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Caporetto Alitalia: il Governo convince le Poste a concorrere al salvataggio con 75 milioni

Le Poste nuovo partner industriale di Alitalia: Letta convince Sarmi a far partecipare il gruppo pubblico con 75 milioni all’aumento di capitale per salvare la compagnia aerea – Il resto lo faranno gli attuali soci e il sistema bancario – Ma senza aumentare la propria competitività Alitalia non andrà lontano

Caporetto Alitalia: il Governo convince le Poste a concorrere al salvataggio con 75 milioni

Salvare l’Alitalia in una logica di mercato e nel rispetto delle regole europee sarebbe cosa buona e giusta ma evitare la definita Caporetto della compagnia aerea, che è tecnicamente fallita da anni, attraverso il concorso delle Poste italiane è un’operazione che sfiora il ridicolo. E non ci si venga a raccontare la favola che Alitalia è un asset strategico del Paese. Ma che c’entrano le Poste con l’Alitalia? E, al di là del soccorso immediato, che cosa potranno mai fare le Poste italiane per ridare davvero competitività all’Alitalia?

Nel drammatico consiglio d’amministrazione di domani mattina dell’Alitalia verrà annunciata e approvata la soluzione che evita, almeno per ora, sia il commissariamento che la sospensione delle attività aziendale. Ma a che prezzo. La via individuata, con il sostegno del governo Letta, prevede un aumento di capitale dell’ordine di 300 milioni di euro, in larga parte a carico degli attuali soci italiani e di Air France e in parte minore (75 milioni) delle Poste, che avrà una quota pari al 15% del capitale.  Poi ci sarà il sostegno del sistema bancario. Sarà interessante anche sapere come il capo delle Poste, Massimo Sarmi, che fino a ieri era candidato a diventare il presidente di Telecom Italia, giustificherà l’entrata in campo in un business che nulla ha che vedere con quello postale. E pensare che nell’estate del 2012 le Poste avevano addirittura deciso di mettere in vendita la loro piccola compagnia aerea Mistral. Incredibile.

E’ da oltre 15 anni che, una volta finito il soccorso dello Stato, l’Alitalia – che è quasi sempre stata una grande greppia per partiti e sindacati e l’esempio di quanti danni può fare lo Stato imprenditore – ha cominciato a boccheggiare. Salvo la breve parentesi della gestione Mengozzi alla fine degli anni ’90 è sempre stata in rosso. Sarebbe stato necessario privatizzarla e accoppiarla a Klm e ad Air France fin da allora. O almeno nel 2008. Ma si sa come sono andate le cose.

Prima An, poi la Cgil e infine Berlusconi con la cosiddetta cordata dei patrioti hanno fatto a gara a distruggere Alitalia.  Ora tocca alle Poste: può darsi che a breve non ci fosse altra soluzione immediatamente percorribile se non il fallimento o il commissariamento di Alitalia. Ma la soluzione architettata sembra un rimedio peggiore del male. Che potrà permettere alla compagnia aerea di galleggiare per qualche tempo ancora ma certamente non di decollare.

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