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CAMPIONATO SERIE A – Pazza Inter, va sotto e rimonta: 2 a 2 con la Lazio

E’ tornata la pazza Inter! Capace di andare sotto di due gol dopo un tempo e poi, a un passo dal baratro, di rialzarsi e riacciuffare un pareggio che, per come si era messa, non può che essere accolto positivamente. I nerazzurri si confermano squadra malata, però la voglia di guarire c’è e questo è molto importante. Non a caso si è vista quella capacità di reazione completamente smarrita durante l’era Mazzarri, il che ha permesso una semi-rimonta quando ormai nessuno ci sperava più. Luci e ombre insomma e mai come in questo caso il concetto vale anche per l’allenatore. Roberto Mancini ha provato a stupire tutti con una formazione inedita (4-4-2 con Nagatomo e Guarin esterni alti) poi, messo sotto dalla Lazio in tutto e per tutto, ha avuto l’intelligenza (e l’umiltà) di cambiare passando al “solito” 4-3-1-2. “Il modulo non cambia tanto – si è però difeso il tecnico nerazzurro. – Quella del primo tempo poteva essere una buona soluzione, è chiaro però che se prendi gol dopo 2’ le cose cambiano…”. Già, perché il match si è messo subito male, anzi malissimo. Neanche il tempo di sedersi in poltrona e l’Inter è già sotto. Merito di Felipe Anderson, ma anche colpa di Ranocchia, in versione “bella statuina” di fronte al dribbling del brasiliano. Nonostante ciò la manovra nerazzurra ha un suo perché, il problema però è la fase difensiva. Al 37’ Juan Jesus, forse per non far sfigurare eccessivamente il suo capitano, si fa “uccellare” dallo stesso Felipe Anderson, sempre più padrone della Lazio dopo l’infortunio di Candreva. Il brasiliano fredda Handanovic con una facilità estrema, quasi irrisoria, il che scatena la rabbia dell’infreddolito popolo di San Siro.

“Guardando i gol si capisce subito che non c’è un problema tattico – il pensiero di Mancini. – Purtroppo commettiamo errori individuali, però io li avevo messi in preventivo. Quando sono arrivato non pensavo certo che, in un mese, saremmo diventati il Barcellona o il Bayern Monaco…”. Per ora basta fare l’Inter, nel senso di mettere in campo tutto. Ed evidentemente, nell’intervallo, i nerazzurri si guardano in faccia e decidono che no, il 2014 non si può proprio chiudere così. L’approccio nel secondo tempo è decisamente diverso, non tanto per quanto riguarda il fraseggio (quello, tutto sommato, c’era stato anche prima), quanto per la cattiveria agonistica. L’Inter sbrana il campo tanto che la Lazio, padrona del campo fino a pochi minuti prima, non esce più dalla propria metà campo. Per riaprire il match però serve un gol, possibilmente un gran bel gol, ed ecco che sale in cattedra Kovacic. Il croato, sugli sviluppi di un corner, s’inventa un destro al volo meraviglioso, che Marchetti può solo toccare prima di vederlo finire in rete (66’). E’ l’episodio clou, quello che ridà fiducia a squadra e stadio. La Lazio infatti accusa il colpo e, all’80’, incassa l’inevitabile rete del pareggio. La segna Palacio, che si sblocca dopo un digiuno di oltre 7 mesi (peraltro l’ultimo gol era arrivato proprio contro i biancocelesti) con una zampata su assist di D’Ambrosio. Il finale è per cuori forti e l’Inter sfiora addirittura la vittoria con Kovacic, il cui colpo di testa viene deviato in angolo da Marchetti. Sarebbe stato troppo perché, a conti fatti, il pareggio è il risultato più giusto. Ora tutti in vacanza, tranne il ds Piero Ausilio. Toccherà a lui accontentare Mancini nel mercato invernale, considerato di primaria importanza per puntare davvero al terzo posto. Che, classifica alla mano, è ancora senza padrone. Un motivo in più per provarci, costi quel che costi.

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