La notizia è arrivata a bruciapelo nel pomeriggio di lunedì: Il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato le dimissioni come capo del partito liberal, che ha guidato dal 2013 e, di conseguenza, come primo ministro. Una mossa che segna la fine di un’epoca e lascia il Paese nel caos proprio mentre il primo gennaio 2025 ha raccolto dall’Italia il testimone della presidenza di turno del G7.
Canada: cosa succede adesso?
Le dimissioni di Trudeau arrivano in seguito a una crisi del suo governo di minoranza, innescata dall’uscita del partito Ndp che lo sosteneva esternamente e dalle dimissioni della vice premier e ministra delle finanze Chrystia Freeland, in dissenso sulla risposta alla minaccia di dazi di Donald Trump. “Se devo combattere battaglie interne al partito non posso essere la migliore opzione per le prossime elezioni”, ha spiegato il tre volte premier durante una conferenza stampa a Ottawa.
Nonostante le dimissioni, Trudeau resterà in carica fino a marzo e le attività del parlamento saranno sospese fino al 24 marzo allo scopo di dare ai liberali, il principale partito di governo in Canada, il tempo necessario per trovare un sostituto che diventerà leader del partito e primo ministro. In Canada, infatti, il primo ministro è il capo del partito che ha il maggior numero di seggi in parlamento.
Dopo la scelta dei liberali, il nuovo premier dovrà presentarsi in parlamento per il voto di fiducia. Se passerà, si andrà avanti fino ad ottobre, mese in cui sono già fissate le elezioni generali. In caso contrario si andrà a elezioni anticipate. I leader dei principali partiti di opposizione (Conservatori e Nuovo Partito Democratico) hanno già detto che non intendono votare la fiducia a un nuovo governo dei Liberali.
Canada: già partito il totonomi
Tra i nomi dei possibili successori di Trudeau c’è proprio quello di Chrystia Freeland, ex vicepresidente ed ex ministra delle Finanze. Tra i papabili, anche l’ex governatore della Banca Centrale canadese e di quella britannica, Mark Carney, l’attuale ministro delle finanze, Dominic LeBlanc e l’attuale ministra degli Esteri, Melanie July,
Donald Trump: “Il Canada diventi il 51esimo Stato Usa”
A gettare benzina sul fuoco ci pensa poi Donald Trump, con la promessa di firmare già nel primo giorno in carica, il 20 gennaio, un ordine esecutivo che impone una tariffa del 25% su tutti i prodotti provenienti dal Canada che arrivano negli Usa.
Inoltre, il presidente lo ha ripetutamente preso in giro sui social, chiamandolo “governatore” e alludendo alla possibilità che il suo Paese diventi il 51esimo stato americano. Una proposta rilancia anche lunedì su Truth, sostenendo che “gli Usa non possono più subire il massiccio deficit commerciale e i sussidi di cui il Canada ha bisogno per restare a galla. Trudeau lo sapeva e si è dimesso”.