L’obiettivo è stato raggiunto, grazie a un’intensa attività di ricerca multidisciplinare guidata da Eni e che ha coinvolto per dieci anni il Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara, Il Centro Ricerche Eni Upstream di Sandonato, le aree di business Upstream, Downstream e la Direzione Energy Solutions. L’impianto pilota su cui si stanno conducendo le prove di produzione è stato costruito a Ragusa, dove l’anidride carbonica estratta dai pozzi gestiti da Enimed insieme agli idrocarburi viene separata e inviata alla Centrale per le Energie Rinnovabili di Eni e distribuita in quattordici grandi cilindri trasparenti realizzati dalla Sun Algae Technology, una strartup austriaca ora acquistata da un gruppo italiano.
In questi cilindri alti cinque metri in fibra di vetro, vortica un liquido verde costituito da innumerevoli alghe microscopiche in sospensione nell’acqua salata. Per rendere l’ambiente ancora più fantascientifico i cilindri sono all’ombra ma brillano in modo stranissimo. Guardando sul tetto scopriamo l’origine di quelle strane luci: grandi concentratori solari che ruotano lentamente inseguendo il Sole. Ciascuno di questi concentratori è costituito da migliaia di brillanti lenti di Fresnel che concentrano la luce solare su altrettante fibre ottiche che poi vengono convogliate nei cilindri sottostanti illuminando le alghe.
Da qui il nome di fotobioreattori. Con la luce del Sole concentrata proprio su di loro e l’anidride carbonica fossile che gorgoglia sotto di loro le alghe hanno tutto quello che serve per crescere e diventare sempre più numerose. Una volta estratte dall’acqua, le alghe vengono essiccate formando una farina ricca di lipidi, da cui si estrae un olio che può essere inviato alle bioraffinerie di Eni al posto della alimentazione attuale costituita da olio di palma. L’acqua, intanto, viene separata, purificata e reimmessa nei fotobioreattori dove crescerà la generazione successiva di microalghe.
Uno sguardo al futuro
L’impianto pilota di Ragusa è in grado di catturare e riutilizzare 80 tonnellate/anno di anidride carbonica permettendo la produzione di 40 tonnellate/anno di farina algale, questa a sua volta permette di produrre 20 tonnellate di bio-olio grazie alla luce del Sole catturata da 320 metri quadrati di concentratori solari. Ma questo è solo l’inizio: sulla base dei dati ottenuti da questo primo impianto pilota – già in funzione da settembre 2017 – Eni prevede di costruire un impianto in grado di trattare fino a 1.500 tonnellate di CO2 all’anno; sempre all’interno dell’impianto Enimed di Ragusa.
Il risultato è frutto delle competenze maturate nel trattamento e nella coltivazione delle microalghe, nello sviluppo di tecnologie solari innovative, nei processi di raffinazione dei prodotti petroliferi, nella formulazione di prodotti di chimica verde e nelle tecnologie per la realizzazione delle bioraffinerie. Riassumendo: si elimina l’anidride carbonica fossile prodotta dagli impianti petroliferi e – grazie alle bioraffinerie Eni – si produce carburante verde usando la luce del Sole e creando un ciclo virtuoso fra gli impianti petroliferi convenzionali e quelli di raffinazione avanzati. Infine, ricordiamo che si produce un bio-olio di terza generazione che si trasforma in biodiesel non in competizione con le coltivazioni agricole ad uso alimentare.
Da Eniday.
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Bello, ma…..con l’efficienza attuale 1 solo impianto produce quindi 20m3 ( 20.000 lt circa) di biocarburante per motori a ciclo Diesel che, se utilizzati da 1 Camion-TIR, servono per una autonomia di circa 100.000 km (consumo medio ottimista di 5 km/lt ) . Praticamente la percorrenza media di 4-8 mesi di 1 solo automezzo. Buona sperimentazione ma serve altro. Trasformazione a Metano con ibridazione elettrica dei motori Diesel sono gli elementi tecnologici da perseguire per un efficientamento ed abbattimento rapido degli inquinanti sulle medie/lunghe percorrenze (Mercedes-Benz docet).