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Canone Rai 2025, niente sconti: si torna a 90 euro. Il governo va sotto: sullo sfondo lo scontro tra Lega e FI. Ecco perché

FIRSTonline

La maggioranza si spacca sul taglio del canone Rai (che resta ancorato ai 90 euro) durante l’esame del decreto fiscale che domani approda al Senato. Da una parte la Lega. Dall’altra Forza Italia. Tanto da indurre analisti e commentatori politici a disegnare una contrapposizione plastica tra Matteo Salvini e Antonio Tajani e a definirli “distinti e distanti”. Eppure sono entrambi ministri del governo Meloni e come tali compongono la maggioranza.

Quel che è successo, tuttavia, ha scatenato reazioni e polemiche: l’emendamento della Lega sul canone Rai che proponeva il ritorno ai 70 euro è stato bocciato in commissione con 12 no e 10 voti a favore. Il problema, tuttavia, si è concretizzato nel momento in cui è stato chiaro che con le opposizioni aveva votato anche Forza Italia, che da giorni aveva chiesto il ritiro della proposta leghista.

Immediato il richiamo della premier Meloni al centrodestra: “L’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno“, si legge in una nota nella quale fonti di Palazzo Chigi ricordano come la priorità del governo nella manovra sia l’impegno nel “sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà”. E ancora, a seguire Meloni, rispondendo ai giornalisti, ha detto: “Sono schermaglie, non ci vedo niente di particolarmente serio”.

E mentre le opposizioni tuonano e dal Pd la segretaria Elly Schlein parla di “maggioranza in frantumi”, proprio da FI è Tajani a tagliare corto dinanzi a chi gli chiedeva se, a questo punto, è necessario un nuovo vertice parlamentare a seguito di un tale “incidente”: “Ma quale incidente, è un emendamento… Si sta facendo un affare di Stato per un emendamento…”.

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