Via libera dal cda di Banca Carige alle manovre di rafforzamento patrimoniale volte a salvare la banca e a ripristinare i coefficienti patrimoniali.
Come previsto, l’operazione sarà suddivisa in une fasi: la prima riguarda l’emissione di obbligazioni subordinate Tier2 e la seconda un nuovo aumento di capitale. “Le due operazioni combinate ammontano ad un massimo di 400 milioni”, fa sapere l’istituto genovese.
Per quanto riguarda il bond, il cda ha approvato l’emissione di obbligazioni subordinate per un ammontare complessivo compreso tra 320 milioni e 400 milioni. Le obbligazioni verranno sottoscritte per 320 milioni dallo Schema Volontario di Intervento del Fondo Interbancario di Garanzia (Fitd), il cui consiglio di gestione ha già deliberato in merito convocando apposita assemblea.
La sottoscrizione avverrà entro il 1°dicembre, vale a dire subito dopo che lo Schema Volontario di Intervento del Fitd avrà detto ufficialmente Sì al prestito. Secondo quanto riferito da Radiocor l’assemblea delle banche consorziate dovrebbe riunirsi il prossimo 30 novembre.
Da sottolineare, come ricorda Banca Akros, che il Fidt ha deciso la scorsa settimana di ricapitalizzarsi per 2,7 miliardi di euro, grazie al contributo delle banche più grandi (vale a dire Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm, Ubi Banca) proprio in vista della probabile operazione sulla banca ligure. Lo scopo è ovviamente quello di evitare un eventuale fallimento di Carige che costerebbe a tutte le banche italiane 8 miliardi, la cifra dei depositi protetti dell’istituto genovese. “Se il Fondo interbancario vorrà fare un intervento, Intesa Sanpaolo per la sua parte sarà certamente pronta a sostenerlo”. Queste le parole dell’ad di Intesa, Carlo Messina, a margine degli Stati Generali del credito organizzati da Assolombarda, che però sottolinea “Nulla di più – ha precisato – Non faremo mancare il nostro sostegno al Fondo se lo faranno tutti”.
Tornando al piano, per quanto riguarda gli altri 80 milioni necessari, le obbligazioni “saranno collocate presso investitori privati (compresi eventuali attuali azionisti) che avranno, in caso di raccolta di manifestazioni di interesse per un ammontare complessivo superiore, la possibilità di sottoscrivere fino a massimi 200 milioni (con conseguente possibile riduzione dell’impegno dello Schema Volontario di Intervento del Fitd)”. Questo quanto si legge nella nota di Banca Carige.
In questo frangente, secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, Malacalza è ancora in dubbio. L’azionista di maggioranza aveva dato la propria disponibilità a impegnarsi nell’obbligazione per 50 milioni su una cifra complessiva di 200 milioni. Ora che però l’importo dell’emmissione potrebbe addirittura raddoppiare a causa delle nuove rettifiche, Malacalza starebbe pensando di tirarsi indietro.
Sull’aumento di capitale, sarà invece l’assemblea straordinaria degli azionisti di Carige, convocata per il prossimo 21 dicembre, a dare il via libera all’operazione che ammonterà a 400 milioni.
“Di fronte all’incombere delle scadenze a cui noi mettevano di fronte l’investitore, Malacalza Investimenti ha detto per favore, no, adesso, no”. Così Pietro Modiano, presidente di Carige ha spiegato la decisione di Malacalza Investimenti di non impegnarsi per ora sulla sottoscrizione del bond da 400 milioni varato da Carige.
“Questo ci ha messo in una certa difficoltà e di attivare altre soluzioni senza che questo corrisponda a un disimpegno: abbiamo continuato a ricevere messaggi orali e scritti di impegno, poi vedremo come si concretizzeranno”, ha aggiunto Modiano, sottolineando che la decisione di Malacalza è da attribuire in primis al rapidissimo evolversi della situazione in vista della trimestrale.
“Sono sicuro che i nostri azionisti sapranno manifestare in modo concreto la loro vicinanza”, ha spiegato con riferimento anche a Gabriele Volpi e a Raffaele Mincione.