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Caos Sudamerica: Cile in fiamme, Argentina al voto

Giorni di grande tensione in America Latina: scontri in Ecuador e Cile, accuse di brogli nella rielezione di Evo Morales in Bolivia, allarme corruzione in Perù, dove è stato sciolto il Parlamento – L’Argentina è sull’orlo del default e domenica torna alle urne: per Macri in vista una sonora sconfitta.

Caos Sudamerica: Cile in fiamme, Argentina al voto

Non è un periodo tranquillo per il Sudamerica, balzato agli onori delle cronache negli ultimi giorni per diversi focolai di tensione. A creare preoccupazione è soprattutto la situazione in Cile, un Paese che secondo le stesse parole del suo presidente, il conservatore Sebastian Pineira, “è in guerra”. La sommossa per l’aumento delle tariffe della metropolitana (quasi quadruplicate dal 2007) e per l’altissimo costo della vita in un Paese che negli ultimi anni si era candidato a diventare un esempio di economia virtuosa in America Latina, ha già provocato 11 morti e 2.000 arresti in tutto il Paese, con l’esercito in strada come non si vedeva dai tempi della dittatura di Pinochet. A nulla è valso il ritiro, da parte del Governo, delle misure contestate: la rabbia, soprattutto della popolazione più giovane, è ormai deflagrata.

La settimana scorsa era invece toccato all’Ecuador, sempre per lo stesso motivo: il costo della vita. Ventimila indigeni hanno invaso Quito, messo in fuga il presidente, saccheggiato e incendiato la capitale, e costretto infine il governo a revocare i provvedimenti contestati. Trascurando la drammatica situazione in Venezuela, che quanto meno nell’ultimo periodo non ha registrato escalation, non stanno mancano le tensioni nemmeno in Perù e Bolivia. In Perù si è arrivati di recente allo scioglimento del Congresso e all’indizione di nuove elezioni, dopo una sequela di tre ex presidenti arrestati, un quarto latitante, un ex capo di Stato suicida. La paralisi è arrivata perché la maggioranza difendeva uno stuolo di corrotti anche tra le alte sfere della magistratura. A pagare è la crescita economica: il Perù l’anno scorso correva al 5%, oggi solo all’1,5%.

In Bolivia invece il popolarissimo presidente Evo Morales, icona delle sinistre di tutto il mondo, ha prima forzato le regole costituzionali candidandosi per un quarto mandato (è in carica dal 2005…), e poi vinto le elezioni di domenica scorsa con l’accusa però di brogli. Secondo i risultati ufficiali, il leader andino avrebbe nettamente sconfitto lo sfidante Carlos Mesa (peraltro suo predecessore come presidente), ma l’opposizione è pronta a contestare la regolarità del voto: la situazione è tesissima in tutto il Paese, con scontri fra le opposte fazioni a La Paz, mentre e Sucre una folla inferocita ha persino incendiato il tribunale elettorale.

Infine, l’Argentina. La seconda economia del Sudamerica è sull’orlo di un nuovo default: nonostante la “cura” Macri e il prestito monstre da 56 miliardi ottenuto dall’Fmi, Buenos Aires è nuovamente in piena crisi. A risentirne è non solo la crescita (Pil -3% quest’anno) ma anche l’inflazione, esplosa al 54% con inevitabili conseguenze sulle condizioni di vita della popolazione (il tasso di povertà è al record storico del 35%), intenzionata a “punire” il presidente liberista alle elezioni in programma domenica. Macri le sta provando tutte per rimontare dopo la disfatta alle primarie di agosto, ma i sondaggi prevedono per lui una debacle: i punti di vantaggio del candidato peronista Alberto Fernandez sarebbe pari o addirittura superiore ai venti punti percentuali. Chiunque vinca, all’indomani del voto rimarrà all’orizzonte un nuovo corralito.

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