessanti con un potenziale di ripresa delle quotazioni ancora importante; i titoli legati a energia e ad alcune materie prime.

EMERGENTI, DIFFERENZIARE SUI CONSUMI

Uno dei temi chiave di investimento è il miglioramento del tenore di vita nei mercati emergenti, che influenza positivamente i settori dei consumi, dei servizi finanziari e delle infrastrutture. Complice un contesto più favorevole, dovuto al rilassamento delle politiche monetarie in particolare nei paesi emergenti e in generale a una migliorata liquidità globale, il fondo Carmignac Investissement ha aumentato l’esposizione  agli Emergenti al 43,1% dal 37,3% di fine 2011 e dal 34% di fine settembre. “Se c’è un problema nei mercati sviluppati le persone vendono gli emergenti perché aumenta l’avversione al rischio – afferma Simon Pickard a capo del team delle azioni emergenti – ma è irrazionale vendere i mercati emergenti quando l’Europa va male. Quando saremo lontani dalla crisi allora i fondamentali degli emergenti prenderanno il sopravvento”. Ecco perché per Carmignac c’è un importante spazio di recupero nei mercati emergenti.

Già ma dove? “Oltre che alla Cina, – continua Pickard – ora guadiamo anche all’Indonesia, alla Colombia, alla Tailandia e alle Filippine. In India non siamo stati positivi in passato ma stiamo entrando. Nel Paese ci sono ancora molti problemi, specialmente di corruzione, ma può offrire buone opportunità soprattutto nel settore delle infrastrutture. Analogamente la Turchia dovrebbe presentare opportunità grazie alla sua forte industria e ai positivi aspetti demografici, ma costituisce un rischio leggermente più alto a causa della sua dipendenza dai finanziamenti delle banche dell’Europa occidentale. Sul lungo periodo mettiamo in portafoglio l’Africa, in particolare società che sono quotate in paesi sviluppati ma che hanno tutti gli asset in Africa, come la francese Cfao quotata su Euronext Paris e leader della distribuzione di prodotti automotive, pharma ed elettronici in Africa. In particolare la Cina sarà trainata dai servizi e dai consumi: no alle società statali e invece via libera al settore privato dei supermercati”. Piace la società Baidu, l’equivalente cinese di Google. Ma l’esposizione al paese si trova anche puntando sulla birra Ambev, leader panamericano del settore delle birre e delle bibite, o Yum!Brands che gestisce la catena di ristorazione Kfc che genera due terzi del profitto dai paesi emergenti. Infine Mead Johnson, nel settore dell’alimentazione per neonati che produce il 60% del volume d’affari nei Paesi emergenti.

MINIERE DI RAME E SERVIZI PETROLIFERI, LO SCONTO È TROPPO

Sale anche l’esposizione ai titoli dell’energia, al 54,26% (inclusi 13,42% nei servizi petroliferi) dal 48,24% di fine dicembre e dal 41,85% di fine settembre. Inoltre, l’esposizione ai metalli diversificati, è passata dal 25% di fine settembre al 30%. “Pensiamo che si vada verso  una situazione di rinnovata liquidità – spiega David Field, a capo del team sulle commodity – ma bisogna tenere presente che ci saranno dei periodi d crisi. Ci sono alcuni settori che per noi sono scontati eccessivamente dal mercato e rappresentano un’opportunità d’acquisto: i titoli delle miniere di rame, che sembra avere una buona richiesta sottostante con la Cina che continua comunque a crescere e dovrebbe sostenere la domanda; le azioni dei servizi petroliferi, quelle compagnie che forniscono la tecnologia per la produzione; e infine le miniere di oro”.

L’esposizione alle miniere aurifere per la verità è stata leggermente ridotta tra fine anno e oggi passando dal 15% al 10%. Il metallo giallo rimane comunque un settore da tenere in portafoglio. “Gli acquisti di oro sono in salita anche da parte di Banche centrali e Cina – continua Field – L’oro è un’assicurazione contro il rischio finanziario, geopolitico e contro l’inflazione. Certo è vero che le performance delle compagnie non hanno seguito la corsa dell’oro e questo perché i bilanci hanno fallito sui costi. Noi cerchiamo tre tipi di compagnie per evitare il problema dei costi: le compagnie che hanno royalty, che sono indipendenti dall’aumento dei costi e partecipano invece dei risultati di nuove esplorazioni; società che godono di un aumento della produzione sostenibile e quelle che fanno grandi scoperte di giacimenti d’oro di alta qualità. Il 2012 sarà un anno importante per la credibilità del business di queste compagnie”. Piacciono la compagnia Franco Nevada, una società che si basa sulle royalty, ed El Dorado, una società mineraria d’oro in Turchia e Cina. Sul fronte dei titoli legati al rame, Carmignac punta su FirstQuantan, produttore di rame in Zambia, e Lundin Mining. Nei servizi petroliferi la scelta ricade su Ensco e Core Laboratories, e tra le società petrolifere (tra i produttori) Anadarko Petroleum e Pacific Rubiales.

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