È la fine di un’era. Justin Trudeau cede la leadership del partito liberale a Mark Carney, ponendo fine al suo governo dopo quasi un decennio al timone. L’ex enfant prodige della politica canadese, che ha dominato la scena per nove anni, vede il suo lungo mandato giungere al termine con l’elezione di Carney, economista di fama internazionale ed ex governatore di due tra le principali banche centrali: quella del Canada e quella d’Inghilterra, dove è stato il primo non cittadino a ricoprire il ruolo dalla fondazione della banca nel 1694. Con un impressionante 85,9% di consensi, Carney, che molti considerano un po’ il “Mario Draghi canadese“, è stato eletto primo ministro in un momento particolarmente turbolento per il Canada, impegnato in una guerra commerciale con gli Stati Uniti, il suo vicino più potente e problematico, mentre l’instabilità interna cresce giorno dopo giorno.
“Siamo in giorni difficili, giorni portati da un Paese di cui non possiamo più fidarci”, ha dichiarato Carney, mettendo in evidenza la gravità della situazione. “Stiamo superando lo shock, ma non dimentichiamo mai le lezioni. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi e dobbiamo guardarci le spalle a vicenda. Dobbiamo essere uniti nei giorni difficili che ci aspettano.”
Ma il cammino dell’ex governatore non sarà facile. Secondo la Costituzione canadese, Carney dovrà convocare nuove elezioni politiche entro il 20 ottobre ma c’è anche la possibilità che possano essere anticipate, forse già ad aprile, per consolidare la sua posizione e affrontare con forza la tempesta politica che lo attende, sfruttando anche l’effetto Trump.
La fine dell’era Trudeau
Il 6 gennaio scorso, Justin Trudeau aveva annunciato le sue dimissioni da primo ministro, una decisione inevitabile dopo un periodo di crescente pressione politica e un forte calo della sua popolarità. Nonostante avesse promesso di rimanere in carica fino all’elezione di un nuovo leader, la sua leadership è stata erosa dai problemi interni al Partito Liberale, tra cui l’aumento dei prezzi e le difficoltà nel gestire l’incremento dell’immigrazione. La crescente popolarità, poi, del rivale conservatore Pierre Poilievre, che aveva guadagnato un vantaggio a due cifre, ha accelerato la sua decisione di lasciare. In questo scenario, l’ascesa di Carney offre una nuova speranza al Partito Liberale, che ha visto nell’ex governatore della banca centrale canadese la risposta alle difficoltà di Trudeau, puntando su un leader che potesse risollevare l’immagine del partito.
“So come affrontare le crisi e come costruire un’economia forte”, ha dichiarato Carney, promettendo di rispondere agli Stati Uniti con le stesse tariffe. “Bisogna saper distinguere ciò che non puoi controllare da ciò che invece puoi. Non possiamo cambiare Donald Trump, ma possiamo controllare il nostro destino economico.”
E lo stesso Trudeau, pur lasciando il suo ruolo, ha esortato i suoi sostenitori a supportare il nuovo leader, sottolineando che “la democrazia non è scontata, le libertà non sono scontate, neppure il Canada è scontato.”
Chi è Mark Carney? Un economista di fama mondiale
Mark Carney, quasi 60 anni, è un economista di straordinaria esperienza, noto a livello mondiale per la sua abilità nel navigare attraverso le crisi economiche. Ha ricoperto il ruolo di governatore della Banca del Canada dal 2008 al 2013 e della Banca d’Inghilterra dal 2013 al 2020, dimostrando una leadership eccezionale in periodi di instabilità globale. Prima di intraprendere la carriera nelle banche centrali, ha lavorato per 13 anni in Goldman Sachs.
Durante la crisi finanziaria del 2008, Carney ha guidato la Banca del Canada con abilità, permettendo al Paese di essere tra i primi a superare gli effetti devastanti della recessione. La sua gestione in quel periodo gli ha valso ampi consensi a livello internazionale, consolidando la sua reputazione come uno dei principali economisti globali. Il suo mandato alla Banca d’Inghilterra ha ulteriormente rafforzato la sua posizione come una delle voci più rispettate nel settore economico mondiale.
Nel 2020, Carney ha assunto un nuovo ruolo come inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione sul clima e la finanza, contribuendo alla promozione di politiche per la transizione ecologica sotto la guida del Segretario Generale António Guterres.
Ora, come primo ministro, Carney si trova ad affrontare nuove sfide, tra cui le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e questioni interne che mettono alla prova il Paese. E chi meglio di lui, con la sua vasta esperienza internazionale e la sua capacità di gestire le crisi, potrebbe guidare il Canada in questo momento delicato?
La sfida con Trump
La principale sfida che Carney dovrà affrontare all’inizio del suo mandato sarà la gestione delle crescenti tensioni con gli Stati Uniti, in particolare a causa delle politiche adottate dall’amministrazione Trump. Dopo aver imposto dazi del 25% e 10% sui prodotti canadesi, il presidente Trump ha continuato a rilasciare dichiarazioni provocatorie, tra cui quella in cui suggerisce che il Canada dovrebbe diventare il “51esimo Stato americano“. Trump ha sostenuto che gli Stati Uniti spendano “centinaia di miliardi di dollari per sostenere il Canada”, un’affermazione che si riferisce probabilmente al deficit commerciale tra i due Paesi, e ha aggiunto che “senza questo massiccio supporto, il Canada non esisterebbe“.
Carney ha duramente criticato le politiche del tycoon, accusandolo di danneggiare l’economia canadese con dazi commerciali e misure protezionistiche ritenute ingiustificate. L’ex governatore non ha mai nascosto la sua opposizione alle azioni di Trump, arrivando addirittura a paragonarlo a Voldemort, il malvagio della saga di Harry Potter, un confronto che non lascia spazio a dubbi sull’astio che prova per il presidente degli Stati Uniti.
Secondo Carney, gli Stati Uniti cercano di sfruttare le risorse naturali canadesi, inclusi acqua e terra, minacciando così lo stile di vita del Canada. Ha detto, “Gli americani vogliono le nostre risorse, la nostra acqua, la nostra terra, il nostro Paese. Pensateci. Se ci riuscissero, distruggerebbero il nostro stile di vita.” E ha continuato: “In America l’assistenza sanitaria è un grande affare. In Canada è un diritto.”
Nel suo primo discorso da leader, Carney ha lasciato ben chiaro che il Canada non si farà intimidire. Ha sottolineato che, pur non avendo cercato lo scontro, il Paese è pronto a rispondere a chiunque provi a sfidarlo. “Non abbiamo chiesto noi questo scontro, ma i canadesi sono sempre pronti quando qualcun altro abbassa i guantoni”, ha dichiarato, promettendo di mantenere tariffe di ritorsione finché gli Stati Uniti non rispetteranno il Canada. Con un linguaggio deciso, Carney ha anche ricordato le differenze fondamentali tra i due Paesi, affermando: “L‘America è un melting pot. Il Canada è un mosaico. L’America non è il Canada. E il Canada non farà mai, mai, mai parte dell’America in nessun modo.”
La guerra commerciale avviata da Trump, combinata con la sua ambizione di annetterlo, ha scatenato una reazione di orgoglio nazionale in Canada. Molti cittadini hanno deciso di interrompere i viaggi negli Stati Uniti e di boicottare i prodotti americani, alimentando un crescente spirito di nazionalismo. Ed è questo sentimento che ha contribuito ad accrescere il sostegno per il Partito Liberale, con i sondaggi che hanno mostrato un costante miglioramento.
“Nel commercio, come nell’hockey, il Canada vincerà“, ha ribadito Carney, mettendo in evidenza il suo impegno a proteggere le imprese e i lavoratori canadesi dalle politiche dannose. E sull’ambizione di Trump di annettere il Canada, ha dichiarato con fermezza: “Il Canada non farà mai parte dell’America in nessun modo.”
Ambiente ed elezioni anticipate
Carney non è solo un economista di fama, ma anche un fervente sostenitore della lotta contro il cambiamento climatico. Nel corso della sua carriera, ha seguito con crescente preoccupazione l’intensificarsi degli eventi climatici estremi e ha promesso di introdurre politiche ambientali rigorose, tra cui il riallocamento della carbon tax, spostandola dalle famiglie alle grandi imprese, in un tentativo di rendere il sistema fiscale più equo e sostenibile.
Seppur goda di ampio supporto all’interno del Partito Liberale, il mandato di Carney non è certo. In base alla Costituzione canadese, il nuovo leader è obbligato a convocare elezioni generali entro il 20 ottobre, ma i sondaggi suggeriscono che il Partito Liberale potrebbe decidere di anticiparle, con la possibilità di organizzare il voto già ad aprile, nel tentativo di consolidare la propria posizione politica.