Condividi

Candidarsi o no? Monti prende tempo

“Non è il momento”, dice il Premier da Bruxelles – Il Ppe ancora contro Berlusconi: “Siamo contro ogni forma di populismo” – Barroso: “Serve un’Italia stabile” – Bersani: “Il rigore di Monti è un punto di non ritorno” – Il Cavaliere: “Io sono candidato, ma anche Alfano è in pole position”.

Candidarsi o no? Monti prende tempo

Non ho nessun commento da fare, non sarebbe il momento. Sono impegnato ancora per qualche tempo nella conclusione del programma di governo“. Monti Monti tiene tutti con il fiato sospeso. Arrivato a Bruxelles per il vertice europeo di questo pomeriggio, il Premier non ha voluto rivelare se intenda candidarsi o meno alle prossime elezioni politiche. Una variabile ancor più importante dopo l’ennesima piroetta di Silvio Berlusconi, che ieri si è detto pronto a rinunciare alla corsa per Palazzo Chigi se il Professore scegliesse di porsi alla testa dei moderati. 

In ogni caso, “qualunque sia l’esito delle elezioni – ha ribadito Monti -, il nuovo governo si collocherà nella linea tradizionale dell’Italia di forte appoggio all’integrazione europea, che rappresenta l’interesse nazionale per l’Italia e gli altri paesi europei, che sono più forti se l’integrazione procede”.

Parole che puntano a rassicurare il Partito popolare europeo, allarmato dalle esternazioni arrivate nei giorni scorsi dal Cavaliere, che si è prodotto in una serie di anatemi anti-Monti e anti-Germania. E proprio oggi, sempre a Bruxelles, si è svolto un vertice del Ppe, a cui hanno preso parte sia Berlusconi sia, a sorpresa, Mario Monti. 

“Le mie opinioni, libere da ogni influenza, sull’attuale situazione politica in Italia riflettono la posizione del gruppo del Ppe – ha detto Joseph Daul, presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, che nei giorni scorsi aveva criticato il Pdl per aver fatto cadere il governo del Professore -. Dobbiamo essere onesti con i cittadini europei e dire che abbiamo bisogno di una gestione rigorosa e attenta delle politiche pubbliche da parte di tutti gli Stati membri. Non siamo dalla parte di quelli che non dicono la verità ai loro concittadini sperando di ottenerne voti in cambio di vane promesse populiste“.

Paradossalmente, le affermazioni che il Ppe avrebbe preferito sentire da Berlusconi sono arrivate oggi dal centrosinistra italiano. “Abbiamo voluto noi Monti – ha detto Pier Luigi Bersani, segretario del Pd -. Io interpreto la sua agenda come rigore e rispetto dei vincoli europei, tentativo di incidere sull’evoluzione della politica europea, sforzi di riforma e modernizzazione e quindi ribadisco che il rigore e la credibilità sono un punto di non ritorno”.

Dello stesso avviso Josè Manuel Barroso. Dopo essersi unito al coro internazionale in favore di Monti, il presidente della Commissione europea ha detto di aver parlato con Berlusconi “dell’importanza di avere un’Italia stabile” e di come sia “cruciale” che prosegua “sulla strada delle riforme”.

E il Cavaliere? Come ha preso questo panegirico paneuropeo e bipartisan del Professore? “Io in questo momento sono candidato a palazzo Chigi“, ha spiegato. Ma il “passo indietro” non è affatto impossibile: “Dipende da come si sviluppano le cose. Io non credo che Monti accetti di poter diventare uomo di parte e di partito, ma se decidesse di aderire a questa richiesta, tutto lo schieramento moderato aderirebbe”, ha spiegato ancora Berlusconi, che solo pochi giorni fa si scagliava contro l’inefficacia del governo tecnico. 

C’è però una condizione, che allo stato attuale pare davvero irrealizzabile. Dalla prospettiva del Cavaliere, Monti dovrebbe “tenere insieme il rassemblement dei moderati”. Tutti. Anche la Lega Nord, “perché se la Lega non ci stesse avremmo un frazionamento che non garantirebbe la governabilita”. 

Peccato che il Carroccio sia all’opposizione da oltre un anno e di recente non abbia mai lasciato intendere alcun ripensamento. Due giorni fa il leader leghista, Roberto Maroni, aveva annunciato che sarebbe pronto ad allearsi con il Pdl alle politiche solo se Berlusconi rinunciasse alla candidatura. Un ultimatum a cui dapprima il Cavaliere risponde con una minaccia nemmeno troppo velata: “Se la Lega non arriva con noi a un accordo sulla mia candidatura alla presidenza del Consiglio o noi non arriviamo a un accordo sulla candidatura di Maroni presidente della Lombardia, immediatamente cadrebbero i governi di Veneto e Piemonte guidati da uomini della Lega”. 

Poi, però, l’apertura: “Non è  affatto escluso che Angelino Alfano, che ha tutta la mia stima e che io considero il migliore protagonista della politica e una persona importante per il futuro del Paese, sia il presidente del consiglio – ha detto ancora Berlusconi -. È assolutamente possibile, anche la Lega accetterebbe sua candidatura. Alfano è quindi in pole position“.

Commenta