Il campionato è ancora vivo. La vittoria della Roma sul campo del Cagliari (1-2) riporta i giallorossi a 7 punti dalla Juve: tanti, certo, ma non abbastanza per considerare chiusi i giochi. Tre punti pesantissimi quelli raccolti dai giallorossi, seppur con qualche sofferenza di troppo. D’altronde che la spia del carburante sia accesa da tempo è cosa nota, dunque non è proprio il caso di fare gli schizzinosi. “La squadra mi è piaciuta sia nel primo tempo, quando ha gestito il gioco, che nel secondo, quando ha saputo soffrire – le parole di Garcia. – Non era facile, anche alla luce di tutte le assenze, ma i ragazzi hanno lavorato bene e raccolto quello che mi aspettavo”. Successo sudato dunque e proprio per questo ancor più prezioso. Il tecnico francese, che oggi accoglierà a Trigoria gli ivoriani (campioni d’Africa) Gervinho e Doumbia, ha dovuto fare di necessità virtù. Privo di tantissimi uomini chiave, ha scelto di puntare le ultime fiches scudetto sul giovane Verde (classe ’96) ed è stato ripagato alla grande.
L’attaccante ha prima sfiorato il gol con un tiro alto di poco e un altro sull’esterno, poi lo ha propiziato mandando in porta Ljajic con un cucchiaio delizioso: per il serbo battere Brkic è stato un gioco da ragazzi (38’). Il Cagliari, fin lì piuttosto timoroso, ha tirato fuori gli artigli nel secondo tempo. Gli uomini di Zola hanno schiacciato i giallorossi andando vicini al pareggio in più di un’occasione, su tutte al 78’ quando Cop, a tu per tu con De Sanctis, ha calciato in curva. Gol sbagliato gol subito, la più antica legge del calcio ha colpito ancora al 85’: assist di Verde (ancora lui) per Paredes, destro in diagonale che ha prima toccato il palo per poi terminare la sua corsa in fondo alla rete. Punto esclamativo sul match, visto che il colpo di testa finale di Mpoku è servito solo per il tabellino (95’).
Domenica di festa anche per l’Inter, tornata alla vittoria in campionato dopo quasi un mese. L’ultima volta infatti risaliva all’11 gennaio (3-1 sul Genoa), da allora un pareggio e due sconfitte, oltre all’eliminazione dalla Coppa Italia. Un brutto periodo insomma, che i nerazzurri sperano possa essere stato archiviato definitivamente col successo di ieri. Un netto 3-0 al Palermo di Iachini, fin qui una delle rivelazioni del campionato, ma soprattutto una prestazione convincente, la migliore dell’era Mancini. “Quando vinci cambia tutto, ma anche contro Sassuolo e Napoli avevamo fatto bene – il pensiero del tecnico di Jesi. – Finalmente le cose stanno cominciando a girare, bisogna continuare così”.
Il destino ha voluto che la copertina se la prendessero Icardi e Guarin, proprio i protagonisti dello screzio con la Curva Nord in quel di Reggio Emilia. Doppietta per il primo (ma senza esultare), sempre letale sotto porta e a meno 1 dal capocannoniere Tevez, gol e assist per il secondo, uno dei fedelissimi di Mancini. Grandi meriti anche per l’allenatore, le cui mosse tattiche (4-3-1-2 con Brozovic in mezzo, Shaqiri trequartista e Podolski in panchina) hanno dato all’Inter logica e quadratura. Innegabile poi che una bella mano l’abbia data, suo malgrado, il Palermo di Iachini, quasi irriconoscibile rispetto alle ultime partite. La fotografia perfetta è l’occasionissima fallita da Dybala, più simile alla versione “sbiadita” degli anni passati che a quella scintillante (o da 40 milioni, come direbbe Zamparini) di questo. Ora l’Inter è a quota 29, alla pari con Milan e Sassuolo e a meno 6 dalla zona Europa League. Il cammino è ancora lungo ma i nerazzurri, forse, potrebbero aver finalmente capito da che parte andare.