“Sono nelle mani della società”. La frase di Massimiliano Allegri fotografa alla perfezione il momento del Milan, mai così male in campionato dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Risale infatti al 1941 1’ultima volta che i rossoneri avevano perso ben 5 delle prime 8 partite, un dato inquietante che riporta sulla graticola l’allenatore. Impossibile non discutere Allegri, anche perchè la sconfitta dell’Olimpico lascia in dote tante perplessità sulle sue scelte. Il tecnico ha accantonato il 4-2-3-1 delle ultime partite, quelle in cui la squadra aveva obiettivamente giocato meglio, per ritornare al 4-3-1-2. Risultato? Pessimo, tanto che all’intervallo, già sotto di due gol, Allegri ha sostituito Boateng (autore di una prestazione del tutto insufficiente) con Emanuelson, tornando così ad allargare il gioco sugli esterni.
Qualcosa di meglio si è visto, ma ormai la frittata era fatta. Perchè questo Milan subisce gol con una facilità disarmante: chiedere a Hernanes, Candreva e Klose per conferme. Sotto di tre gol dopo meno di un’ora e con i propri tifosi sul piede di guerra, i rossoneri si sono inspiegabilmente risvegliati. Prima De Jong (che diventa così il terzo marcatore della squadra), poi El Shaarawy hanno riaperto un match che sembrava chiuso, tanto che la Lazio, fin lì in pieno controllo, ha finito col chiudere in affanno. E’ questa l’unica nota positiva (rientro di Pato a parte) della serata milanista: la squadra poteva lasciarsi andare, invece ha reagito, dimostrando, se non altro, di essere ancora viva. “Credo che i ragazzi, soprattutto nel secondo tempo, abbiano fatto una buona partita, ma in questo momento le cose non ci vanno bene – ha detto Allegri in conferenza stampa. – Abbiamo 7 punti dopo 8 partite, bisogna risalire la classifica e incominciare a fare dei punti. La squadra deve migliorare e limitare gli errori”.
Il tecnico mostra serenità anche quando le domande lo toccano personalmente: “È normale che se la squadra non fa risultato, l’allenatore è quello che viene messo sempre in discussione. Non dovete domandare a me, credo che dipenda sempre dalla società”. Che in questo momento ha le mani legate: nelle stanze dei bottoni di Via Turati hanno deciso che Allegri resterà, a meno che la situazione non precipiti ulteriormente. Questione di costi (il tecnico livornese ha altri due anni di contratto e mandarlo via costerebbe 10 milioni lordi), ma anche di alternative, che in questo momento latitano. Non ha di questi problemi Petkovic, sempre più leader di una Lazio che ora sogna addirittura lo scudetto: “Abbiamo dimostrato che anche contro le grandi riusciamo a vincere. Ma noi rimaniamo con i piedi per terra, anche perché dopo il 3-0 abbiamo rischiato di non portare a casa il risultato”.