Le sale del Palazzo Ducale di Venezia dal 23 febbraio al 9 giugno fanno da cornice al racconto del mito della pittura del Settecento italiano attraverso le opere di Giovanni Antonio Canal, meglio noto come Canaletto. La rassegna è stata promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia ed è a cura di Alberto Craievich, con la collaborazione di RMN-Grand Palais di Parigi.
Fin dagli albori, il Settecento si presenta come un periodo rigoglioso, una stagione artistica di grande complessità e valore, di forte vitalità e di numerosi cambiamenti: nel linguaggio dell’arte, nella storia delle idee e delle tecniche, nella vita sociale.
La mostra parte dall’approccio verso una nuova forma artistica, che rompe i legami con il rigore del Classicismo e con la teatralità del Barocco, mentre il colore prende il sopravvento sul disegno. Luca Carlevarijs pone le basi del vedutismo veneziano, Rosalba Carrera rinnova l’arte del ritratto e due giovani coetanei dipingono opere in cui la luce acquista valenza fondante, costitutiva: si tratta di Giambattista Tiepolo che con pennellate aggressive produce composizioni dinamiche, e Canaletto.
Il viaggio all’interno della rassegna prosegue da una sala a un’altra con la pittura di costume di Pietro Longhi, l’esplosione del vedutismo, la pittura di storia e quella di paesaggio, il capriccio per giungere poi alla grande stagione dell’incisione, che diversi sperimentano, e di Giambattista Piranesi.
Il racconto di questo secolo è anche quello della presenza europea della Serenissima e del viaggiare dei suoi artisti, mentre anche l’arte vetraria di Murano vive i suoi fasti, con l’oreficeria e la manifattura di porcellane. Protagonisti di fine secolo sono Francesco Guardi e Giandomenico Tiepolo, figlio di Giambattista.
Nelle vedute di Guardi il linguaggio pittorico, tremolante e allusivo, lontano dalle solari certezze di Canaletto, sembra evocare una Venezia in disfacimento, mentre il tempo del vivere felice e aristocratico lascia il posto a un popolo di irriverenti Pulcinella, dove tutti sono liberi e uguali, e sullo sfondo la rivoluzione infiamma la Francia. Il secolo dei lumi, e il percorso espositivo, si chiude con l’affermarsi del Neoclassicismo, su tutti giganteggia tra tutti il trevigiano Antonio Canova.