L’Inter si arrende. Addio filotto di cinque vittorie consecutive, addio alle (già pochissime) speranze di terzo posto. Il tutto a beneficio di una grande Fiorentina, capace di abbattere il tabù del San Siro nerazzurro, che la vedeva sconfitta da 16 anni e 13 partite. Questa volta però gli uomini di Montella sono riusciti a prendersi il bottino pieno, rilanciando così con convinzione e autorevolezza la propria candidatura alla zona Champions, ora a soli 3 punti dopo la sconfitta del Napoli a Torino. Nulla da fare invece per l’Inter, nonostante un assedio finale dovuto anche alla doppia inferiorità numerica viola, costretta a chiudere in 9 per gli infortuni (a cambi finiti) di Tomovic e Savic. Ci hanno provato i nerazzurri ma alla fine si sono dovuti arrendere a una squadra più forte, non tanto negli uomini quanto nell’organizzazione.
“Conoscevamo la loro forza, giocano insieme da tanto tempo – ha sospirato Mancini. – Noi però abbiamo fatto quello che dovevamo, l’unica pecca è stata la stanchezza ma non posso rimproverare nulla. Le occasioni per pareggiare ci sono state e credo che, se avessimo segnato, avremmo potuto anche vincere”. A livello di palle gol è difficile contraddire il tecnico nerazzurro. La sua squadra ha effettivamente creato tanto, seppur con la solita frenesia che la contraddistingue.
Più ragionata invece la manovra della Fiorentina, impreziosita dal “solito” Salah, alla quarta rete italiana in poco più di un mese. “C’è grande soddisfazione, abbiamo vinto contro un’Inter in salute – le parole di Montella. – E’ stata una vittoria meritata, credo che i miei abbiano creato qualcosa in più degli avversari. E poi gli ultimi minuti, figli anche di un mio errore, sono stati davvero lunghissimi ma i ragazzi hanno dimostrato grande cuore”.
La sfida tra Inter e Fiorentina ha regalato sorprese sin dalla lettura delle formazioni. Fuori Ranocchia e Shaqiri in virtù di Vidic e Kovacic le mosse di Mancini, Babacar al posto di Salah la risposta di Montella. Nel primo tempo sono i viola a farsi preferire: più armoniosa la manovra, figlia di un tiki taca su cui il tecnico lavora da tre stagioni, seppur un po’ sterile. Perché poi, a conti fatti, la palla gol migliore la trova l’Inter con Guarin, in un’azione fotocopia di quella che, giovedì scorso, aveva permesso di battere il Celtic. Questa volta però il destro del colombiano si stampa sul palo, per la disperazione di Mancini e di tutto San Siro.
A fine primo tempo un infortunio mette ko Babacar e Montella rispolvera dalla panchina Salah. Mossa tanto involontaria quanto decisiva, perché al 55’ l’egiziano ex Chelsea castiga Handanovic con un tap in ravvicinato. Il gol scuote l’Inter che prova in tutti i modi a rimettersi in piedi, complici anche i cambi di Mancini. Il tecnico rivede le proprie scelte iniziali togliendo gli impalpabili Podolski e Kovacic per Shaqiri e Palacio. La mossa funziona: al 72’ lo svizzero mette Icardi davanti alla porta, l’argentino spreca. In generale l’ex Bayern sembra ispiratissimo, tanto che ci si chiede davvero perché non abbia giocato dall’inizio.
Il finale è al cardiopalma: a cambi finiti Tomovic e Savic alzano bandiera bianca, la Fiorentina è costretta a chiudere in 9. L’Inter assedia fino al 96’ producendo però una sola vera palla gol con Palacio, fermato alla grande dal redivivo Neto. E’ l’ultimo sospiro di una partita bella ed emozionante, vinta con testa e cuore dalla Fiorentina. Per la maturità nerazzurra invece si prega di ripassare prossimamente: la strada, pur giusta, è ancora lunga.