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Cantone e Severino: contro la corruzione fronte comune delle imprese

La corruzione è, soprattutto, un problema culturale che nasce dall’assenza di fiducia nell’operato delle istituzioni. La principale problematica del fenomeno è rappresentata dalla sottovalutazione e dalla incapacità di comprenderne i potenziali danni.

Così Raffaele Cantone, presidente di Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), ha aperto la conferenza di presentazione del primo master in Compliance e Prevenzione della Corruzione nei settori pubblici e privati, organizzato congiuntamente dalla School of Law and Government dell’Università Luiss Guido Carli di Roma e dall’Anac. 

Il principale obiettivo del corso, che partirà nel mese di dicembre, è quello di costruire le fondamenta per la creazione di un’etica comune, basata su trasparenza e legalità. Questi due strumenti, accanto ai mezzi di repressione giudiziaria, devono essere le linee guida per combattere un fenomeno fortemente presente in Italia. C’è bisogno di un fronte comune, preparato e dinamico, capace di punire i casi di favoritismo economico e conflitto d’interesse. Il nuovo corruttore infatti, ha dichiarato Cantone, “è un facilitatore: ti fa avere qualcosa di lecito in tempi ragionevoli, non più qualcosa di illecito”. 

Paola Severino, rettore Luiss, guiderà il corso a fianco di Cantone. L’ex ministro della giustizia del Governo Monti ha voluto sottolineare l’importanza della collaborazione fra l’ateneo e l’Anac: “le università italiane devono fare sistema e non concorrenza, ognuna deve portare un contributo specifico in ragione della propria peculiarità”. La Luiss, ha continuato Paola Severino, “è molto vicina al mondo delle istituzioni e fornirà la propria esperienza per formare i futuri legali d’impresa e componenti di consigli d’amministrazione”. 

Purtroppo ad oggi, in Italia, la percezione del fenomeno è ancora molto bassa. E’ necessario far crescere la sensibilità popolare affinché la corruzione possa essere sconfitta. La classe dirigente ed i cittadini privati tendono a ritenere la corruzione un problema marginale e, guardando ai dati giudiziali, questa visione sembrerebbe essere confermata. Infatti, solamente l’1% dei processi penali per corruzione arriva in Cassazione. Le sentenze passate in giudicato però sono migliaia, e il sommerso è enorme. Non sono allarmismo e indignazione che aiutano a prevenire il fenomeno, ma la consapevolezza che un paese con questi livelli di corruzione non attira di certo investimenti. 

La corruzione d’altronde è un reato bilaterale, che richiede la partecipazione del privato e del pubblico ufficiale. La formazione di una cultura della prevenzione rappresenterà un moltiplicatore di possibilità ed esperienze. E’, e deve essere possibile, poter fare profitto fare profitto tramite la concorrenza leale. Questo è il messaggio lanciato in coro da Raffaele Cantone e Paola Severino. 

Il master, strutturato in sei differenti moduli teorici, comprenderò anche laboratori legati alla discussione a all’analisi di casi reali, scelti appositamente dall’Anac, come le vicende giudiziarie di EXPO Milano e del San Raffaele, fino ai fenomeni di criminalità organizzata di Mafia Capitale. 

Altro obiettivo del corso organizzato dalla Luiss è la diffusione della conoscenza delle normative anticorruzione. Come ha sottolineato Cantone, infatti, “troppo spesso le regole sono calate dall’alto senza una adeguata preparazione di chi è chiamato a metterle in pratica. Proprio per supplire a queste carenze l’Anac sta lavorando alacremente con le università per fornire le competenze necessarie, nella convinzione del ruolo insostituibile svolto dalla formazione”. 

La necessità, dunque, è quella di stravolgere il paradigma fino ad oggi utilizzato. Le imprese e la pubblica amministrazione non sono oggetti della lotta alla corruzione, ma devono diventarne soggetti, parti attive. La logica del passato, infatti, si basava sull’idea per la quale le amministrazioni erano il nemico da sconfiggere. 

Uno dei limiti più evidenti legati al fenomeno della corruzione in Italia è quello della scarsa percezione del fenomeno. Cantone e Severino hanno infatti più volte evidenziato che il cittadino privato vede la corruzione come un reato di scarso interesse, senza accorgersi però delle enormi conseguenze che questo ha sulla vita comune, basti pensare al bassissimo livello dei servizi (come la sanità) e delle regole della concorrenza. La corruzione, ad oggi, è un male della società, che blocca la crescita economica e sconvolge l’economia interna. 

 

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