Sarà ancora una giornata di allerta. Quella di stanotte è stata la più inquietante da quando l’area flegrea ha ripreso a tremare. Centinaia di persone hanno lasciato le abitazioni per paura di subire danni e stamattina si sono contate 150 scosse. Oggi scuole chiuse a Pozzuoli e dintorni e in alcuni quartieri di Napoli; in Prefettura si sta riunendo in queste ore il tavolo di emergenza. In mattinata è ripresa anche la circolazione dei treni, sospesa ieri sera.
La scossa più forte è stata di magnitudo 4.4: un livello molto alto per i fenomeni che stanno interessando l’area. È la scossa più forte in 40 anni di bradisismo. L’origine è stata localizzata nella Solfatara, il vulcano attivo in piena città, con le classiche fumarole. Nell’ultimo mese sono stati registrati circa 450 eventi e non è certamente finita, secondo l’Istituto di vulcanologia. Lo sciame investe un territorio molto fragile che conta migliaia di edifici pericolanti.
Le scosse di stanotte sono state avvertite in un’area molto vasta, nella città di Napoli e a Nord del capoluogo. La Protezione civile si è mobilitata e nelle due tendopoli allestite hanno trovato posto decine di persone. Da dire anche che da settimane molte famiglie sono andate via presso parenti ed amici per non vivere questa angoscia permanente. L’Ingv segnala, intanto, l’innalzamento del suolo a 2 centrimetri di media al mese, mentre a mare la terra si muove a una profondità di 3 Km.
Dall’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv il monitoraggio non conosce soste per “individuare anche le più piccole variazioni nei parametri di monitoraggio utili per definire al meglio l’attuale fenomeno in corso”. I terremoti non sono fenomeni prevedibili – siegano i tecnici – e nessuno può escludere altri eventi sismici, anche di energia analoga con quanto già registrato durante lo sciame in corso. Nessun collegamento per ora con il Vesuvio.La prevenzione e la preparazione dei cittadini restano la soluzione più adeguata. Nunzio Nelle scuole nei giorni scorsi sono state fatte prove di evacuazione. Tuttavia, per le istituzioni locali e nazionali viene avanti la necessità di rendere più efficaci i piani già preparati. Lo chiedono le persone in fuga dalle loro abitazioni, associazioni, rappresentanti di lavoratori e commercianti. Il governo ha approvato un decreto legge con i primi fondi, ma evidentemente non aveva previsto una situazione così lunga e complessa. Soltanto nella zona rossa vivono 500 mila persone e ci sono centinaia di attività artigianali e piccole imprese al collasso Bisogna rimettersi al lavoro.