Milano sfida il governo e prende le distanze dalla decisione tripartisan del Coni sulla candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2026. Dopo la discussa decisione del Coni di dare il via libera a una candidatura tripla con Milano, Torino e Cortina tutte insieme ad ospitare i Giochi tra sette anni e mezzo (non è mai successo nella storia delle Olimpiadi, nemmeno quelle estive, che le città organizzatrici fossero più di una), il sindaco di Milano Beppe Sala, che aveva data per fatta una vittoria del capoluogo lombardo o tutt’al più un ticket con la veneta Cortina (e in passato era stata anche offerta a Torino la soluzione MiTo), ha scritto al presidente del Coni Giovanni Malagò sfilandosi dalla soluzione trovata, che oltretutto non riconosceva neppure a Milano il ruolo di capofila dell’organizzazione, e di fatto ritirando la candidatura.
“Egregio presidente, caro Giovanni, con rammarico constato che nella scelta della candidatura per i Giochi Olimpici e Paralimpici 2026 le ragioni della politica stanno prevalendo su quelle sportive e territoriali”, ha scritto Sala nella lettera. “Per spirito di servizio al Paese, Milano conferma la sua disponibilità, ove richiesto, solo come venue di gare o eventi in quanto, stante le attuali condizioni, non ritiene praticabile una sua partecipazione alla governance del 2026″, aggiunge. Ed ecco la conclusione: “Qualora la nostra posizione non sia ritenuta accettabile accoglieremo di buon grado la decisione del Coni e, certamente, faremo il tifo per la candidatura italiana selezionata”.
A queste condizioni, insomma, Milano non ci sta. Lo scontro è arrivato poche ore dopo una decisione che già era apparsa forzata e probabilmente non gradita allo stesso Cio, che a ottobre a Buenos Aires effettuerà una prima scrematura delle città candidate (al momento in corsa ci sono anche Stoccolma, probabilmente favorita, la giapponese Sapporo e la turca Erzurum, da non sottovalutare viste le grandi ambizioni di Erdogan sul fronte della propaganda), per poi decidere a settembre 2019 in una seduta del comitato che, ironia della sorte, si terrà proprio a Milano. Il Coni ha preferito invece la soluzione ibrida, molto probabilmente voluta dal Governo legastellato per non scontentare nessuna tra Torino, a trazione Cinque Stelle con il sindaco Appendino (che a causa di questa vicenda sta rischiando di perdere la maggioranza in consiglio comunale, dopo la ribellione di quattro consiglieri) e Cortina d’Ampezzo, che fa parte del Veneto governato dal leghista Zaia.
Il dossier meneghino secondo molti era il più suggestivo: abbastanza low cost, come aveva da sempre auspicato lo stesso Coni (al netto dei futuri contributi del Cio, la spesa prevista era inferiore al mezzo miliardo), e poi l’inaugurazione a San Siro, la Medal Plaza al Duomo, la discesa libera a Bormio, pista storica che già ha ospitato diversi Mondiali di sci. Senza contare la suggestiva alleanza con Sankt Moritz, già pensata proprio per sopperire a un’eventuale non collaborazione né con Torino né con Cortina. Tutto da rifare, adesso. E l’Italia, dopo i flop di Roma 2020 e Roma 2024, rischia di perdere ancora una volta le Olimpiadi a causa di un autogol.