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Carini si ritira contro Imane Khelif: chi è la pugile intersex al centro delle polemiche. Ecco cosa ha detto Meloni

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L’attesissimo incontro degli ottavi di finale di boxe tra l’azzurra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif, che avrebbe dovuto essere una battaglia epica, si è concluso in un lampo, lasciando il pubblico e i media a bocca aperta. Dopo soli 46 secondi l’atleta azzurra ha abbandonato il ring, lamentando un dolore insopportabile. Così, Khelif avanza ai quarti di finale, mentre la carriera olimpica di Carini si ferma agli ottavi. Questo ritiro lampo ha scatenato una polemica accesa: è stato causato da un dolore reale o da una protesta contro la partecipazione di Khelif, al centro di controversie sui suoi livelli di testosterone e la sua condizione intersex?

Incontro tra Carini e Khelif: ecco cosa è successo

Tutto è accaduto in un lampo: dopo appena 36 secondi, un colpo iniziale ha fatto volare via il caschetto di Carini. Dopo una breve pausa, l’incontro è ripreso, ma l’atleta azzurra ha subito un secondo colpo che le ha causato un dolore intenso. Visibilmente provata, Carini ha dichiarato al suo angolo “Fa malissimo” e ha deciso di ritirarsi. Il suo ritiro ha portato alla vittoria automatica di Khelif. Subito dopo, Carini si è inginocchiata sul ring in segno di disperazione, mentre Khelif ha cercato di salutarla, ma senza ricevere risposta. L’epilogo drammatico del match ha solamente alimentato una serie di polemiche politiche riguardanti la condizione ormonale della giovane pugile algerina.

La versione di Angela Carini e del suo coach

Angela Carini ha dichiarato: “Sono salita sul ring con l’intenzione di combattere, ma un pugno mi ha fatto troppo male e ho deciso di fermarmi. Esco a testa alta “. Ancora scossa, Carini ha sottolineato di non voler giudicare le decisioni altrui e di aver accettato la sfida nonostante le polemiche, precisando che il ritiro è stato deciso per il bene della sua famiglia. Se l’incontro fosse stato irregolare, avrebbe aggiunto, “non spetta a me dirlo”.

Emanuele Renzini, tecnico della boxe azzurra, ha respinto le insinuazioni di premeditazione: “Sarebbe stato più facile non presentarsi, visto che tutta Italia ci chiedeva di non combattere. Ma Angela era determinata. Certo, al sorteggio ha detto ‘non è giusto’, ma non c’era premeditazione”. Renzini ha spiegato che Carini ha deciso di abbandonare dopo un pugno che le ha impedito di continuare. “Ho cercato di convincerla a completare almeno la prima ripresa, ma niente”.

Khelif non è trans ma intersex: cosa significa?

Imane Khelif, pugile algerina di 25 anni nata a Tiaret, è una donna intersex, non una persona transgender. Il termine “intersex” si riferisce a individui la cui anatomia o genetica non si allinea chiaramente con le tradizionali definizioni di maschio o femmina. Nel caso di Khelif, la sua condizione è nota come iperandrogenismo, che comporta una produzione superiore alla media di ormoni maschili, come il testosterone. Tuttavia, ciò non implica che sia una persona che ha cambiato sesso o che abbia intrapreso un percorso di transizione di genere.

Le persone intersex possono presentare una combinazione di tratti sessuali maschili e femminili per via di variazioni genetiche o ormonali naturali. Khelif, per esempio, presenta alti livelli di testosterone a causa di un’ipertrofia naturale delle ghiandole surrenali, che può essere associata a condizioni come la sindrome dell’ovaio policistico. Queste condizioni, pur comportando un livello di testosterone più alto della media femminile, non sono il risultato di uso di sostanze dopanti, ma di una variazione naturale del proprio sviluppo sessuale.

Ma come è sorta la controversia? Imane Khelif era stata esclusa dai Mondiali di New Delhi nel 2023 perché i suoi livelli di testosterone superavano i criteri previsti per le categorie femminili. Tuttavia, a differenza dei Mondiali, il Comitato Olimpico Internazionale ha autorizzato la sua partecipazione ai Giochi di Parigi 2024, accogliendo anche la taiwanese Lin Yu-ting, anch’essa esclusa dai Mondiali 2023 per lo stesso motivo.

Le reazioni

La destra italiana ha subito sollevato il caso, accusando Khelif di essere una “pugile trans” e denunciando un presunto favoritismo basato sull’”ideologia woke”. La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha parlato di “uomini che si identificano come donne”, mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha invitato Carini a Palazzo Madama per esprimere il suo supporto. Matteo Salvini ha criticato aspramente il “vergognoso” match, accusando i funzionari sportivi di aver permesso una competizione non equa, e il sottosegretario alla Giustizia, Delmastro, ha attaccato il “talebanesimo gender”, definendo il match una “ingiustizia biologica”.

Ecco cosa ha detto Giorgia Meloni

Anche la premier Giorgia Meloni ha espresso il suo disappunto: “Mi dispiace ancora di più, mi ero emozionata quando Carini ha scritto ‘combatterò’. In queste situazioni, contano dedizione e carattere, ma è fondamentale competere ad armi pari. Dal mio punto di vista, non era una gara equa. I livelli di testosterone di Khelif fanno sì che la competizione sembri squilibrata sin dall’inizio”. Meloni ha inoltre sottolineato che c’erano preoccupazioni legate alla sicurezza e ha avvertito che il tentativo di non discriminare potrebbe portare a una discriminazione delle atlete stesse. “Sono anni che cerco di spiegare che alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”.

In mezzo alla polemica e alle accuse di favoritismo, è chiaro che la vera sfida non è solo sul ring. Mentre la destra attacca Khelif senza prove concrete, il vero obiettivo dovrebbe essere garantire una competizione equa, basata su fatti e regolamenti, non su pregiudizi ideologici.

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