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Caos Italrugby, ecco i retroscena

Il fitto intreccio di rimostranze, conferenze stampa inaspettate, scioperi e contrattazioni che sta sconvolgendo l’Italia ovale non è storia recente datata a inizio settimana. Al contrario, la genesi dello scontro Federazione-giocatori della Nazionale risale a metà aprile, quando tutti gli azzurri hanno fatto partire su Twitter e Facebook l’hashtag #portacirispetto, in seguito a una conferenza stampa del Presidente FIR Gavazzi in cui si delineavano le basi del caos scoppiato lunedì scorso. In quell’occasione, infatti, il numero uno dell’ovale italiano aveva prospettato la volontà di eliminare il compenso (chiamato “gettone presenza”) dovuto al giocatore che viene inserito nel foglio gara per una partita con la nazionale, secondo la logica del premio al merito in seguito al raggiungimento di un obiettivo prefissato. Il riferimento era ovviamente al mondiale inglese che avrà inizio in meno di 100 giorni, quando l’obiettivo per Parisse e compagni sarà come sempre quello del superamento della fase a gironi.

A conferma del fatto che da quel dì è in corso una fitta trattativa tra il sindacato dei giocatori, il GIRA, e la Federazione, lunedì scorso è scoppiato il caso. I giocatori hanno abbandonato il raduno di Villabassa in seguito a un accordo non raggiunto con il Presidente Gavazzi. Errore.

Ciò che invece è successo è che i giocatori hanno scelto di non vestire il materiale FIR durante il raduno per protesta contro la Federazione. Questa ha prontamente annullato la prenotazione nell’albergo in cui alloggiavano gli azzurri, costringendoli ad abbandonare il raduno o a pagare di tasca propria la permanenza. Inoltre, la FIR ha esposto un comunicato ufficiale in cui ha rigirato il corso degli eventi, facendo passare i nazionali per i disertori della maglia azzurra. Ovviamente il comunicato di smentita della GIRA non si è fatto attendere, ma l’ordigno era ormai esploso.

La notizia è stata ripresa testate giornalistiche non specialistiche, che l’hanno però trattata – in molti casi – basandosi sul solo comunicato FIR. La realtà è molto più complessa e per rendere ancora meglio l’idea della situazione che sta vivendo il rugby italiano in questi giorni – che sono in realtà settimane – è utile sottolineare un evento significativo. Lo Stade Francais di cui Sergio Parisse è capitano, pochi giorni fa ha vinto il prestigioso campionato francese vedendosi omaggiato dal presidente Holland, il quale gli ha donato il tricolore italiano con cui ha fatto il giro d’onore del Parco dei Principi. Complimenti e ovazioni da tutto il mondo del rugby, tranne che da quello della Federazione Italiana. Non una telefonata da Gavazzi al capitano azzurro e parigino. Un tassello in meno del puzzle del rugby italiano, dove lo strappo tra dirigenza e militanza sembra sempre più difficile da sanare. In un post sulla pagina ufficiale di Parisse apparso questa notte, il capitano ricorda quanto sia rimasto deluso di una tale mancanza di Gavazzi, anche in un clima come quello che si è venuto a creare, ricordando che “non siamo mercenari, ma professionisti”.

Da aprile a oggi, la Federazione ha avuto modo di tracciare i dettagli dell’ipotesi tratteggiata da Gavazzi, stabilendo i numeri di premi e gettoni. Saltando qualche passaggio, nell’ultima formula di cui si è venuto a sapere, dopo alcune contrattazioni tra la FIR e il GIRA, le cifre in ballo sarebbero queste: 3.000€ per i tre mesi di raduno estivo pre-mondiale, 8.000€ per le ipotetiche vittorie contro Canada e Romania (cadauna), 12.000€ per una sconfitta della Francia e 16.000€ per quella sull’Irlanda. Uno stipendio garantito per questi mondiali di 19.000€ a giocatore – sommando il gettone di partenza più le probabili vittorie contro Canada e Romania. Inoltre la somma di queste cifre, sarebbe dovuta agli azzurri in caso di passaggio del turno a prescindere da quali partite vincano o perdano. Questa proposta è stata presa in considerazione dai giocatori, che però hanno richiesto un pacchetto garantito di 29.000€, pretesa poi scesa a 25.000€. Gavazzi ha però fatto sapere che non può accettare di salire oltre la cifra già messa sul tavolo, perché verrebbe meno la ratio della sua politica. Infatti, ha affermato che “se i giocatori mi avessero chiesto più soldi per le eventuali vittorie contro le due teste di serie e per il passaggio del turno, sarei stato ben contento di accettare, perché avrebbe significato che i giocatori avrebbero condiviso la scelta della meritocrazia. Alzare il garantito altro non è che continuare sulla strada dei gettoni di presenza”.

Le ultime notizie parlano di un accordo più vicino, anche se ancora non vi è l’ufficialità di una risoluzione stabile della vicenda. Indiscrezioni raccontano di bonus vittorie invariati e pacchetti garantiti in crescita, perciò maggior oneri per la Federazione a fronte del mantenimento – almeno in parte – della logica meritocratica. In realtà, nelle trattative rientrano molte più voci oltre al discorso premi e gettoni, come i diritti d’immagine dei giocatori, ma il dibattito ruota tutto intorno ai soldi, a scapito dell’immagine del mito del rugbista puro che gioca solo per passione e a favore dell’icona del mercenario promossa dallo stato maggiore della FIR.  

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