E davvero tutta colpa del fisco se i carburanti italiani sono più cari della media europea? Sembrerebbe proprio di sì, stando alle tabelle aggiornate dal Ministero dello Sviluppo economico e appena diffuse dall’Unione petrolifera. Già nel corso del 2020 si era evidenziato che il cosiddetto stacco del prezzo industriale per il gasolio (la differenza media con gli altri prezzi in Europa escluse le tasse) era negativo per l’Italia anche se di poco.
Secondo le rilevazioni effettuate il 24 febbraio scorso il vantaggio sui prezzi industriali a favore dell’automobilista italiano si è esteso anche alla benzina: -1,3 centesimi di euro al litro e -1,8 per il gasolio, a fronte rispettivamente di un prezzo alla pompa di 1,546 euro al litro per la benzina e di 1,439 euro per il gasolio.
Peccato che la componente fiscale giochi, come sappiamo, un ruolo decisamente preponderante, confermando l’Italia al 2° posto assoluto tra i paesi UE, dopo l’Olanda, sia sulla benzina che sul gasolio. E così fisco pesa, sempre secondo l’ultima rilevazione, per oltre un euro al litro (1,007 per la precisione) nel caso della benzina e per 0,877 euro per il gasolio. Ed è così che il prezzo aggiornato alla pompa risulta di 1,546 euro al litro per la benzina a fronte di una media euro di 1,453, mentre paghiamo il gasolio 1,439 al litro a fronte di 1,311 della media europea.
Al di là dei listini e delle medie ufficiali, vale la pena di ricordare che con la liberalizzazione totale finale dei carburanti tra rifornimento self-service e servito e tra una stazione di servizio l’altra possono esserci differenze di prezzo anche del 30% e oltre.
Nell’ultimo aggiornamento dei suoi “Numeri dell’energia” l’Unione petrolifera fa rilevare che nel 2019 l’Italia ha aumentato le importazioni di greggio dell’1,8%, con forti riduzioni per gli arrivi dal Medio Oriente e una crescita notevole dall’Africa, Mare del Nord e soprattutto ex-Urss. Il primo paese tra i nostri 24 fornitori è stato l’Iraq (20%), seguito dalla Libia al 12%.
Lo scorso anno le raffinerie hanno lavorato 71,7 milioni di tonnellate di greggio, l’1,7% in meno rispetto al 2018 a fronte del persistente calo dei consumi globali dei prodotti petroliferi (per la verità anche all’aumento di efficienza media del parco circolante) che secondo i dati provvisori nel gennaio 2020 è stato del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre nello stesso periodo le vendite di carburante (benzina+ gasolio+gpl) sono diminuite dello 0,2%. Tutto ciò mentre le immatricolazioni di automobili sono scese a gennaio 2020 del 5,8% rispetto a gennaio 2019. In forte calo le vetture a gasolio (conseguenza diretta della vera e propria criminalizzazione normativa in atto) superate da quelle a benzina come prima alimentazione. In decisa crescita le vetture ibride, soprattutto – nota l’Unione petrolifera – le ibride a gasolio. In ripresa le immatricolazioni a metano, mentre le elettriche salgono ad un ancora modesto 1,2%.
Per contrastare l’uso inutile delle auto sarebbe giusto che il carburante costasse molto di più. Magari si possono togliere bolli, ipt, trapassi o altre tasse e mettere tutto sulla benzina. Sarebbe la volta buona che l’auto venga utilizzata solo per vere necessità.