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Carlo Nordio sogna di ridurre le norme antimafia ma Palazzo Chigi lo gela

Imagoeconomica

Sapere che alla guida del ministero della Giustizia c’è un magistrato garantista come Carlo Nordio è un sollievo dopo gli anni bui del ministro grillino Alfonso Bonafede e l’infatuazione giustizialista che per lunghi anni ha attraversato sia Fratelli d’Italia che la Lega e che ancora domina i Cinque Stelle. Dunque, ok al garantismo di Nordio, ma a due condizioni: che alle promesse seguano i fatti e che non si prendano lucciole per lanterne confondendo il garantismo con lo smantellamento di sacrosante norme antimafia.

In attesa di una riforma generale della giustizia, che porti al traguardo della separazione delle carriere dei magistrati che piaceva anche a Giovanni Falcone – anche se molti fingono di dimenticarselo -, Nordio ha presentato il 15 giugno un primo pacchetto di provvedimenti che prevedono, tra l’altro, la limitazione delle intercettazioni, la rivisitazione del traffico di influenze e la controversa abolizione dell’abuso d’ufficio, reclamata a gran voce anche da molti sindaci del Pd ma che, per come è stata scritta, incontra le obiezioni dell’Unione europea, come per tempo aveva segnalato Il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo.

Ma tutt’altro che condivisibili sono le recentissime dichiarazioni del Guardasigilli alla Festa romana di Fratelli d’Italia sulla rimodulazione del concorso esterno in associazione mafiosa, un reato che Nordio giudica “evanescente, un ossimoro”. Non la pensano affatto così non i tanti mafiologi alle vongole di casa nostra ma magistrati serissimi ed esperti altrettanto seri di lotta alla mafia che ritengono la norma sul concorso esterno uno dei capisaldi della legislazione italiana antimafia, non per caso considerata un modello nei principali Paesi europei. Perché è importante la norma sul concorso esterno alla mafia? Perché permette di colpire la zona grigia dove si annidano le complicità con l’organizzazione mafiosa e di toglierle il terreno sotto i piedi. Per fortuna il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, già magistrato e politico di grande equilibrio, ha subito provveduto a gettare acqua sul fuoco (“Le priorità del Governo sono altre”) e a sconfessare apertamente Nordio assicurando che “la modifica del concorso esterno non è in discussione e che il Governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata”.

C’è da sperare che il Guardasigilli abbia capito la lezione e che si sia pentito di aver fatto dichiarazioni in libertà proprio alla vigilia del 19 luglio, l’anniversario del tragico attentato al giudice Paolo Borsellino. La sua non è stata davvero un gran pensata e dunque, per una volta, giù dalla torre.

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