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Car sharing, è boom in Italia: a guidare la rivoluzione è Milano

Dodici città attivamente coinvolte nei servizi, 18 operatori diversi, una flotta di 6.000 veicoli complessivamente e 500.000 utenti di “sharing mobility”: sono alcuni dei numeri che evidenziano il grande momento della mobilità condivisa in Italia, soprattutto a Milano, Torino, Roma e Firenze – La sfida delle auto elettriche e degli scooter.

Car sharing, è boom in Italia: a guidare la rivoluzione è Milano

Car sharing, la nuova moda italiana. La mobilità condivisa, prima tramite auto e bici e ora anche con gli scooter, prende sempre più piede nel Belpaese, che pure vanta le primissime posizioni in Europa come numero di veicoli di trasporto posseduti da ogni famiglia. E se non dappertutto le politiche per una scelta più economica ed ecologica sono così evolute, il traino di città all’avanguardia come Milano, seguita a ruota da Torino, Roma e Firenze, inizia a influenzare positivamente le statistiche.

Dodici città attivamente coinvolte nei servizi, 18 operatori diversi, una flotta di 6.000 veicoli complessivamente e 500.000 utenti di “sharing mobility” rappresentano numeri di assoluto valore, specialmente se confrontati con quanto è stato realizzato nel precedente decenni: il “boom” è certificato da un recente studio (apri pdf) sono stati pubblicati alcuni dati di sintesi presentati al recente salone internazionale dell’Automobile di Francoforte, che quest’anno aveva un intero padiglione dedicato al “New Mobility World”, un concentrato di best practices e operatori dell’innovazione provenienti da tutto il mondo.

La situazione non è però uguale in tutte le città, come detto. Se escludiamo le piccole realtà che oggi hanno solo il car sharing tradizionale, cosiddetto “station based”, cioè con parcheggi vincolati, il vero confronto italiano si concentra sui 4 capoluoghi citati, che possono vantare una diversificazione di offerta. Milano, Firenze, Roma e Torino rappresentano il vero mercato della nuova mobilità in Italia. Roma vanta servizi diversificati con flotte importanti di Car2go ed Enjoy e proprio in questi giorni ha aperto al car sharing elettrico e allo scooter sharing. Un po’ all’inseguimento del primato di Milano, che è assolutamente all’avanguardia in Europa e che già da mesi ha avviato anche il servizio dei motori a due ruote.

Torino sembra essere una buona piazza per i gestori di free floating nonostante i misteriosi atti vandalici che hanno colpito Car2go nelle ultime settimane. Realtà più piccole come Firenze faticano per ora a trovare una dimensione di fruibilità. Al di là di fattori di “moda” le dimensioni urbane più contenute e una densità abitativa inferiore alle metropoli rendono i servizi free floating (così come quelli tradizionali) al limite della sostenibilità. 

Milano rappresenta dunque l’80% del mercato di sharing mobility italiano, con 350.000 clienti, oltre 2.400 auto, 40.000 utenti di bikesharing e 36.000 associati al più recente Scooter sharing. Nulla da aggiungere, i numeri parlano chiaro: Milano attraversa un momento di prosperità e modernità che parte da molto lontano, con progetti e investimenti iniziati sin da subito con la giunta Pisapia (e anche prima) e che la rendono sempre più appetibile e vivibile.

Numeri a parte le principali innovazioni introdotte in Italia hanno due linee guida: nuovi operatori e nuove forme di sharing. L’arrivo recente di un nuovo player commerciale sta scompigliando un po’ le carte in tavola degli operatori: Sharengo è partita a Milano con le prime 150 auto interamente elettriche ma sta rapidamente conquistando molte altre piazze italiane.

L’idea di carsharing elettrico è la più gradita proposta che amministrazioni locali possano accettare perché abbatte anche le uniche critiche che in passato sono state rivolte ai car sharing endotermici. Condivisibile quindi che in pochi mesi siano stati pubblicati bandi di car sharing elettrico a Firenze, Roma e Torino e, probabilmente, presto anche in altre città. L’unico limite oggi potrebbe essere rappresentato dal veicolo in sé, che in quanto omologato come quadriciclo si presenta con un appeal molto diverso rispetto alle più “glamour” Smart e 500.

Il car sharing elettrico ha costi di avvio e di “operations” molto più alti del sistema tradizionale, sia perché le auto hanno costi di acquisto maggiori, sia perché la gestione è molto più onerosa. In assenza di sistemi integrati di ricarica l’operatore deve spesso portare le auto in ricarica. Ma i cittadini (e i giovani in particolare) hanno abituato a grande entusiasmo sulle novità e ci si augura che anche il car sharing elettrico possa rappresentare la prossima evoluzione.

Restano per ora esclusi dalla sfida del 100% green i grandi player finora protagonisti del mercato, almeno in Italia. Car2go lancia una flotta di 500 Smart Elettriche, ma a Madrid; Europcar (socio di Car2go) sempre in Spagna, a Malaga, ha appena lanciato un servizio fully electric su base Nissan in collaborazione con Enel/Endesa; mentre le uniche 500 EV in circolazione in Italia sono in gestione a carcityclub, operatore di Torino (aderente al circuito ICS Car sharing).

Una seconda recente innovazione deriva dall’introduzione, come detto, delle due ruote. Non le biciclette, il bike sharing è già ampiamente diffuso ma non ha rilevanza di business e di marginalità economica, ma gli scooter. Anche qui dopo il primo test di Milano l’interesse cresce rapidamente. Trentasei mila sono gli iscritti a Enjoy a 2 ruote (anzi 3 ruote considerato l’uso del Piaggio MP3), mentre nuovi bandi sono già stati annunciati da altre città, a partire da Roma. Nuovamente troviamo players internazionali spagnoli e tedeschi pronti a scendere in campo anche se il servizio su due ruote è ancor più rischioso. La partita è sempre più aperta, ma qualcosa si muove: e non lo fa necessariamente con l’auto di proprietà.

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