Un anno dopo nulla è cambiato. La Juventus debutta in campionato con una vittoria, il Milan con una sconfitta. E se il successo dei campioni d’Italia sulla Sampdoria era tutto sommato prevedibile, la sconfitta dei rossoneri a Verona fa rumore, molto rumore. Come nei sogni di tutti i tifosi juventini, che l’hanno amato dal primo momento, a decidere il match di Marassi è stato Carlos Tevez, al secondo gol in altrettante partite ufficiali. Una rete pesante quella dell’Apache, in grado di sbloccare una gara sin lì piuttosto tignosa, anche perché condizionata dal temporale genovese. Infortunato Marchisio a parte, Conte conferma l’undici iniziale della Supercoppa ma questa volta l’impatto sulla partita è diverso. Di fronte c’è una Sampdoria poco incline allo spettacolo e molto alla concretezza, in perfetto Delio Rossi style.
Come detto in precedenza poi, i blucerchiati hanno un alleato molto speciale nella pioggia, che cade talmente forte da costringere gli spettatori delle prime file a spostarsi e a mettere in dubbio la tenuta del campo. Nonostante questo però il primo tempo è intenso e regala anche qualche occasione: per la Juve sfiorano il gol Pirlo e Asamoah, mentre Gabbiadini mette i brividi alla retroguardia bianconera con un paio di grandi giocate. Là davanti però manca mordente, perché Tevez lavora molto per la squadra e Vucinic è il solito Vucinic, bello e inconcludente. E’ tutta la Juve però a stentare, anche grazie all’ottima organizzazione difensiva della Sampdoria. Per sbloccare il match serve una giocata individuale, ma i bianconeri fanno di più e al 58° costruiscono un’azione da applausi: Vucinic per Vidal che di prima apre per l’accorrente Pogba, palla in mezzo che Tevez, bravissimo al pari del francese a capire i tempi d’inserimento, deve solo appoggiare in rete. E’ la giocata che decide il match, perché la Sampdoria (gol annullato per giusto fuorigioco di Costa a parte) non riesce più a reagire. “Carlos è un campione – ha commentato col sorriso Antonio Conte. – Ci dà qualità e carattere. Ha già fatto due gol, ma soprattutto si muove come dico io. Su di lui ne avevo sentite tante, invece ho scoperto un campione anche fuori dal campo. Complimenti anche a Pogba, nell’ultimo anno ha fatto progressi incredibili. Ha tutto per diventare il miglior centrocampista del mondo, deve solo stare coi piedi per terra”.
Decisamente meno zuccherate le parole di Massimiliano Allegri verso il suo Milan. La sconfitta del Bentegodi mette subito in salita una stagione cominciata benino con il pareggio di Eindhoven, ma che mercoledì (gara di ritorno col Psv) vedrà già il primo appuntamento da dentro o fuori. Sarebbe stato meglio arrivarci con una vittoria sul Verona, che tra l’altro a un certo punto sembrava quasi scontata. Al Diavolo infatti bastano solo 14 minuti per passare in vantaggio, merito di una grande giocata sull’asse Balotelli – Poli, con il primo nell’inedito ruolo di assist man per il secondo. Sopra di un gol a inizio partita contro una neopromossa, cosa volere di più? E invece l’Hellas, caricato a molla da un Bentegodi in stile Bombonera, trova la forza di reagire grazie a Luca Toni, il nuovo eroe della città di Romeo e Giulietta. Il “vecchio” lupo del gol trova la zampata del pareggio al 30° con un colpo di testa, con annessa gentile collaborazione di tutta la difesa milanista. Poi, non contento, fa esplodere il Bentegodi al 53° segnando il gol del vantaggio ancora di testa, questa volta “grazie” al tenero Zapata.
Il Milan? Non pervenuto, a parte due tiri dalla distanza di Montolivo e Balotelli (molto nervoso, rimedia anche un’ammonizione per una protesta plateale contro l’arbitro Calvarese) e qualche vampata di Robinho. Male male gli uomini di Allegri, che infatti in conferenza stampa non le ha certo mandate a dire ai suoi: “Abbiamo giocato male a calcio di squadra, salvo solo i primi minuti fino al gol di Poli. Poi abbiamo cercato di continuare a giocare, ma abbiamo gestito male la palla. Il Verona ha meritato di vincere, noi abbiamo completamente sbagliato atteggiamento. Toni ha lottato come un leone, vedere un 36enne combattere così dovrebbe essere d’esempio ai nostri ragazzotti (dice proprio così, n.d.r.), bisogna giocare con più cattiveria. Così infatti non si va da nessuna parte e, in attesa che il mercato possa regalare qualche certezza in più (non tanto là davanti quanto in difesa), Allegri avrà un bel da fare per preparare il match di Champions. Da lì passerà il destino del Milan e, fatalmente, anche il suo.