Il massimo risultato col minimo sforzo. La Juventus vince l’anticipo con l’Atalanta senza brillare ma poco importa: ora i punti di vantaggio sulla Roma, seppur momentaneamente, sono 10 e la testa può andare al Borussia Dortmund. Ammesso che non fosse già lì perché il dubbio, paventato alla vigilia, diventa quasi certezza alla luce della prestazione di ieri. Che ha portato un successo striminzito e sofferto, per giunta in rimonta: non il massimo in vista del match contro i tedeschi, che ieri hanno raccolto la terza vittoria consecutiva a Stoccarda (2-3) .
“Mi aspettavo qualcosa di più sul piano del ritmo – ha ammesso Massimiliano Allegri. – Siamo stati comunque bravi a ribaltare la partita, anche se nel finale abbiamo buttato via troppi palloni per mancanza di lucidità. Dobbiamo migliorare ancora ma so che contro il Dortmund saremo pronti e faremo un grande match”. La sicurezza del tecnico è anche la speranza di tutto il popolo bianconero, un po’ perplesso alla luce delle ultime prestazioni della squadra.
Intendiamoci: criticare la Juve è un po’ come cercare il classico pelo sull’uovo, però è implicito che la Champions League richieda quasi la perfezione. E’ giusto anche sottolineare il turnover di ieri, inevitabile alla luce dei prossimi impegni (Borussia e Roma), condizionante sul piano del gioco e dell’intensità. Perché, con tutto il rispetto per Caceres, Padoin e Llorente, Lichtsteiner, Evra e Morata sono un’altra cosa, inoltre è probabile (e comprensibile) che Pirlo, Marchisio, Pogba e Tevez abbiano gestito un po’ le forze.
In tutto questo l’Atalanta, schierata da Colantuono con un atteggiamento molto prudente, ha fatto la sua partita, risultata poi molto più equilibrata di quanto non si pensasse alla vigilia. Sono stati proprio i bergamaschi a sbloccarla dopo 25 minuti di gioco, sfruttando l’amnesia (non la prima a dire il vero) della Signora sui calci piazzati. Un colpo a freddo quello di Migliaccio, che per un quarto d’ora buono ha fatto tremare lo Stadium, oltre che rinvigorire la Roma di Garcia. Poi però sono saliti in cattedra i campioni bianconeri: Llorente (tap in facile facile in mischia al 39’) e soprattutto Pirlo, capace di pescare il jolly con un destro nel sette tanto bello quanto imparabile (45’).
Sei minuti per ribaltare gli scenari, proprio come nel primo tempo di Cesena. Questa volta però la Juve ha saputo gestire la partita, anche se senza la cattiveria necessaria per chiuderla. L’Atalanta, pur senza creare particolari pericoli alla porta di Buffon, è così rimasta in corsa fino al 94’, mostrando all’Italia intera che, con la giusta intensità, si può tener testa alla capolista.
“E’ un momento chiave del campionato, queste vittorie fanno bene – ha tagliato corto Allegri. – Non riuscivamo a giocare bene e ci siamo messi a protezione del risultato, d’altronde non possiamo vincerle tutte passeggiando. Col Borussia comunque sarà una partita diversa, in Europa si gioca in un altro modo”. Già, in Champions (dove tornerà Vidal, ieri in tribuna dopo uno screzio con lo stesso allenatore) bisognerà fare molto di più. Altrimenti, martedì notte, ci ritroveremo a commentare un’altra delusione europea.