Un capitalismo sociale di mercato?
Elizabeth Warren, la combattiva senatrice del Massachusetts, potrebbe essere veramente il prossimo candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti se lo spostamento a sinistra della base democratica continua ai ritmi attuali. La base elettorale più giovane del partito è ormai in grande parte su posizioni neo-socialiste ben rappresentate da Bernie Sanders che, per ragioni di età (avrà 79 anni nel 2020), potrebbe passare alla prossima tornata di primarie democratiche. Potrebbe però far avere alla Warren il suo endorsement.
La senatrice è spesso oggetto dello scherno di Trump che le si riferisce con il nomignolo di Pocahontas aggiungendo tra parentesi (the bad version). La Warren si è infatti volontariamente sottoposta a un test genetico per verificare la sua ascendenza nativa americana, da lei da tempo dichiarata ma fortemente messa in discussione dai suoi avversari. In effetti il test sembrerebbe far risalire le origini nativo-americane della Warren tra la sesta e la decima generazione nella genealogia della sua famiglia. Una vicenda che prova quando si sia indurito, guastato e personalizzato il dibattito politico nella più grande democrazia del mondo.
Alcune recenti uscite della Warren sul capitalismo hanno però meravigliato l’opinione pubblica che in genere la colloca sul versante opposto. Dopo le sue dichiarazioni molti si sono domandati se non stia correndo troppo in soccorso al capitalismo o se abbia annacquato i progetti di condurlo a un forte contenimento. Forse c’è anche un tipo di voto moderato nella sua ottica. In realtà la Warren non combatte il capitalismo di per sé, ma un certo tipo di capitalismo, il blocco monopolistico-azionario, rappresentato da Wall Street e dalle grandi corporation monopolistiche. Un capitalismo che che non è l’unica forma che la storia ci ha fa consegnato. Il modello renano, per esempio, non dispiacerebbe alla senatrice del Massachusetts che vede nella cogestione delle imprese, che operano in una condizione di concorrenza vera, una possibile soluzione alle storture del sistema economico e di governance acuitesi dopo la grande recessione e con l’avvento delle grandi organizzazioni di Internet.
Franklin Foer direttore di “The Atlantic” ha discusso con la Warren queste sue recenti prese di posizione e ne è uscita un’intervista, pubblicata sul periodico di Boston, di cui riportiamo di seguito i passi principali. Ne esce un quadro interessante.
La Giovanna d’Arco del capitalismo?
Mentre gran parte dell’azione della sinistra americana negli ultimi mesi si è sviluppata all’insegna di un rinnovato entusiasmo per il socialismo, la senatrice Elizabeth Warren si è attestata su una posizione differente. Ultimamente, ha esposto le sue idee sulle prospettive del capitalismo in un discorso molto citato e in un editoriale del Wall Street Journal. Invece di sostenere il superamento del sistema, si è presentata come la sua salvatrice.
Nelle sue riflessioni ci sono due proposte forti per la riforma del mondo del business Una è la proposta di legge, denominata Accountable Capitalism Act, che imporrebbe alle maggiori società di riservare ai dipendenti il 40 per cento dei seggi nel consiglio di amministrazione. La proposta intende essere un antidoto alla pratica shortism delle più grandi imprese quotate in borsa e a mettere fine alla facilità con cui gli amministratori delegati prendono decisioni che arricchiscono loro e gli azionisti a spese dei lavoratori e della loro azienda. Un sistema simile esiste in Germania e va sotto il nome di “cogestione”.
La seconda delle sue proposte è ciò che la Warren chiama l’Anti-Corruption e Public Integrity Act, un disegno di legge che mira a rimuovere la dilagante corruzione a Washington. Warren ha sferrato un attacco frontale al lobbismo, chiedendo il divieto a vita per i civil servant federali (incluso il presidente, i membri del Congresso e i segretari di gabinetto) di trasformarsi in venditori ambulanti stipendiati di influenza. La sua argomentazione è che il lobbismo mina il funzionamento dei mercati, consentendo alle corporation di esercitare un controllo estensivo sulla legislazione e di utilizzare il governo per abbattere i concorrenti.
Quando ho sentito la Warren parlare della crisi del capitalismo, le ho chiesto di sedersi con me per approfondire la sua teoria sul capitalismo. L’ho intervistata nel suo ufficio di Washington, D.C. La trascrizione della nostra conversazione è stata leggermente modificata e condensata.
I mercati producono valore
Franklin Foer: Tutti i banchieri d’investimento, che hanno delle bambole voodoo che ti impersonificano, potrebbero essere un po’ sorpresi dalla tua recente dichiarazione di essere “capitalista fino all’osso”. Cosa intendevi?
Elizabeth Warren: Credo nei mercati e nei benefici che possono produrre quando funzionano bene. I mercati regolati possono produrre un enorme valore. Gran parte del lavoro che ho svolto – dal Consumer Financial Protection Bureau alla mia legge sugli apparecchi acustici – ha l’obiettivo di far funzionare i mercati per le persone, non di far funzionare i mercati per una manciata di azionisti che ne spremono tutto il valore. Credo nella concorrenza.
Foer: A quale scopo?
Warren: I mercati creano ricchezza. Okay? Per questo ho insegnato diritto commerciale. Torniamo un attimo ai principi basilari del mercato. Quando insegnavo, il primo giorno di lezione mi toglievo l’orologio e proponevo alla classe di acquistarlo. Suggerivo un prezzo di $ 20. Quindi chiedevo agli studenti: a quale valore voi stimate questo orologio? Gran parte della classe rispondeva $ 20. Ma questa non era la risposta giusta. Tutto ciò che sappiamo è che l’acquirente è disposto a scambiare una banconota da $ 20 con l’orologio. Cosa sapeva l’acquirente del valore stimato dal venditore? Succede esattamente l’inverso. È il venditore che preferisce avere la banconota da $ 20 che l’orologio. Ora, la maggior parte della gente pensa che il beneficio dei mercati sia questo: mi prendo la banconota da 20 $, ottimo, che valuto di maggior valore dell’orologio, mentre tu prendi l’orologio che hai stimato più della banconota da $ 20. Guarda che qui c’è un enorme valore in eccesso. Forse volevi quell’orologio perché completava la tua favolosa collezione di orologi o perché avevi un disperato bisogno di un orologio o perché era così sexy che saresti stato disposto a pagare centinaia di dollari. Tu hai ottenuto tutto quel plusvalore, e io, avevo veramente bisogno di quei $ 20. Ho avuto un’opportunità di investimento per quei $ 20 che hanno fruttato un ritorno molto più alto. Ecco come i mercati creano valore aggiunto.
Foer: Ma i mercati in questo momento stanno facendo un buon lavoro nella produzione di ricchezza. Vero
Warren: Giusta domanda.
Foer: Nella tua descrizione dell’orologio e della banconota, i mercati funzionano bene.
Le regole sono indispensabili
Warren: Certo che funzionano. Il problema sorge quando le regole non sono applicate, quando i mercati non sono campi da gioco neutri e tutta quella ricchezza viene convogliata in una direzione. Ad esempio, fino al crollo finanziario, c’erano molti mediatori ipotecari che vendevano mutui. Wow! Sono diventati supericchi. Le famiglie pensavano di comprare un prodotto che potevano permettersi e di cui capivano anche i pagamenti. Però molti di loro hanno perso tutto. Questo è un mercato che chiaramente non stava funzionando. La prima cosa che ha fatto l’Ufficio per la protezione finanziaria dei consumatori (Consumer Financial Protection Bureau), dopo il suo insediamento, è stato quelle di introdurre nuove regole in merito ai mutui. Non perché volesse controllare il mercato dei mutui, ma perché il mercato potesse funzionare. Guardiamo alle regole. Queste fondamentalmente dicono che puoi competere, ma devi essere molto chiaro sulle cose sulle quali stai gareggiando. Cose come: le informazioni devono essere chiaramente collocate sui documenti e tutte nella stessa posizione, così le persone possono mettere i moduli uno accanto all’altro e vedere cosa c’è di diverso. Non si può metterlo a pagina 32 in caratteri microscopici.
Foer: Spesso, sembra che tu non stia davvero criticando il comportamento dei mercati, ma descrivendo delle azioni di furto e frode.
Warren: Esattamente. Il furto non è il capitalismo. Giusto?
Foer: C’è stato un momento in cui il capitalismo in America ha funzionato?
Warren: Ci sono momenti in cui alcune parti dei mercati hanno funzionato meglio. Guardiamola in questo modo: il periodo 1935-1980 è stato un tempo in cui c’è stata molta più enfasi sul potere dei lavoratori e dei sindacati. L’adesione ai sindacati stava aumentando. C’era una regolamentazione più forte dei mercati, una maggiore applicazione delle leggi antitrust. La Securities and Exchange Commission era appena stata creata ed era un poliziotto di quartiere. Il Glass-Steagall veniva applicato severamente, la FDIC era entrata in vigore (ente governativo di controllo della solvibilità delle banche e di tutela dei risparmiatori). E se si guarda bene il PIL, in America, è salito del 90% dal 1935 al 1980 e il 90% della popolazione ha ottenuto il 70% di tutta la nuova ricchezza.
Foer: Controllo, regole: questi sono concetti fondamentali per te.
Warren: Sì.
La tragedia degli anni ottanta
Foer: Cosa dici della natura umana? Abbiamo questa innata inclinazione allo scambio e al commercio. Eppure, il mercato fa emergere anche una innata tendenza umana verso l’avarizia e l’avidità.
Warren: La metterei in modo diverso. C’è sempre qualcuno che vorrà controllare le cose. La questione è quella di avere delle buone regole e un poliziotto efficace per far rispettarle. È qui che la ruota ha iniziato a perdere pezzi a partire dagli anni ’80. Si tratta di una questione politica. Non è un problema di mercato. Ci sono stati anni di regole non perfette ma ben applicate che hanno funzionato e tenuto abbastanza bene. Poi sono arrivati gli anni ’80 con il lobbismo da parte di ricchi ben collegati ai politici e le regole hanno iniziato a cambiare. Le regole hanno iniziato a pendere un po’ di più verso i ricchi e i potenti. Solo un po’ di più. La loro applicazione è diventata sempre più debole. Ricordi la narrazione che iniziò negli anni ’80 sulla deregolamentazione e le bellezze che la deregolamentazione avrebbe portato all’America? Capisco che nessuno vuole rispettare i regolamenti stupidi. Ho capito! Ma la deregulation è diventata una parola in codice per “licenziare i poliziotti”. Non i poliziotti di Main Street, i poliziotti di Wall Street.
Foer: Gli anni ’80 sembrano essere il momento della tua personale trasformazione politica. Giusto? [Warren dice che in quel periodo passò dall’essere un elettore repubblicano a diventare un attivista dei consumatori.
Warren: Sì. Non voglio però esagerare, perché la verità è che non ero molto attiva politicamente. Ero sensibile e interessata alle idee economiche e a quello che stava succedendo alle famiglie dei lavoratori. Questa è stata la motivazione che mi ha spinto verso la politica sin dalla prima volta che ho iniziato a ha interessarmi di ciò.
Foer: Ma ha cambiato la tua analisi del capitalismo?
Warren: Assolutamente.
Foer: Sulla questione di regolamentazione e del controllo, sei molto prudente.
Warren: Cerco di essere equa.
La carta delle governance
Foer: Quando pensi di poter implementare le nuove strutture previste dal tuo Accountable Capitalism Act, volte a creare un nuovo assetto federale per il controllo delle società – perché una struttura di questo non è ancora pronta per il suo insediamento.
Warren: Si tratta di prendere la struttura attuale e farla funzionare meglio. Ogni azienda in America è registrata da qualche parte. Le grandi banche del paese sono già state registrate a livello federale. La carta della governance è il luogo in cui risiedono le regole. Per decenni ci sono state restrizioni su queste carte su quello che le aziende possono fare e indicazioni su cosa devono fare. Trimestrali, riunioni annuali degli azionisti ecc. Quello che propongo è di modificare tali regole per le società plurimiliardarie. Il motivo è perché adesso le regole non stanno funzionando. Stavamo parlando di quando il PIL saliva, la produttività cresceva e miglioravano i salari dei lavoratori. A partire dagli anni ’80, questo trend si è appiattito. Il PIL continua a salire, la produttività continua a crescere, ma i lavoratori rimangono indietro e il divario è ora diventato enorme. L’84 percento della ricchezza nel mercato azionario va al 10 percento della popolazione. La metà degli americani non possiede alcuna una quota di azioni e non partecipa alla distribuzione della ricchezza. Nemmeno un’azione. Nemmeno in un piano pensionistico o un 401(k). Una parte enorme del valore creato dalle società viene indirizzata verso gli azionisti. Non è sempre stato così. C’è stato un tempo in America in cui la ricchezza era condivisa tra coloro che avevano contribuito a produrla. I lavoratori e gli investitori. Questo non succede più oggi.
Foer: In quello che dici si vede l’influenza del lavoro di Louis Brandeis sulle cause sociali dell’economia. Brandeis aveva una visione di come l’economia potesse essere strutturata diversamente quando venivano applicate le regole. Ha favorito il piccolo commercio. Nella tua visione, chi viene favorito? Ci sono forze sul mercato che ritieni siano state ingiustamente imbrigliate che vuoi vedere liberate dalle catene?
La concorrenza
Warren: Sì. Perfetto. La concorrenza è la soluzione. Amo la competizione. Voglio vedere avviare una start-up per chiunque abbia una buona idea, dandogli la possibilità di entrare nel mercato e provare. Questo è ciò che è più mi interessa. In questo momento ci sono così tante persone che contestano le mie riforme e altre riforme, che affermano di essere a favore del business. Loro non lo sono in realtà. Sono pro-monopolio. Sono pro-concentrazione di potere, sono per qualcosa che schiaccia la concorrenza. È qui che la politica e l’economia interagiscono. Una volta che una impresa sale di scala così da fatturare centinaia di milioni di dollari – no! miliardi di dollari – oggi tende a utilizzare queste risorse per influenzare il governo, per tagliare le gambe ai concorrenti così che nessun altro si possa arrampicare nella scala sociale. Vogliono tagliare quella scala in modo tale che i grandi non debbano più competere con i piccoli. Mi stavi chiedendo che cosa mi entusiasma dei mercati? In realtà ciò che mi entusiasma dei mercati è la competizione. Voglio assicurarmi di avere una serie di regole che consentano a chiunque abbia un’idea valida e competitiva di entrare nel gioco.
Foer: Ho sentito le tue ultime proposte sono un tentativo di salvare il capitalismo, il che implica che si trova in difficoltà. Quale pensi che sia lo stato del capitalismo americano?
Warren: Mi preoccupo sia per il capitalismo che per la democrazia. Una volta tutti credevano che le persone che lavorano duramente e giocano secondo le regole abbiano la possibilità di costruire una vita in vera sicurezza e che i loro figli staranno meglio di loro. Oggi quel sogno si scontra con una realtà molto dura: il mondo funziona meglio per un numero sempre più piccolo di persone. Questo è un problema per il capitalismo e per la democrazia allo stesso tempo.
Foer: Al momento, a sinistra, si parla molto del socialismo, che sembra un po’ lontano da quello che tu dici sul ruolo del capitalismo.
Warren: Ripeto. Adoro la concorrenza che deriva da un mercato che ha regole decenti. Adoro la legislazione che incoraggia chiunque abbia una buona idea a cimentarsi in una propria attività.
Foer: Quando Franklin Roosevelt parlava della crisi del capitalismo, vedeva emergere alternative al capitalismo che non gli piacevano e ne fece un argomento per parlare al paese, per dire “Guardate, abbiamo bisogno queste riforme per salvare questo sistema, al fine di evitare che accada qualcosa di pericoloso, qualcosa che va in un’altra direzione “.
Warren: Okay. Tu porti la discussione a 10mila metri di altezza, il che è fantastico, ma la mia argomentazione è molto più concreta. Dobbiamo fare in modo che il capitalismo funzioni per le famiglie e dobbiamo fare in modo che la democrazia funzioni per le famiglie … Non è questione di alternative, sto solo dicendo che le famiglie vivono in questa precisa economia. Un mercato azionario in crescita non è utile per la metà degli americani che non possiedono una sola quota di azioni. L’aumento della produttività, che non si traduce in aumenti salariali per le persone che effettivamente svolgono il lavoro, non gli sta creando un futuro migliore. I costi che salgono alle stelle per l’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’alloggio immiseriscono le famiglie che stanno lottando con salari bassi. Ognuno di questi problemi riguarda l’esperienza vissuta, ed è questo che influenza la mia visione del capitalismo e della democrazia nel 2018.
Foer: Trovo interessante che tu abbia usato frequentemente la parola democrazia in connessione con tutto questo.
Warren: Ecco di cosa si tratta. O hai un’idea e vuoi entrare nel mercato e allora hai bisogno di un mercato competitivo, oppure sei un dipendente e vuoi essere in grado di negoziare la tua prestazione, vuoi avere un po’ di potere contrattuale per ottenere una quota del valore che produci. Questa è partecipazione, ma è anche costruzione della democrazia. Quando Big Pharma arriva a Washington e ottiene una legge che dice che il governo federale non può negoziare i prezzi dei farmaci, allora la democrazia non funziona per le famiglie. Quando le grandi compagnie [del carbone] possono ottenere una nuova regolamentazione dall’EPA, che aumenterà il pulviscolo nell’aria e innescherà oltre 100.000 morti premature, allora la democrazia non funziona più per il popolo americano. Quindi hai ragione. Tutto ciò su cui sto lavorando è dare agli individui l’opportunità, la libertà di partecipare a questa economia e alla governance di questo paese. Amo queste cose.