Dopo cinque anni alla presidenza, Raffaele Cantone dice addio all’Autorità Anticorruzione. Lo ha annunciato lui stesso in una lettera sul sito dell’Anac: “Sento che un ciclo si è definitivamente concluso – si legge – anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”. Cantone ha chiesto quindi di essere reintegrato nella magistratura, “che ho sempre considerato la mia casa”.
Il potere giudiziario vive una fase “difficile”, che “mi impedisce di restare spettatore passivo – prosegue la lettera – È una decisione meditata e sofferta”, ma “credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile per la vita della magistratura. Tornerò all’Ufficio del massimario presso la Cassazione”.
Per questo, con alcuni mesi di anticipo rispetto alla scadenza del mandato all’Autorità Anticorruzione, “ho avanzato formale richiesta di rientrare nei ruoli della magistratura – scrive Cantone – un atto che implica la conclusione del mio mandato di Presidente dell’Anac, che diverrà effettiva appena l’istanza sarà ratificata dal plenum del Csm”.
Nonostante il tono pacato, la lettera di Cantone lascia trapelare con chiarezza le divergenze con il governo quando denuncia “il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac”. Il riferimento riporta indietro di qualche mese, agli attriti con il vicepremier Matteo Salvini sulle possibili modifiche al Ddl anticorruzione (poi evitate) e alla riforma del codice degli appalti (poi attuata nella parte relativa agli affidamenti diretti). “Mi sento sopportato aveva confidato allora” e aveva presentato tre domande per altrettanti ruoli da procuratore a Perugia, Torre Annunziata e Frosinone.
Tronando alla lettera di commiato, l’Autorità, “istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese – si legge ancora – Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero”.
Cantone afferma quindi di lasciare la presidenza dell’Anac “con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero. Naturalmente la corruzione è tutt’altro che debellata, ma sarebbe ingeneroso non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient’affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d’Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore”.