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Capacità digitali: aziende cercano disperatamente tecnici e ingegneri informatici

In Italia la cultura e le competenze digitali non riescono ancora a tenere il passo con la società e l’economia; il rischio è che il nostro Paese accentui il ritardo rispetto alle altre economie sviluppate. E’ questo in sintesi il risultato che emerge dall’Osservatorio delle Competenze Digitali, condotto dalle principali associazioni ICT: AICA, Assinform, Assintel e Assinter Italia e promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e realizzato da NetConsultingcube, presentato oggi a Roma.

Ecco alcuni numeri. Le competenze digitali sono diffuse a macchia di leopardo, con un livello di copertura (inteso come la simultanea presenza di tutte le componenti necessarie all’attività aziendale) che varia dal 73% delle aziende ICT al 67% delle società in house delle Regioni e Province Autonome al 48% delle aziende utenti, per poi scendere al 41% nella PA Centrale e al 37% nella PA Locale. Poca formazione digitale interna, la media è di 6,2 giornate l’anno nelle imprese ICT, 4 nella PA e solo 3 nelle aziende utenti.

Al top le lauree in Informatica e Ingegneria, ma manca una condivisione dei percorsi e delle competenze che servono alle aziende più innovative. Per l’80% delle aziende informatiche risulta inoltre fondamentale un sistema di certificazione delle competenze tecniche. I profili più ricercati sono il Security Specialist, l’Enterprise Architect e il Business Analyst per le aziende informatiche, che li cercano per il 70% nei network professionali. Per le aziende utenti e la PA i più ricercati al primo posto sono i CIO (Chief information officer, il responsabile della gestione informatica). La ricerca avviene tramite agenzia (50%) e nel caso della PA tramite concorso pubblico. Le retribuzioni per i profili digitali sono in lieve crescita per gli impiegati (+3,6%) e in calo per dirigenti (-1,2%) e quadri (-2,9%).

Infine, in tema di osmosi scuola-lavoro lo studio rileva che il 60% delle aziende (ICT e utenti) e degli Enti ha rapporti continuativi con il mondo accademico, finalizzati prevalentemente ad assorbire risorse già formate per attività di stage, nonché di supporto a tesi di laurea sperimentali. Poche infatti sono le realtà che partecipano ai comitati di indirizzo dei corsi di studio. I rapporti con gli Istituti Tecnici/Istituti di Istruzione Secondaria sono scarsi: solo il 27,3% delle aziende ICT e il 22% di aziende utenti ed Enti Pubblici li dichiarano.

“Il messaggio che emerge dalla presentazione dell’Osservatorio – afferma una nota delle associazioni informatice e dell’Agid – non può che concentrarsi dunque sulla necessità di una condivisione strategica, volta ad amplificare e velocizzare il dialogo tra mondo dell’istruzione e del lavoro”.

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