1- RIPRESA GLOBALE OMOGENEA
La ripresa globale c’è, ed è anche omogenea prendendo in esame gli indici anticipatori dell’Ocse, ovvero gli indici che anticipano le tendenze e i punti di svolta del ciclo economico. E’ quanto emerso dalla web conference di Carmignac “Il buono, il brutto e il cattivo: il ciclo, le banche Centrali e le valutazioni”, a cura di Sandra Crowl: “C’è una comune tendenza al rialzo nel 2017, che dovrebbe continuare anche nel 2018. Come si vede dal grafico, mai gli indici delle più importanti aree economiche erano stati così vicini, e dal 2013 nemmeno così alti”. Gli indicatori presi in esame per l’Italia sono: fiducia dei consumatori, ordini dell’industria, tendenze della produzione, inflazione, importazioni dalla Germania.
2- MERCATI AZIONARI: USA MEGLIO DI EUROPA
Nell’analisi di Carmignac è stato anche fatto un confronto tra Europa e Stati Uniti. “In Europa la ripresa è generalizzata, anche se corre a velocità diverse – ha spiegato Sandra Crowl -. La Bce avrebbe potuto dunque fare una politica meno accomodante, ma ha continuato a farla perchè l’inflazione è rimasta sotto il 2%, invitando dunque alla prudenza”. Negli Usa invece il ciclo positivo, associato al clima di fiducia nei confronti della prossima riforma fiscale, hanno spinto ulteriormente le capitalizzazioni di mercato.
3- LA CRESCITA DEGLI UTILI PER AZIONE (EPS) PREMIA INVECE L’EUROPA (E GLI EMERGENTI)
Gli utili per azione (earnings per share, EPS), che si ottengono dividendo l’utile netto (al quale vengono sottratti i dividendi delle azioni privilegiate) con il numero medio di azioni messe sui mercati, vedono invece l’Europa prevalere. “Mentre infatti – spiega ancora Sandra Crowl – negli Usa i mercati crescono di più, poichè l’Europa è penalizzata da debiti sovrani e crisi del sistema bancario, gli utili delle aziende quotate crescono nel 2017 del 12%, e continueranno a salire del 19% nel 2018, mentre negli Usa solo del +7% nell’anno in corso e tenderà ad essere stabile”. A fare la performance migliore, come si vede dal grafico, sono i Paesi emergenti, che negli ultimi anni – al pari dell’Europa – viaggiavano ben al di sotto degli Usa.
4- I MERCATI EMERGENTI COL VENTO IN POPPA
Trascinati dagli indicatori positivi della Cina e dalla netta ripresa del commercio globale, i mercati emergenti attraversano un buon periodo, anche in prospettiva nel medio termine. “Mentre negli Usa – spiega Crowl – in consumi non ripartono, e vengono sostenuti dai debiti e da una sempre maggiore erosione del risparmio, nel 2017 gli emerging fanno molto meglio dei Paesi sviluppati. Il commercio globale, dopo la grave caduta del 2009-2010, è in ripresa e le bilance commerciali dei Paesi emergenti sono più che positive, soprattutto quelle della Cina e dei Paesi esportatori di prodotti finiti, più che di materie prime”. La Cina in particolare sta anche risolvendo il suo tallone d’Achille: la fuga dei capitali all’estero, che nel 2015 arrivò a toccare i 200 miliardi di dollari e che ora è stata neutralizzata.